La prefazione di questo mio pezzo dedicata alle solite gincane burocratiche con cui nel nostro Paese si organizzano le manifestazioni sportive. Benevento-Roma si giocherà alle 18 di mercoledì (e già questo basterebbe per far storcere il naso a molti). Decisione probabilmente voluta per evitare spiacevoli incontri sulla strada tra i romanisti e i napoletani diretti nella Capitale per la partita contro la Lazio.

Benevento-Roma viene immediatamente classificata dall’Osservatorio come “partita a rischio”. Ciò impone la solita sequela di limitazioni a cui siamo tristemente abituati da anni. Questo dedalo di regolamenti e direttive è stato tuttavia ampiamente sfoltito (o almeno è in corso di sfoltimento) dal protocollo sottoscritto in estate da Lega, Federazione e Ministero dell’Interno. Quello che dovrebbe portare all’eliminazione della tessera in tre anni e a un’importante riduzione delle molteplici restrizioni cui sono stati vittime i tifosi negli ultimi dieci anni. L’effetto è già in parte sotto gli occhi di tutti, con le prime trasferte riaperte a tifoserie storicamente non tesserate (es. bergamaschi a Verona contro il Chievo, cagliaritani a Ferrara e doriani a Torino).

Dunque, sebbene nel solito comunicato con cui l’Osservatorio annuncia i propri provvedimenti la gara del Santa Colomba sia ritenuta a rischio (sicuramente più per il ritorno dei romanisti in Campania dopo qualche anno che per una rivalità inesistente tra due tifoserie che mai prima si sono incrociate) non vi è alcuna menzione all’obbligo di tessere del tifoso o fidelity card. Questo quanto si legge nella determinazione numero 32 del 6 settembre:

Per gli incontri di calcio “Roma – Hellas Verona”, “Genoa – Lazio”, “Benevento – Roma” e “Padova – Vicenza”, connotati da profili di rischio, dovranno essere adottate le seguenti misure organizzative:

  • incedibilità dei titoli di ingresso;

  • impiego di un congruo numero di steward da parte delle società ospitate, da inserire nel piano POS approvato dal GOS e sotto la responsabilità del Delegato per la Sicurezza dell’impianto;

  • implementazione del servizio di stewarding;

  •  implementazione dei servizi di controllo, nelle attività di prefiltraggio e filtraggio, con particolare riferimento alla corrispondenza delle generalità indicate sul biglietto e quelle dell’utilizzatore;

  • scambio di informazioni e stretto raccordo tra i Supporter Liaison Officer delle società interessate.

Eppure nell’acquistare i tagliandi i supporter romani constatano subito che senza tessera o away card non è possibile venire in possesso del titolo d’accesso. Perché?

Il sacrosanto quesito parte dalla bacheca Facebook dell’Avvocato Lorenzo Contucci, per finire direttamente nella casella mail del club sannita. La risposta – come si legge sul social network – è alquanto lapidaria:

Gentile Avvocato Contucci con la presente siamo ad informarla che nella riunione preliminare del GOS di Benevento, è stato stabilito la vendita dei tagliandi del settore ospiti ai soli possessori della Tdt.

Di fatto, quindi, il Gos di Benevento ha bellamente bypassato quanto deciso dall’Osservatorio, nonché un protocollo proposto e sottoscritto dal Ministero dell’Interno. Com’è possibile che non ci sia comunicazione tra le tre parti e che soprattutto le ultime due non abbiano la parola finale su queste decisioni? Negli anni ricordiamo la solerzia delle Questure nel rispettare e imporre i “suggerimenti” di Osservatorio e Casms per chiudere settori ospiti, vietare strumenti di tifo e porre in essere numerose restrizioni, ci si chiede come sia possibile che in un caso dove il “vento” soffia dalla parte dei tifosi si agisca in maniera diametralmente opposta?

Per incentivare ancor più la vendita dei biglietti, inoltre, non sarebbe ora di eliminare qualcuno di questi organi che spesso – come in questa occasione – finiscono per entrare in conflitto e mettere in maggiore confusione i tifosi? Siamo sicuri, per esempio, di aver ancora bisogno dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive? La sua esistenza implica pur sempre una cospicua spesa di denaro pubblico per svolgere un ruolo che può ricoprire tranquillamente il GOS di ogni città (e questa vicenda lo dimostra ampiamente).

