E’ in questi momenti che si vede la qualità di una tifoseria. Quando il campionato arriva alla battute finali, con la grande delusione di aver mancato completamente l’obiettivo stagionale (che non era certo la qualificazione ai playoff) e di aver conquistato la (quasi) matematica salvezza dopo aver trascorso due mesi pieni da retrocessi in Lega Pro.
Le motivazioni possono mancare. Parlo di noi tifosi, non dei giocatori che sono professionisti e devono spaccarsi la schiena fino all’ultimo minuto dell’ultima partita.
La nostra fede quest’anno è stata messa a dura prova. Ma nessuna fede è veramente grande, piena, se non conosce delle prove e se non è in grado di superarle. Quest’anno ci siamo confrontati con una situazione rispetto alla quale il disastro sportivo della classifica, paradossalmente, è stata la cosa che ci ha fatto preoccupare di meno. Abbiamo toccato con mano il baratro della messa a rischio dell’esistenza stessa del Catania. E se non ci fosse stata la nostra mobilitazione, civile, sentita, passionale, partecipata – qualcuno magari sarà rimasto sorpreso dall’atteggiamento maturo della nostra tifoseria, qualcun altro deluso, pronto com’era a puntare il dito contro i “soliti catanesi”: mangiatevi le ossa con il sale, come si dice – il Catania sarebbe sprofondato. Se a gennaio è stata operata una rivoluzione, se è stato allontanato Ventrone, se i giocatori si sono sentiti responsabilizzati, motivati, determinati, nonostante nessuno in società indicasse la rotta – e sono stati gli stessi giocatori a dircelo – è stato merito nostro. Di tutti, i tifosi del Catania, non dei duecento ultras dei gruppi organizzati, o solo della curva nord. Di tutti i tifosi, perché noi siamo una comunità a prescindere dal settore in cui prendiamo posto.
Adesso siamo chiamati ad una ulteriore prova di maturità. Quella di dimostrare che il nostro amore, la nostra passione, non dipende dagli obiettivi di classifica e dalle vittorie. In queste settimane di facile esaltazione di alcuni per poche vittorie consecutive siamo rimasti al nostro posto, non abbiamo fatto il passo più lungo della gamba. Abbiamo espresso una posizione con chiarezza e a quella posizione siamo rimasti e rimarremo fedeli: dobbiamo caricarci il Catania sulle spalle, per salvarlo e difenderlo.
Allora la partita con Livorno è l’occasione per arrivare a quota 50, che vale la salvezza. Facciamo come se fosse l’ultima partita del campionato e fossimo costretti a fare i tre punti per raggiungerla. Come dovrebbe essere, il Massimino, in una circostanza come questa? UNA BOLGIA. E SABATO UNA BOLGIA DOVRA’ ESSERE.
TUTTI SUI GRADONI, TUTTI CON LE SCIARPE E LE BANDIERE. RIEMPIAMO TUTTI I SETTORI E FACCIAMO SI’ CHE LA NOSTRA VOCE, LA VOCE DELLA NORD, SIA UN RUGGITO CHE FACCIA TREMARE GLI AVVERSARI E ESALTARE I GIOCATORI IN MAGLIA ROSSOAZZURRA!!
E’ questa la nostra sfida. Insieme possiamo vincerla. E la vinceremo!
Poi arriverà il tempo delle risposte. Nessuno di noi ha dimenticato quanto è successo. Nessuno di noi farà sconti. Ma prima ABBATTIAMO IL LIVORNO. CON I VENTIMILA DEL MASSIMINO, CON IL RUGGITO DELLA NORD!
Avanti, popolo rossoazzurro!