Una gara europea tra Fiorentina e Roma anni fa sarebbe stato un qualcosa in grado di attirare l’attenzione da parte di tutti gli amanti di calcio e di movimento ultras. Lungi da me incentrare anche questo racconto, come spesso mi capita, sulla nostalgia del passato, però un piccolo inciso su come sarebbe stata ai bei tempi lo devo pur fare. Non si può negare che si fosse giocato, ad esempio, nel 2000, già immagino gli inviti di Questura e Prefetto a partire da Roma solo con il biglietto. Inviti che poi venivano puntualmente disattesi, con l’orda barbarica delle migliaia di tifosi giallorossi che puntualmente calavano sul capoluogo toscano. E al ritorno il settore ospiti sarebbe stato regolarmente pieno. Torce, coreografia, forse qualche incidente. Beh, insomma. Al momento del sorteggio non ho potuto fare a meno di figurarmi questa gara con uno scenario passato.

Poi c’è il presente, che volente o nolente va affrontato e se possibile vissuto al meglio. Nel presente è contemplato che, nonostante si tratti di una gara europea, tessera del tifoso e card away sono ugualmente obbligatorie (come riportato nel nostro approfondimento uscito in settmana http://www.sportpeople.net/i-biglietti-di-fiorentina-roma-e-il-placet-europeo-alla-discriminazione/), in barba agli stessi proclami della Uefa tramite cui, tempo addietro, Platini in persona si dichiarava contrario alla schedatura di massa che essa comporta. Così i biglietti venduti sono in totale 2.500, andati letteralmente polverizzati nelle diverse fasi  per i possessori dei biglietti relativi alle precedenti gare europee.

Come sempre raggiungere Firenze non è opera complicata. Opto per l’Intercity delle 16,41 dalla Stazione Tiburtina, su cui praticamente sono uno dei pochi passeggeri a viaggiare. I sedili mobili e gli scompartimenti di questo treno sono tra le principali motivazioni che lo rendono di gran lunga il mio preferito. Tutto sa di trasferta qua dentro, anche se ormai nessuno li usa più. Da una parte giustamente, visto i facili Daspo e le sin troppo labili denunce che ormai scattano quando si viaggia in gruppo.

Tra un’oretta di sonno e un’altra sui libri, il tempo mi passa tutto sommato velocemente fino a Firenze Rifredi. Stranamente Trenitalia spacca il minuto e riesco a prendere la coincidenza per Campo di Marte, assieme ad altre decine di tifosi viola diretti allo stadio. Ho sempre adorato questa stazione, a poche decine di metri dal Franchi e direttamente connessa dal ponte che scavalca la Ferrovia. Si parla spesso di stadi del futuro e di facilitazioni per i collegamenti, ecco penso che l’impianto fiorentino non sia poi così distante da un modello intelligente con cui concepire gli stadi. E’ ovvio che essendo costruito ormai quasi 80 anni avrebbe bisogno di un serio restyling. Anche se per me conserva un fascino tutto suo e resta uno dei templi del calcio italico.

Ritirato l’accredito posso entrare nella pancia dello stadio, scrutando dal parterre il settore ospiti che si sta lentamente riempiendo. Di contro la Fiesole è già piena, proprio come immaginavo. Da queste parti la rivalità con la Roma è molto sentita e poter eliminare la squadra di Garcia dall’Europa League sarebbe fonte di goduria non indifferente. E pensare che sul finire degli anni ’70 esisteva una forte amicizia tra le due curve, a tal merito è istruttivo e suggestivo leggere i motivi dell’inizio e della fine dell’amicizia su Dalla Fiesole con tutto il cuore i tuoi ultras e sul libro del CUCS. Direi che per aprire la mente a chi oggi vive solo di foto e interazioni virtuali sui vari Social Network sarebbe una cosa a dir poco necessaria.

Dicevo della Curva Fiesole piena,peccato che il resto del pubblico non risponda proprio per il meglio, alla fine infatti saranno circa 23.000 gli spettatori. Una miseria se si considera l’unicità del match. Ma questo è il trend italiano ormai, ed al ritorno, che si giocherà peraltro alle 19, non mi aspetto certo di meglio.