LA PARTITA

Fatta la debita premessa possiamo passare a quella che quasi per tutti è stata una “prima volta”. Benevento e Roma, fatto salvo un’amichevole disputata in Campania nel 1934 ed interrotta per pioggia, non si sono mai incontrate nella propria storia. Due percorsi calcistici totalmente differenti, basti pensare che i sanniti due stagioni fa, di questi tempi, avevano disputato le prime partite di Serie C.

Il Benevento non ha iniziato al meglio il torneo ed è reduce dal pesante ko di Napoli, dove gli azzurri hanno strapazzato gli uomini di Baroni con un pesante 6-0. Un impatto con la massima categoria pressoché scioccante, che però non ha intaccato l’entusiasmo della tifoseria di casa. Il primo match con una “big” fa dunque registrare quasi il sold out, restano infatti a disposizione solo pochi tagliandi nella tribuna coperta. I prezzi del singolo biglietto sicuramente non aiutano i tifosi “dell’ultima ora” (oggi una curva costava 27 Euro, un Distinto 30 e una tribuna addirittura 50) e rientrano in quella folle politica di gioco al rialzo in atto ormai in tutti gli stadi di Serie A.

I 25 Euro (più di 2 di prevendita) del settore ospiti non sono certo da meno. Soprattutto se si pensa che a Roma ci sono ricevitorie che – senza alcuna autorizzazione – impongono un balzello di ben 5 Euro per la prevendita. Si parla spesso di lotta al bagarinaggio, questo è senza dubbio un aspetto correlato che va combattuto ed eliminato quanto prima.

I possibili (ma realmente difficili se non impossibili) incroci tra romanisti e napoletani per strada hanno prodotto un servizio d’ordine a dir poco imponente, che si manifesta con la preventiva chiusura degli autogrill sulla Roma-Napoli, al casello di Caianello, dove i capitolini sono costretti ad uscire e percorrendo la Telesina fino al capoluogo sannita: su ogni cavalcavia è appostata una volante, così come in tutte le piazzole di sosta. Le medesime scene si verificheranno sulla strada per il ritorno. Davvero difficile pensare a qualche folle in grado di aggirare un simile dispositivo di sicurezza.

Quando sono le 16:30 i dintorni del Santa Colomba pullulano di persone con maglie e sciarpe del Benevento, tutti sono pronti a fare il proprio ingresso allo stadio. È chiaro che in questa situazione molti si sono accorti dell’esistenza di una squadra cittadina, mentre altri sparsi nell’hinterland e nelle regioni limitrofe ne approfitteranno per venire a vedere gli squadroni del Nord e gustare il sapore della Serie A.

Se ragioniamo nei termini che più ci piacciono è inevitabile dire che questo target di pubblico non è proprio il nostro preferito. Tuttavia, come dissi in occasione della finale playoff vinta dal Benevento come il Carpi, per creare una base solida e numerica bisogna pur cominciare da qualche parte. Se dopo questa stagione anche l’1% degli “occasionali” si appassionerà per sempre allo Stregone sarà comunque un successo e un tifoso in più guadagnato. Esistono diverse categorie di tifosi e il curvaiolo non può pretendere che il signore della tribuna veda il pallone alla sua stessa maniera. E viceversa. L’importante però è che ad accomunarli ci sia sempre lo stesso sentimento di orgoglio e appartenenza. Che poi è la base iniziale per qualsiasi tifoso.

Sta di fatto che la differenza tra il tifoso che è venuto per la prima volta da queste parti e quello che magari era presente pure a un Benevento-Viareggio qualsiasi di Serie C è alquanto palese. E sono questi ultimi a conferire all’ambiente un clima diverso da quello serioso e bacchettone che spesso si respira nelle metropoli o negli stadi della massima serie.

Un’ora prima del fischio d’inizio faccio il mio ingresso con lo stadio che si sta lentamente riempiendo. Nel settore ospiti la maggior parte dei tifosi  deve ancora arrivare. I biglietti messi a loro disposizione sono 1.600, andati esauriti nel pomeriggio di martedì. È chiaro che al pieno della sua capacità la curva ospiti possa ospitare ben più di 1.600 persone, ma anche qui si ripropone l’odiosa moda ormai in auge nel nostro Paese: quella della capienza ridotta in ogni settore. Basta vedere le foto delle curve o dei settori ospiti in partite importante. Si notano sempre buchi e spazi. Chiaro che non vengano mai venduti tutti i tagliandi per i pretestuosi motivi di ordine pubblico.

