Un pensiero lungo e articolato dei “Brescia 1911” su tutto quel che ruota attorno al proprio sodalizio calcistico. Interessante non solo per chi vive da vicino le sorti delle Rondinelle, ma anche per tutti gli osservatori del mondo del tifo per avere un riscontro della posizione del gruppo sulle varie questioni sollevate.

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Dopo due/tre anni dall’abdicazione della famiglia Corioni, a quasi un mese di distanza dall’ultima partita dell’ennesimo campionato tribolato, alla vigilia dell’inizio di una nuova stagione (si spera migliore dell’ultima), crediamo sia giunto il momento anche per noi di esprimere un’opinione riguardo alla situazione del Brescia Calcio 1911 in particolare, e del calcio italiano in generale.

Come sempre, non vuole essere una lezione a chicchessia, e nemmeno una dimostrazione di superiorità morale.

Non è nemmeno la verità assoluta, piuttosto una riflessione tecnico/generale su quanto visto e vissuto in prima persona dal nostro gruppo negli ultimi due anni.

Un’opinione come sempre sincera e viscerale rispetto a un periodo ricco di cambiamenti, non sempre -ahinoi- positivi.

Se poi qualcuno vorrà trarre spunto dalle nostre considerazioni, meglio, diversamente ce ne faremo una ragione.

Sappiate però che sarà un discorso lungo, quindi chi non ha la pazienza o la capacità critica necessaria, si astenga fin da ora.

Brescia Calcio 1911: società tuttora indefinita, schiava non tanto -o non solo- dei propri debiti, ma anche e soprattutto della Banca con cui li ha contratti (fra l’altro, sulla carta il presidente è proprio un ex dirigente/manager della banca in questione; solo una semplice coincidenza?).

Vive alla giornata nella speranza di scoprire un acquirente, oppure di trovare un finanziatore per il nuovo stadio.

Sinceramente, ci sembra non abbia la forza necessaria -e nemmeno le capacità, se è per questo- per risolvere tutti i problemi che attanagliano il Brescia Calcio da sempre, almeno non in un tempo accettabile.

Nonostante ciò, il primo anno, in una situazione complicata, senza soldi e in tempi ristretti, la nuova società ha comunque allestito una squadra competitiva, soprattutto grazie ai rapporti allacciati con società di prima fascia.

Questi rapporti hanno permesso di avere molti (forse troppi) giocatori in prestito, che però hanno fatto bene, migliorando oltretutto la situazione economica della società.

 Il secondo anno invece, sottovalutando il campionato di serie B e forse convinti di essere troppo bravi e competenti, la nuova società ha proseguito con il progetto dell’anno precedente, ma con molta più disinvoltura, sia nella scelta dei giocatori, sia nella scelta dell’allenatore.

 A questo punto bisogna chiarire una cosa: come gestione, la serie B assomiglia sempre più alla Lega Pro (non è un caso che due neopromosse quest’anno abbiano fatto il doppio salto).

In Lega Pro l’allenatore ha voce in capitolo su pochi acquisti; magari lo si accontenta su un paio di pedine, poi gli si affida una squadra e se la fa rendere, bene, altrimenti tanti saluti.

Nel nostro caso hanno messo Brocchi al centro del progetto.

Evidentemente troppo.

Sono arrivati sia giocatori giovani, sia di esperienza, su sua precisa indicazione, ma il campionato ha rivelato come siano stati quasi tutti dei flop (o troppo acerbi, o troppo… bolsi); inoltre la filosofia di gioco da lui indicata era quasi impossibile da attuare, almeno per la rosa a sua disposizione, e il risultato è stato quello che tutti conoscono: a marzo eravamo in una situazione disperata, con un piede e mezzo in Lega Pro.

Gigi Cagni: per paura e disperazione, la società alla fine ha capito che ci voleva un allenatore come Gigi per non retrocedere. Infatti, ci si poteva salvare solo usando lo spadone, la praticità e tanta rabbia/umiltà (non è un caso se siano diventati protagonisti proprio giocatori da battaglia come Caracciolo, Coly, Ferrante, Lancini, ecc.).

In questo caso bisogna dare atto alla società di aver saputo cambiar rotta, seppur con pesante ritardo.

Boscaglia: la scelta di Boscaglia il primo anno è stata sicuramente azzeccata (sebbene il crollo a fine stagione abbia fatto riflettere più di un estimatore).

Vista la situazione, evidentemente serviva un mister abituato a lavorare con i giovani; un allenatore cui piace un calcio veloce, propositivo e dinamico, ideale -appunto- per le squadre con un’età medio bassa.

 Il ritorno di Boscaglia è al contrario molto strano e discutibile.

Potrebbe diventare addirittura negativo, soprattutto se si considerano: 1) le dinamiche che hanno portato al divorzio inaspettato col Brescia Calcio; 2) le critiche da parte di moltissimi tifosi biancoblù riservategli all’indomani del suo addio (era quasi diventato un eroe prima che accettasse la panchina del Novara); 3) le pesanti contestazioni da lui patite -in diretta TV- durante il triangolare Brescia vs Chievo vs Caratese (per l’occasione Boscaglia era in tribuna); 4) l’accoglienza glaciale riservatagli da tutto lo stadio in occasione dello scorso “Brescia vs Novara”.

 Quella del Boscaglia bis è una scelta a nostro avviso molto azzardata, spiegabile solo se dettata dalla paura di sbagliare proprio come lo scorso campionato.

Evidentemente, durante alcune valutazioni, qualcuno avrà pensato bene di riaffidarsi a chi gli aveva permesso di far rendere e valorizzare i giocatori più giovani.

 Che la bella favola si ripeta, naturalmente, è tutto da vedere.

A parte il concetto di minestra riscaldata, che non è mai uguale alla prima volta (non dimentichiamolo), molto dipenderà infatti dalla rosa messa a disposizione e dalle caratteristiche dei giocatori; e questo ammesso e non concesso che tra l’allenatore e i vecchi della prima gestione non sia rimasta della ruggine, pronta magari a saltar fuori alle prime vere difficoltà.

 In ogni caso, se già il primo anno consideravamo -al di là dei risultati e per alcune precise ragioni- Boscaglia un opportunista (per usare un eufemismo), dopo questa “farsa” il nostro parere sull’uomo non può certo migliorare, e molti ormai sanno quanto sia per noi importante l’aspetto umano di una persona.

Rispetto, onestà, solidarietà, coraggio, disinteresse economico, ecc., dovrebbero essere aspetti fondamentali nella vita di ogni uomo; valori che qualificano chi li possiede e mettono spesso al riparo da spiacevoli sorprese (ad es. l’improvviso addio di allenatori/calciatori per un pugno di dollari in più).

 Per chiudere: se Boscaglia era così bravo e duttile, la società avrebbe dovuto fare di meglio per trattenerlo; d’altro canto, se lui ci teneva tanto al progetto di Sagramola & C. (e alla piazza di Brescia), avrebbe dovuto accontentarsi di quello che aveva (a cominciare dallo stipendio), continuando e -magari- portando a termine ciò che aveva iniziato.

Evidentemente, da entrambe le parti, a quei tempi sono prevalse logiche (€!?) che ancora ci sfuggono.

Fine prima parte – To be continued…

Ultras Brescia 1911 Ex-Curva Nord