Dopo la manifestazione di protesta di giovedì scorso di fronte la Prefettura e dopo l’inequivocabile messaggio fatto pervenire in quel di Auronzo di Cadore a Radu e Lulic, in qualità di senatori della squadra, ecco il comunicato della Curva Nord della Lazio, letto nel corso della trasmissione radiofonica “La Voce della Nord” in onda sull’emittente Radiosei.

Toni aspri e concetti forti, espressi, anche in questo caso, sopratutto nei confronti della società. Ma gli ultras biancocelesti non risparmiano nessuno, ricordando, ad esempio, ai calciatori che durante questa stagione non avranno nessun alibi e definendo l’attuale allenatore della squadra capitolina, Simone Inzaghi, un “piccolo uomo” colpevole di non essersi “sottratto al balletto della panchine tra Salernitana e Lazio”.

E anche in questa occasione le posizioni espresse dalla parte più calda della tifoseria della Lazio non lasciano molto spazio ad interpretazioni. Ferma l’opposizione nei confronti di Lotito, con il chiaro invito a non abbonarsi (al momento la campagna abbonamenti, lanciata da un paio di giorni, è a dir poco fallimentare con poche decine di sottoscrizioni) e a boicottare, sopratutto dal punto di vista economico, la società con le disdette degli abbonamenti con le televisioni a pagamento e non acquistando il materiale ufficiale della squadra.

In ultima istanza la Curva Nord ha inoltre sottolineato la volontà di tornare allo stadio, ma solo “se vi saranno le giuste condizioni“.

Ecco di seguito l’intera nota diramata dalla tifoseria laziale:
“Siamo scesi in piazza, ancora una volta, per manifestare il nostro malessere. Contro questa dirigenza che anno dopo anno ci sta togliendo anche l’anima, contro un potere gestito da veri delinquenti, che asseconda logiche di un calcio che sta strangolando i tifosi. Come sempre siamo in prima fila. Per difendere il popolo biancoceleste e per difendere, indirettamente, anche tutte le altre tifoserie, come stiamo facendo ormai da decenni. Manifestare nuovamente è forse servito a far capire a certe istituzioni, che per troppo tempo si sono girate dall’altra parte, che la misura è veramente colma e che un malessere, per ora circoscritto allo stadio, rischia di trasferirsi nelle strade e diventare un problema sociale per tutti. Manifestare è servito per riaffermare, se ce ne fosse ancora bisogno, che a tutelare i laziali possono pensarci solo i laziali stessi. Quelli veri, quelli che hanno messo sempre la faccia e che sono di nuovo pronti a tutto. Sulla società inutile spendere altre parole. Troppe volte lo abbiamo fatto, in certi periodi predicando anche nel deserto con tanti laziali che si accontentavano di una vittoria, di un decoroso posto in classifica alternato a imbarazzanti fallimenti, senza capire che quel che stava cominciando a mancare erano proprio le radici profonde che ci hanno resi quel che siamo. Alla squadra, ora, diciamo che non ci sono alibi. Lotito non deve rappresentare un alibi. Niente scuse e tirate fuori le palle, per chi ce le ha. In ogni partita e in ogni minuto in cui avrete l’onore di indossare la nostra maglia. Noi non saremo più disposti a farci distrarre, a lasciar correre e a dare apporti incondizionati. Ai giocatori che non ci conoscono, grazie all’operato della società, consigliamo d’informarsi, anche dallo stesso allenatore attuale, su quello che siamo stati e che abbiamo deciso di tornare ad essere. Ci rivolgiamo anche a lui. All’allenatore. Questo piccolo uomo che da professionista quale dice di essere, si sarebbe dovuto sottrarre al balletto delle panchine tra Lazio e Salernitana in attesa di sapere se ereditare quella più importante. L’uomo di Lotito Inzaghi dimostri agli altri quel che vale. A noi lo ha già dimostrato e vale veramente poco. Anche per lui, lo stesso discorso fatto per i giocatori. Nessuna scusa potrà bloccare la nostra rabbia.  Ai comunicatori consigliamo una volta per tutte di decidere da che parte stare e che strada percorrere per non farsi additare, ormai quasi da tutti i tifosi, come complici dello scempio che stanno coprendo già da molto tempo. Al glorioso popolo biancoceleste diciamo, invece, che la protesta deve proseguire con ogni mezzo a nostra disposizione. No agli abbonamenti, no all’acquisto del materiale ufficiale e disdette tv. Insieme poi ci ritroveremo ancora sotto le sedi opportune. Ed a tutti gli altri diciamo che il vento sta per cambiare un’altra volta. È nostra volontà tornare ad occupare la nostra casa, se vi saranno le giuste condizioni, e lì continuare a lottare per un simbolo, il nostro e di nessun altro. L’ ascia da guerra è stata dissotterrata un’altra volta. Uniti per vincere. Avanti laziali. Avanti Curva Nord.”

Daniele Caroleo.