Quando nello scorso mese di maggio mi sono seduto a tavolino per programmare questo viaggio, mai avrei immaginato di ritrovarmi poi nella mia camera, al settimo piano di questo palazzone anonimo, per riportare su carta le mie impressioni, raccolte in quattro settimane trascorse a Mosca. Da buon italiano, amante del football, mi ero ripromesso che, se fosse stato possibile, avrei ritagliato dello spazio tra i miei impegni per immergermi nel calcio locale. Ma come ho avuto modo di spiegare, anche a gesti, agli autoctoni incrociati nel mio cammino, lì dove il mio scarso livello di russo non mi permetteva di arrivare, il mio era più un desiderio di osservare da vicino gli ultras locali, piuttosto che guardare ciò che avveniva sul rettangolo di gioco, sempre molto relativo se si parla con chi il calcio lo intende come pretesto per vivere gli spalti. E quale miglior punto di osservazione, se non Mosca con le sue quattro squadre nella massima serie nazionale? Detto, fatto!

Lokomotiv Mosca-Anzhi

Una volta atterrato, sistemati i bagagli e risolte le grane burocratiche, ho chiuso gli occhi e puntato l’indice sulle gare del terzo turno della “Prem’er-Liga” (Российская футбольная премьер-лига). Spalancate le palpebre, l’ultima falange del dito era ferma su Lokomotiv-Anzhi e così, senza perde tempo, ho acquistato online il biglietto della gara a 500 rubli, prezzo che in Italia non basterebbe per assistere ad una gara di terza serie. La Lokomotiv è rinomata per essere squadra dei ferrovieri e non è un caso se al suo stadio si giunge scendendo alla fermata “Lokomotiv” dell’anello ferroviario delle “РЖД” (Ferrovie Russe), main sponsor dei rossoverdi. Prima di incamminarmi verso il mio settore, mi sfilano davanti una trentina di ultras ospiti, scortati dalla polizia a cavallo. Non mi destano una buona impressione e la mia tesi viene avvalorata dalla loro prestazione sugli spalti, che risulta più vicina ad espressioni di folklore. Nella curva di casa (южная трибуна, curva sud), invece, ho modo di apprezzare il gruppo portante, gli “железнодорожники” (ferrovieri, appunto). Colorati, belli da vedere, bandieroni sempre al vento e sostegno incessante, per un mix che accompagna alla vittoria i padroni di casa. Terminata la gara, un lungo e fitto cordone di agenti in assetto antisommossa  stringono gli spettatori in un deflusso che permette una sola via d’uscita, ovvero la stazione della metro “Čerkizovskaja”. Non so se abbiano sempre agito così a queste latitudini, ma la vedo dura in vista dei prossimi Mondiali del 2018.

Cska Mosca-AEK Atene

Il mercoledì successivo mi riserva un incontro davvero interessante, almeno sugli spalti. C’è il ritorno del primo turno di UEFA Champions League tra CSKA e AEK Atene, con i padroni di casa con un piede e mezzo già al turno successivo. Non riesco ad acquistare il biglietto, ma decido comunque di dirigermi verso la “VEB Arena” con largo anticipo, il che mi permette di arrivare alla fermata della Metro “Dinamo” per ammirare i lavori della nuova “VTB Arena”, che ospiterà in futuro le gare casalinghe di quella che fu la squadra di Lev Yashin. Da lì muovo verso la nuova tana del CSKA, finanziata interamente da privati, così come la maggior parte degli stadi di nuova costruzione qui in Russia. Lungo il cammino incrocio un ultras rossoblu al quale chiedo una mano per cercare di acquistare il biglietto. Dopo i convenevoli ed un reciproco scambio di adesivi, si passa a parlare del “nostro modo di intendere il calcio” e lui, col sorriso tra i denti, mi chiede cosa si dice in Italia a proposito degli hooligans russi. Il riferimento, senza bisogno di entrare nel merito, è al documentario che la BBC ha realizzato in occasione degli ultimi Europei di calcio in Francia, osteggiato dall’intero movimento ultras russo perché considerato fazioso e mendace. La chiacchierata prosegue e tira dentro anche il calcio storico fiorentino, fino ad arrivare ai botteghini dello stadio dove il sottoscritto, senza esibire alcun documento, ha potuto acquistare in tutta libertà il ticket della gara. Ringraziato e salutato l’amico, che ha il braccio destro ingessato a causa di una “драка”(letteralmente “battaglia”, così come chiamano qui gli scontri che avvengono lontano dagli stadi), mi dirigo verso i controlli ai cancelli e una volta superati, prendo posto nel settore 513, affianco alla “gabbia” per gli ospiti. Mi accorgo dell’assenza dei greci e con un po’ di amaro in gola mi concentro ad osservare i “люди в чёрном”(uomini in nero), che danno prova di grande mentalità e compattezza quando all’unisono decidono di sostenere la squadra dell’Armata a petto nudo. La temperatura gradevole lo permette e da quel momento in poi il tifo sarà un crescendo di cori e potenti battimani, fino al fischio finale che proietta i rossoblu al turno successivo.