Quando mancano pochi minuti al fischio d’inizio le due tifoserie cominciano a scaldarsi, scambiandosi attestati tutt’altro che di stima. Intuisco che i viola alzeranno uno coreografia così, vista la vicinanza con la Fiesole, monto dapprima l’obiettivo piccolo in modo da poter riprendere il tutto. Parte lo storico inno di Narciso Parigi e il cuore del tifo fiorentino si produce in una discreta sciarpata. Può piacere o meno, ma la canzone che precede tutte le gare interne dei toscani è un qualcosa cui, nelle vesti di amante del calcio italiano, sono affezionato. Certamente meglio di tutte le musiche trash che ormai da qualche stagione funestano i prepartita in ogni stadio dello Stivale.

Con qualche minuto di ritardo fanno il loro ingresso sul terreno di gioco le due formazione. Alla mia sinistra il settore occupato dagli ultras di casa si colora con una coreografia semplice ma bella, vuoi solo per il fatto che se ne vedono sempre meno nei nostri stadi. Una serie di cartoncini rossi e viola fanno da contorno a degli stendardi su cui campeggiano quattro tra le più importanti opere artistiche di Firenze, mentre nelle zone dove non arrivano i cartoncini sono le sciarpe a colmare il vuoto. Vengono accesi anche diverse torce e qualche fumogeno.

Dall’altra parte nulla da segnalare sotto l’aspetto coreografico, anche perché a quanto sembra i controlli sono stati a dir poco serrati, con palpazioni nella parti intime più ascrivibili a un provino porno guidato da Rocco Siffredi che a una semplice perquisizione da stadio. Ma quando si tratta di tifosi, soprattutto se in trasferta, tutto è concesso. Non siamo ancora arrivati alle perquisizioni anali come prassi solamente per caso. State tranquilli miei prodi, diamo tempo al tempo e forse ci converrà andare allo stadio pronti per fare bondage più che per fare tifo.

La partita inizia e le due tifoserie si fronteggiano a colpi di cori. Molto buona la prestazione della Fiesole nei primi 45’, con buone manate, bandieroni sempre in alto e cori a rispondere eseguiti quasi sempre da tutto il settore. In campo la squadra di Montella trova quasi subito il vantaggio con Ilicic che trafigge Skorupski di destro, piede con il quale lo sloveno solitamente non sale neanche sull’autobus. L’esultanza del pubblico gigliato è davvero bella e fragorosa, meritevole di essere immortalata a più riprese.

Di contro i romanisti non si lasciano abbattere e continuano a macinare tifo in modo più che costante, aumentando anzi i decibel nell’ultimo quarto d’ora. Si va negli spogliatoi con il Franchi che spinge i propri ragazzi, il pubblico carpisce le difficoltà della Roma e vorrebbe chiaramente chiudere la qualificazione già all’andata.

Nella ripresa però entra una Fiorentina più scarica, favorendo il ritorno in cattedra della Roma. Sugli spalti si affievolisce sensibilmente il sostegno viola mentre, assieme all’ascesa della squadra, aumenta quello di marca capitolina con bei battimani e i tanti stendardi tenuti alti per colorare il settore. La squadra di Garcia avrebbe l’opportunità di pareggiare, con un rigore concesso per atterramento di Neto su Iturbe. Dal dischetto va l’ex Ljajic che però si fa annientare la conclusione provocando il secondo boato della serata fiorentina. Il pareggio è però nell’aria e arriva qualche minuto più tardi con un’inzuccata di Keita. Stavolta gli ultras della Roma possono esultare liberamente per poi riprendere a tifare fino al termine dell’incontro.

Finisce in parità. Un risultato che sicuramente sta stretto alla Fiorentina e accontenta temporaneamente la Roma. La gara dell’Olimpico comunque sarà più aperta che mai. La Fiesole riserva un applauso ai giocatori viola, così come il pubblico di fede romanista agli uomini in casacca bianca con striscia diagonale giallorossa.

Lo stadio comincia a svuotarsi, salvo il settore ospiti.  I romanisti infatti dovranno attendere oltre due ore prima di poter ripartire da Firenze. Un’attesa ingiustificata, visto la tranquillità con cui la gara si è svolta prima, durante e dopo. Ennesimo sintomo di come non si sappiano gestire neanche gli eventi più elementari nel nostro Paese. Ma questo sarebbe un discorso da tirare per le lunghe, sino a divenire persino noioso. Del resto in una sfida tra italiane, gestite dagli organi istituzionali italiani, il trattamento non poteva che essere…all’italiana!

Simone Meloni