Ci sono momenti che rimangono impressi nel cuore e nella mente per tutta la vita. Istanti che servono ad alimentare quella strana passione per il calcio e tutto ciò che gli ruota attorno, passione che spesso diventa ossessione. Le galoppate di Sardone, il gol di D’Apice e la finale di Roma. Le sconfitte e le conseguenti retrocessioni, ma soprattutto i cori e gli striscioni, le sciarpe e le bandiere, le serate con gli amici e i sogni di rinascita, la ruota che per noi non gira mai e la fortuna che bacia sempre gli altri. Il campionato di Eccellenza, per noi affascinante quanto la Champions League, la trasferta di Polignano più intrigante del Bernabeu, i complotti di Palazzo contro l’Altamura e gli arbitri sempre contro. Tutti momenti vissuti intensamente, tutti con lo stesso retrogusto amaro di chi in cuor suo sa benissimo che quella squadra non vincerà mai nulla, che le sconfitte sono la regola e le vittorie l’eccezione.

Seconda partita casalinga e per la seconda volta si gioca in campo neutro. Le ultime due sconfitte hanno smorzato gli entusiasmi di una piazza che aspetta da troppo tempo il proprio momento di gloria. Nonostante questo, circa 400 altamurani seguono la propria squadra in campo neutro a Toritto, dove i biancorossi affrontano l’Unione Calcio Bisceglie, seconda squadra della città adriatica.

Giornata importante per il gruppo “A gomito Alto”, che oggi festeggia il primo anno di attività. Le squadre entrano in campo e i biancorossi offrono una bella sciarpata. Tifo costante soprattutto nella prima frazione di gioco, sostegno che cala nel secondo tempo. Nel corso dei secondi 45 minuti, gli altamurani espongono uno striscione per gli amici del CUSP Casarano, che festeggiano 35 anni di militanza.

L’Altamura rimane in 9, ma al minuto 90 riesce a trovare il gol vittoria che placa solo per un po’ i malumori della piazza. A fine partita un gruppo di tifosi chiede spiegazioni al capitano biancorosso per un inizio di stagione sicuramente non esaltante.

Mentre la squadra rientra mestamente negli spogliatoi, si raccoglie il “materiale”, si piegano le bandiere, si contano le bandierine e si cercano quelle mancanti. Si staccano le pezze, vecchie facce e nuove leve tutti insieme, come se gli anni di differenza fossero solo un dettaglio.

Ultras per mille anni ancora.

Michele D’Urso.