Dinamo Mosca-Amkar

Il mio personale viaggio in terra russa prosegue a Khimky, periferia nord-ovest di Mosca. Qui gioca le gare casalinghe la Dinamo (neopromossa in massima serie dopo un anno di purgatorio in seconda divisione) in attesa che venga ultimata la “VTB Arena”. I biancoblu ospitano l’Amkar, seguito da un esiguo manipolo di fedelissimi che stenta a farsi sentire dai propri beniamini in campo, ma sono comunque da apprezzare vista la distanza che divide Perm da Mosca. In curva ci sono gli “ультрас динамо”(ultras dinamo) che, seppur non in gran numero, offrono una prestazione di livello considerando il fatto che non si tratta di un match di cartello e che questo non è il loro vero fortino. Durante i 90 minuti il tempo cambierà quattro volte, in perfetto stile moscovita e nei minuti finali, con i biancoblu in vantaggio per 3-0, la polizia farà irruzione in curva, arrestando due ultras della Dinamo.

Spartak Arsenal Tula

Non mi concedo soste e nel turno infrasettimanale del 9 agosto sono a Spartak-Arsenal Tula. Complice la favolosa stagione lasciata alle spalle e forte dei quasi 24mila abbonati, l’Otkrytie Arena è il primo impianto che visito a presentare il quasi tutto esaurito. Massimo Carrera ha già lasciato il segno, in pochissimo tempo, ed è palpabile l’affetto che il popolo biancorosso gli tributa. Da Tula un discreto contingente che si raccoglie dietro lo striscione “Ultras”. Li sentirò a tratti, sovrastati dal tifo di casa che occupa il Settore B, dove a tirare le redini ci sono i “фратрия” (Fratria), progetto nato nel 2005 con l’unione di più gruppi del tifo organizzato biancorosso. Bandieroni sempre alti, sciarpata a tutto stadio dal forte impatto visivo e sostegno che non conosce soste. Ad inizio gara viene srotolato un copricurva orizzontale tra primo e secondo anello per rendere omaggio ai 12 anni di militanza del gruppo “школа”(la scuola). Anche all’Otkrytie Arena il deflusso a fine partita avviene verso una sola direzione, che consente di riprendere l’auto al parcheggio se si è giunti qui con mezzo proprio, oppure di rituffarsi nella Metro fermata, neanche a dirlo, “Spartak”. Non potete sbagliare.

In questa ingordigia di calcio, sono però costretto a rinunciare al derby più atteso, quello tra CSKA e Spartak, a causa del diritto di prelazione sui biglietti imposto dalla società di casa e concesso solo ai possessori di tessera del club o del biglietto della gara casalinga precedente. Rimedio infilandomi in una pub alle 5 del pomeriggio, che non è la stessa cosa, ma un estremo rimedio, qui a Mosca una normale abitudine.

Lokomotiv Mosca-Tosno

Recupero il giorno successivo scegliendo di tornare al “Lokomotiv Stadion”, che questa volta ospita il neopromosso Tosno. Dalla piccola cittadina a nord di San Pietroburgo giunge un manipolo di giovani che, a gara ormai iniziata espongono lo striscione “Tosno Ultras”. Sarà per l’euforia della sfida che li vede contrapposti ai primi in classifica, sarà per il risultato inatteso che matura nei 90 minuti, ma quella dozzina di ultras riescono a farsi sentire anche dalla “южная трибуна”, che li riempie di fischi in più di un’occasione. A fine gara saranno loro ad esultare per lo 0-2 meritato sul campo, mentre i padroni di casa usciranno tra gli applausi degli “железнодорожники”, anche in quest’occasione vivaci, colorati e incessanti nel tifo.

