La Domenica porta con sé la pesantezza di poche ore di sonno, un po’ di alcool da smaltire dopo il Sabato, i suoi ritmi lenti e i suoi pasti non necessariamente salutari. Dopo due partite di fila il Sabato e una conseguente serata all’insegna di una réunion di Sport People anticipata, la rigidezza delle gambe e la voglia di chiudere un po’gli occhi non favoriscono il ritorno al PalaFiera di Forlì per l’ultima gara di queste Final Four di basket. Ancora peggio va a quei tifosi di Siena ed Agropoli costretti o a un incredibile tour de force ritorno-andata-ritorno per seguire nuovamente la propria squadra, o a trovare un alloggio improvvisato e di fortuna nel capoluogo romagnolo e dintorni.

Sarà sicuramente casuale, ma fa effetto vedere come a partecipare alla seconda giornata, quella delle perdenti dopo la prima, siano le due squadre che hanno dominato i rispettivi gironi e vinto i play-off. Questo è il bello del basket e delle sfide dirette.

Siena è la logica favorita, ma è lecito chiedersi quale sarà la reazione psicologica dopo una gara, quella con la Fortitudo, persa malamente, con una media inferiore agli 11 punti segnati a quarto: a Siena nessuno, probabilmente, si ricorda storicamente uno score così basso. Dall’altra parte c’è Agropoli, considerata sin da subito il quarto incomodo tra tre giganti. I Cilentani non hanno affatto sfigurato nella prima giornata, lottando fino all’ultimo punto con una squadra forte e organizzata come Rieti. C’è la piena consapevolezza di partire svantaggiati ma non spacciati.

Prima della partita, mi vedo di nuovo con Matteo e Simone per quattro chiacchiere domenicali in giro per Forlì. Dopo si va al palazzetto, senza riuscire a convincere Matteo a rimanere per l’ultima partita di questa serie finale: lui e il basket non vanno proprio d’accordo, e a nulla servono i nostri argomenti per riportarlo sulla retta via.

Il primo interrogativo che ci poniamo io e Simone, arrivati all’impianto, riguarda la logica dei numeri: essendo un’occasione importante, è lecito aspettarsi comunque un buon esodo da Siena ed Agropoli; ma è altrettanto lecito chiedersi quanti tifosi si sono giocati il bonus del Sabato senza avere la possibilità di tornare la Domenica.

I dubbi sono presto sciolti quando entriamo nel palazzetto: gli Agropolesi stavolta vengono collocati nella curva dove il giorno prima c’erano i tifosi della Fortitudo, mentre i Mensanini si collocano in basso dalla parte opposta. Il sostegno più a diretto contatto col campo aiuta sia le tifoserie a caricare i propri giocatori, sia noi ad effettuare scatti decisamente migliori. Dopo l’ennesimo battibecco con uno steward palesemente ostile nei nostri confronti, decidiamo la nostra collocazione per avere un’ottima visibilità sull’una e sull’altra tifoseria.

I Senesi, secondo una nostra stima, potrebbero essere di meno rispetto alla giornata prima, forse 500, ma l’impressione è che sia aumentato il gruppo posto dietro allo striscione della Brigata. Probabilmente di meno anche gli Agropolesi, con la Brigata Saracena composta da poche decine di unità. Il gruppo mensanino si compatta subito e bene, mentre gli Agropolesi risultano un po’ meno omogenei nella disposizione, e questo non gioca a loro favore.

Durante la presentazione delle squadre i Senesi offrono un bel colpo d’occhio, con le loro sciarpe alzate, le loro bandiere, i loro stendardi. Gli Agropolesi, evidentemente poco avvezzi alla scaramanzia, calano il bandierone del giorno prima.

La Mens Sana sembra carica, i tifosi fanno la loro parte e l’incitamento biancoverde decolla sin dal primo secondo di gioco. Anche i Campani cominciano alla grande la loro prestazione canora; apprezzabili i battimani e l’impegno per colmare il gap numerico. Sul parquet, se Agropoli sembra inizialmente tenere botta ai più blasonati avversari, col passare dei minuti si avverte il divario tra le due squadre. Siena sembra aver bene assorbito il devastante match della giornata precedente, mentre Agropoli appare troppo scarica. Il predominio di Siena si accresce col passare dei minuti e diventa più evidente nel secondo quarto. In tutto ciò, gli Agropolesi perdono decisamente in continuità, mentre il pubblico toscano segue con partecipazione il costante incitamento offerto dalla Brigata. Non manca qualche momento di tensione in tribuna dopo che, a seguito di un infortunio di un giocatore campano, Siena continua a giocare e piazza la “bomba da tre”: volano insulti e persino qualche sputo ma, dopo un po’, tutto torna nella norma. Si va al riposo con Siena in vantaggio 40-31.

Nel terzo quarto non arriva una reazione agropolese talmente forte da ridiscutere il disegno generale della partita. Anzi, Siena aumenta il passo e, col passare dei minuti, è sempre più evidente che la partita ha il destino segnato. Se il terzo quarto passa con un tifo partecipato e coinvolgente da parte della Brigata, nell’ultimo quarto vengono definiti i contorni del trionfo con tutto il pubblico spesso in piedi, come se si volessero far passare prima i secondi. Indubbiamente un bel vedere quello offerto dalla curva biancoverde, pronta per un ritorno nelle serie che contano.

Gli Agropolesi, di contro, entrano mano a mano nell’ottica dell’inevitabile sconfitta. La “Brigata Saracena” paga lo scotto del numero, della gara sottotono e, evidentemente, di una tradizione ancora da consolidare. Il tifo è a sprazzi, ma bisogna riconoscere l’incitamento ai propri ragazzi soprattutto verso la fine, quando la sconfitta era ormai ineludibile.

Finisce 73-54 per Siena e il copione è lo stesso delle altre partite: steward e forze dell’ordine a contenere, per metà parquet, l’invasione dei tifosi vincitori, mentre nell’altra metà sostenitori e giocatori si fondono in un unico abbraccio: Siena ha rispettato ogni pronostico, ma la sofferenza stavolta c’è stata, a conferma di come non ci sia niente di scontato per nessuno e in qualsiasi categoria. Ma il peggio è passato e la Mens Sana ora può festeggiare. Dall’altra parte, comunque, si applaudono gli sconfitti. Non erano favoriti, ma ci hanno provato lo stesso.

Stefano Severi.

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