All’Olimpico torna la Champions League dopo qualche anno. Mi preme subito sottolineare un aspetto per me fondamentale: non amo questa competizione, non la stimo, non la tollero e, dipendesse da me, ne chiederei immediata abrogazione in luogo della cara e vecchia Coppa dei Campioni. Non mi piace la sua mission e soprattutto quello che molti tifosi vi sviluppano intorno. Il festival del calcio moderno, con le sue istituzioni incravattate e corrotte e le sue regole ipocrite e spesso letteralmente infami ed infamanti.

Dal punto di vista prettamente sportivo poi, penso sia stata la vera e propria tomba, con tanto di loculo, per il calcio europeo. L’equilibrio che regnava infatti ai tempi delle tre competizioni continentali era un qualcosa di molto vicino alla perfezione. Aspetto che, a mio modo di vedere, giovava anche ai campionati nazionali. Su tutti il nostro, con le squadre impegnate nella capillare costruzione di organici competitivi per vincere i propri tornei nazionali, ma anche solo per arrivare in Coppa UEFA, che ai tempi rappresentava davvero un torneo tosto e di qualità. Non dimentichiamoci mai che questa vedeva la partecipazione di squadre come il Parma degli anni ’90, selezione che oggi giorno farebbe tranquillamente la Champions League uccidendo il campionato italiano al girone di andata.

Entrando nello specifico, vale a dire al ritorno della Roma nell’Olimpo del football europeo, ci sono i 40 euro per un settore popolare. Circa 80.000 Lire per una curva che ai tempi dell’ultima partecipazione a suddetta competizione ne costava tra i 15 ed i 17. È vero, sono stati fatti anche dei mini abbonamenti per le tre partite, ma il prezzo è di 90 Euro, 30 per match. Insomma non mi sembra conveniente lo stesso. Eppure nulla è cambiato. La visibilità è quella, la bacheca della società non si è riempita e le condizioni per andare allo stadio sono peggiorate. Ciononostante la prevendita fa registrare buoni numeri, ed alla fine, ad occhio e croce, saranno oltre 45.000 ad affollare gli spalti. Per carità, numeri buoni nel contesto attuale. Perché non dimentichiamoci mai che nel calcio di prima, quello senza tessere, senza tornelli, senza prefiltraggi e senza task force, per un evento del genere si sarebbe registrato il tutto esaurito.

Dicevamo dei biglietti esosi. La società di Pallotta ha effettuato una chiara scelta a tal merito. Dissanguare il proprio pubblico in cambio di una buona rosa e di, probabili, buoni risultati stagionali. Ognuno opta per le scelte che crede migliori, non solo per le proprie tasche, ma anche e soprattutto per la propria dignità. Io dico che, per come sono stato abituato a concepire il pallone, lo stadio ed il tifo, trovo allucinante spendere tale cifra per una partita. Anche se li avessi non li darei.

La cosa che mi spaventa del tifoso moderno, scusate la mia vena arcicritica odierna, è l’accettare il tutto e per tutto pur di mettere qualcosa in bacheca. Mi chiedo come sia possibile allora tifare squadre come Roma, Lazio, Napoli e Fiorentina che, di coppe e campionati, ne vincono e probabilmente ne vinceranno sempre pochi e con scaglioni di tempo alquanto prolungati. Io non sono d’accordo. Non difendo un biglietto di curva a 40 Euro perché poi verrà costruito uno stadio e forse si vincerà uno scudetto. Anzi, lo dico senza peli sulla lingua, io lo stadio nuovo non lo voglio. Sono retrogrado in fatto di calcio. Poco sviluppato. Come meglio si vuole. Ma laddove comincerà uno show di supermercati, spalti desertificati dal colore, controlli a tappeto ed ulteriore mortificazione del tifoso di curva, mi tengo la bacheca scarna di trofei e gli spalti a due chilometri dal campo.

Venendo più propriamente alla partita, devo ammettere che l’incontro di oggi ha davvero ben poco di riconducibile al codice etico della Champions League. La sorpresa, almeno per me, sono i russi. Innanzi tutto non me li aspettavo così numerosi, almeno un migliaio, ma soprattutto così belligeranti. Diverse cariche agli steward, fitto lancio di torce nella ripresa e costante movimento per attaccarsi alle vetrate divisorie con la Nord. Sotto il punto di vista del tifo nulla di particolarmente esaltante, qualche bella manata ed un sostegno abbastanza costante, ma creato da poche centinaia di ragazzi posti nella parte bassa del settore ospiti.

Sugli incidenti mostrati in mondovisione mi sento di spendere due parole. La carica agli inermi steward è l’ennesima dimostrazione di come costoro siano davvero una figura inutile ed impreparata ad affrontare talune situazioni. Come si può pretendere che gente pagata 37 Euro a partita e priva di qualsiasi strumento di difesa riesca ad arginare un pubblico, come quello russo, che di certo non si spaventa per cento pettorine gialle situate a pochi metri?

La cosa più buffa, se così vogliamo dire, è che il reparto celere, misto tra polizia e finanzieri, esce dal boccaporto del Distinto solamente a scontri praticamente finiti. Insomma, un altro punto a favore dell’efficientissima questura di Roma. Troppo facile fare i duri quando di fronte ci sono cento tesserati provenienti da Sassuolo o venti tifosi del Chievo. La gara tra Lazio e Legia Varsavia dello scorso anno, gli episodi di Coppa Italia e questa partita dimostrano tutta l’inadeguatezza e la mancanza di intelligence del dispositivo di sicurezza capitolino. Strano, perché le paghe, tra le alte cariche, non sono certo morigerate. E soprattutto stiamo parlando della Capitale d’Italia, quella da cui partono in continuazione decreti e disegni di legge per ordine pubblico e sicurezza negli stadi. Tutto fumo e niente arrosto, si dice.

Per quanto riguarda il tifo di casa, stasera la Sud è in gran forma. Torce, fumogeni e cori costanti tenuti a lungo per tutta la partita. Dopo diversi anni, il settore caldo del tifo giallorosso, riesce a portarsi dietro anche il resto dello stadio con il classico invito a Tutto lo stadio. In campo il risultato è tutto ad appannaggio della squadra di Garcia. Un 5-1 che non lascia spazio ad altre interpretazioni e che permette alla Roma di partire con il piede giusto.

Testo di Simone Meloni.
Foto di Cinzia Lmr.