Quando gli ultras romanisti fanno il proprio ingresso la balconata viene colorata dalle tantissime pezze esposte, quasi in maniera chirurgica e alcune davvero di ottima fattura. La Sud torna in suolo campano dopo tre anni e neanche a dirlo i primi cori sono contro gli eterni rivali partenopei. Tra le due fazioni, invece, ci sarà una sostanziale indifferenza per tutta la partita.

Per quanto concerne il tifo comincio dai beneventani e cercherò di essere il più onesto possibile: compatti e stilisticamente belli i ragazzi posizionati nella parte inferiore. Tanti battimani, cori eseguiti saltando, bandiere sventolate e la voce sempre in alto. È abbastanza chiaro che la maggior parte degli ultras abbiano ormai scelto il primo anello per dar vita a un bel movimento che se solo riuscisse ad unirsi al resto della tifoseria ridarebbe veramente vigore a una tifoseria che a mio avviso perde molto da questa spaccatura (sebbene sia una divisione soltanto “geografica”).

Giudizio un po’ diverso, invece, per la parte superiore. Personalmente non ritengo il massimo della bellezza il nuovo striscione appeso in balaustra (Curva Sud 1929 a modo nostro Benevento) e, forse ancor più dello scorso anno, dai cori e dal tifo si evince che in quella pare della Sud risiedano più spettatori “normali” che ultras. Complessivamente il blocco centrale tifa anche, ma ha la grande pecca di riuscire raramente a trascinarsi dietro il resto dello stadio.

Ovvio che la squadra non aiuti minimamente il pubblico. Dopo un buon avvio, infatti, i ragazzi di Baroni si sbracano letteralmente al vantaggio romanista siglato da Dzeko. A quel punto il Benevento sembra morire psicologicamente ed esce dal campo, trasformando la partita in una triste amichevole estiva dove la Roma trotterella in campo, adando a segno altre tre volte e uscendo dal Santa Colomba con un pesante 0-4. Dieci gol presi in due partite per i sanniti. Un passivo che si giustifica solo in parte con l’esordio in A.

Detto ciò non trovo comunque giustificati i fischi di buona parte dello stadio (fatta eccezione per la curva) all’intervallo. Del resto l’inesistente mercato estivo non poteva aiutare una neopromossa reduce dal doppio salto. Ci sarà senz’altro da lavorare, perché se retrocedere fa parte del calcio, mi preme sottolineare come, almeno per i tifosi, occorra farlo con dignità. Onde evitare di trasformare il sogno della Serie A in un vero e proprio incubo.

Da segnalare, per i più curiosi, uno striscione dei padroni di casi con riferimento alla Battaglia delle Forche Caudine (CCCXXI a.C.: la storia siamo noi).

Il settore ospiti offre  una prova di valore, anche se visto il numero e l’ottima composizione mi sento di dire che si sarebbe potuto fare un po’ meglio. Troppe volte i cori partono all’unisono per finire scoordinati e – soprattutto nella prima parte del secondo tempo – ci si concede qualche pausa di troppo. Forse a causa di una partita divenuta con troppo anticipo materiale per gli archivi. Restano tuttavia belli i cori a rispondere, le manate, le sbandierate e 2/3 canti eseguiti con una grande intensità. Belle le prime due esultanze e alcuni oggetti pirotecnici accesi qua e là.

All’uscita solite scene all’italiana con pochi tornelli aperti per far defluire 1.600 persone. Ma questo è talmente normale che ormai non fa neanche più notizia.

La sera è calata su Benevento e sul secondo anticipo di questa quarta giornata del campionato. Ognuno torna a casa con le proprie soddisfazione e il proprio rammarico. Resta la bellezza di una sfida inedita, ospitata da uno stadio che, una volta tanto, fa impallidire tanti altri impianti transitati in questi anni in Serie A. Ma del resto a Costantino Rozzi tutto si poteva dire, tranne che non sapesse mettere gli uomini giusti ai ponteggi e alle cazzuole.

Testo Simone Meloni

Foto Simone Meloni, Giuseppe Scialla e Salvatore Izzo