“Le barriere peggiori sono quelle del pregiudizio. Questo parco le abbatte tutte”. Una lunga scritta multicolore che sembra uno striscione da stadio, invade il campo visivo del visitatore. Ci sono le altalene per bambini con difficoltà motorie, il girello accessibile a tutti, i giochi didattici indicati per bimbi autistici. C’è un angolo di mondo alla rovescia, a Cosenza. Qui sono le persone disabili che aiutano i normodotati a capire il senso della gioia. E gli ultrà, invece di distruggere, costruiscono. È quella parte di città che si autoedifica e combatte la sofferenza coi sorrisi, la xenofobia con le risate. Millecinquecento metri quadrati di area attrezzata, decine di scolaresche già prenotate per visitarlo, e i politici locali diffidati dal fare passerelle nel giorno dell’inaugurazione, in un piovoso pomeriggio di luglio. Realizzato grazie all’impegno spontaneo di una vasta comunità in movimento, il parco “Piero Romeo” è un sogno sorridente reso possibile da un fiume di risate, che da cinque anni scorre nei teatri della provincia di Cosenza e oltre.

Il parco pubblico è dedicato a Piero Romeo, una persona come tante altre, che possedeva una rara sensibilità per le diversità culturali e mentali. All’inizio degli anni ottanta, fu tra i fondatori dei Nuclei Sconvolti, storica tifoseria antirazzista e antisistema. E insieme a Padre Fedele diede vita alla Mensa dei Poveri, luogo d’approdo per diseredati e disagiati. Concepiva l’attivismo sociale e il volontariato come forme di autoaiuto esistenziale, lo stile di vita ultrà come un’occasione per unire, piuttosto che per dividere. Qualche anno fa, coloro i quali lo hanno conosciuto si sono impegnati a elaborare il lutto per la sua prematura scomparsa dando origine a La Terra di Piero, molto più di un’associazione. Dopo un paio di incursioni più a sud della Calabria per costruire asili, scuole e pozzi in Repubblica Centrafricana e Madagascar, è sbocciata l’idea di riqualificare una centrale e degradata villa comunale trasformandola in un’area ludica attrezzatissima, la più grande e funzionale in Italia, interamente costruita dal basso. La realizzazione del parco e le missioni in Africa sono state infatti possibili grazie agli incassi delle commedie in vernacolo, scritte dal poeta dialettale cosentino Sergio Crocco “Canaletta” e messe in scena da una compagnia di attori e non-attori, formatasi proprio all’interno de La Terra di Piero. Migliaia di spettatori, decine di repliche, alcune delle quali in prestigiosi teatri di Milano, Roma e Bologna, affollati da un pubblico di calabresi emigrati, e non solo. Temi ricorrenti: il disprezzo verso ogni forma d’intolleranza, l’elogio dei folli, la comicità che può scaturire dall’incontro tra la cultura popolare e i linguaggi delle nuove tecnologie, la satira irriverente verso la classe politica meridionale. Negli spettacoli teatrali recitano anche attori disabili che impegnano il palco assumendo un protagonismo sincero, una partecipazione critica e a tratti provocatoria, mai strumentale e subordinata. Nei suoi cinque intensi anni di attività La Terra di Piero non si è limitata a promuovere soltanto delle performance. Sono state organizzate riffe, lotterie, cene sociali, iniziative culturali e formative nei quartieri. A sostegno della costruzione del parco sono intervenute gradinate e curve come quella bergamasca e genoana, nonché tutti i gruppi della tribuna A dello stadio “Gigi Marulla” di Cosenza e l’intera tifoseria cosentina, impegnata a più livelli.

“Dal giorno dell’inaugurazione del parco – scrive Denise, fotografa militante e sorella di due gemelli disabili – prima di tornare a casa nostra andremo in un’altra casa, il cui citofono porta il nome PIERO ROMEO, e la cui porta però è sempre aperta. Lì, caro Francesco, non dovrai più immaginare di poter giocare. Non dovrai più accontentarti di veder gli altri giocare. Lì giocherai insieme a quei bambini che vedevi correre. E Giuppi – il secchione tra i due nella mia immaginazione – sempre composto, sentendoti ridere a crepapelle, penserà “chi ciotariaddru!” Però sotto il suo baffetto – sì, lui c’ha già il baffetto che lo rende ancora più nerd – riderà di gusto anche lui. E rideremo di gusto tutti noi, guardandovi”.

Claudio Dionesalvi.