Spartak Mosca-Lokomotiv Mosca

Dulcis in fundo, con gli ultimi rubli rimasti, non mi faccio scappare l’opportunità di assistere ad un altro derby di Mosca, quello tra i biancorossi dello Spartak e i rivali della “Loko”. Sicuramente la sfida con più spunti tra quelle che ho avuto il piacere di seguire sugli spalti delle arene moscovite. Spunti che partono già un’ora prima del fischio d’inizio, quando sul vagone già pieno di tifosi “мясо”( letteralmente “carne”, così vengono etichettati i tifosi dello Spartak) diretti all’Otkrytie Arena, alla fermata “Barrikadnaja” salgono una ventina di ultras Lokomotiv alla spicciolata. Da semplice osservatore penso che da un momento all’altro possa succedere qualcosa, ma con mio grande stupore non accade nulla. Arrivati però alla fermata “Spartak”, verso le porte di uscita della stazione si stacca un gruppetto di ultras biancorossi che, senza troppi fronzoli e quasi in silenzio, fanno capire agli ospiti che hanno sbagliato strada per raggiungere il proprio settore. Il tutto si svolge velocemente, senza nemmeno l’intervento della polizia, presente in gran numero. Dopo aver superato i controlli di rito al Settore D, posso finalmente sedere al mio posto e gustarmi la coreografia iniziale dei “мясо”, che sembra prendere spunto da ciò che i miei occhi hanno avuto il piacere di scorgere pochi minuti prima. Su un grosso telone al secondo anello campeggia la scritta “Stazione Spartak”, mentre al centro un mezzo uomo e mezzo facocero spazza via con la sua mazza ferrata dei malcapitati con colori rossoverdi sulla pelle. Al primo anello la scritta: il treno non va oltre!

Una volta calate le funi che sorreggono la coreografia, il Settore B è pronto a mettere in scena un altro spettacolo, questa volta dedicato al condottiero che è riuscito a trascinarli alla vittoria del campionato dopo ben sedici anni dall’ultima vittoria, ovvero Massimo Carrera. Telone circolare a centro curva che viene aperto non senza difficoltà e sciarpe attorno con una frase che riassume il rapporto creatosi tra l’allenatore italiano ed il settore caldo del tifo biancorosso: “Массимо один из нас!”(Massimo uno di noi). La gara è un turbinio di emozioni, con gli ospiti che riescono a recuperare il doppio svantaggio iniziale e addirittura a vincere con un roboante 3-4. Sugli spalti una vera e propria battaglia a suon di cori e battimani tra due delle migliori realtà ultras della Nazione, che vede prevalere gli ospiti, seppur di poco, fomentati dall’inaspettata rimonta. A fine gara nulla da segnalare, almeno dalle mie parti.

Dopo un’abbuffata di pelmeni accompagnati da un bicchiere di kvas, il derby tra Spartak e Lokomotiv è giunto proprio alla fine del mio viaggio a Mosca, come quando il cameriere ti serve il dolce alla fine di un pranzo esagerato. Sei lì che lo osservi, indeciso se mandarlo giù oppure no, ma poi con uno slancio di coraggio allenti la cinta, sbottoni il pantalone e ti lasci andare al piacere, rimandando per l’ennesima volta  l’inizio della dieta. Questo è stato Spartak-Lokomotiv, il dolce ipercalorico che ha inebriato le mie papille gustative.

In finale

Dopo questa non-stop di calcio e gradoni in terra russa, dopo chilometri macinati anche qui su rotaie e su strada, dopo aver osservato da vicino il modus operandi degli ultras locali come nemmeno un antropologo riuscirebbe a fare, due sono le cose che mi sento di poter affermare: la prima è che qui hanno riportato, nel vero senso della parola, le famiglie allo stadio, anzi, forse non sono mai andate via, forse non c’è stata nessuna diaspora, qui dove un biglietto lo si acquista con pochi rubli e impiegando la metà del tempo che serve per mandar giù un bicchiere di vodka (se proprio vogliamo cercare conforto nei luoghi comuni); la seconda è che, vista la strana intonazione della lingua russa, di derivazione slava, qui è difficile ascoltare un coro melodico per le nostre orecchie, è improbabile che gli ultras russi si mettano a scopiazzare dal resto dell’Europa ed è per questo che sono felice di non aver ascoltato “un giorno all’improvviso” in salsa borsch.

Da Mosca è davvero tutto, a voi la linea!

Gianluca