Tra anticipi, posticipi, calciatori con le sopracciglia ad ali di gabbiano che aderiscono a ruoli preconfezionati mostrando sui vari social le curve della fidanzata o l’ultimo bolide acquistato, mi trovo sempre più spesso a ritirarmi, sempre in maniera ordinata e composta, e a cercare sicurezza nel calcio delle serie minori. E quando attorno a tutto ciò si va a creare un contesto ultras, la cosa finisce inevitabilmente per attirare in maniera inesorabile la mia attenzione.

Ponsacco fa 16 mila e rotti abitanti, non ha nemmeno una stazione del treno, in paese si conoscono tutti, eppure sta assaporando anni di soddisfazioni, dopo essere sparita nella primavera-estate del 2011 ed essere ripartita dalla Terza categoria. Una cavalcata che ha dato vigore ai tifosi, protagonisti di buoni numeri in trasferta e sempre numerosi in casa. Qui il campo è al centro del paese, lo chiamano “il pollaio”, totalmente in tubi Dalmine, settore ospiti compreso. Gradinate di questo tipo dovrebbero essere provvisorie, ma ormai sono fisse, e hanno acquisito carattere.
Al mio arrivo, noto che il viale alberato è stato addobbato con bandierine rossoblu di fattura alquanto originale. Tutto molto rustico, penso. Ma poi, varcati i cancelli dello stadio, trovo nel parcheggio uno striscione che mi proietta ad altre realtà, ad altri discorsi. Esso recita “RESISTERE PER CONTINUARE A ESISTERE”. Eh sì, perché anche qui le diffide arrivano, anche qui è difficile andare allo stadio, a volte trovarne le motivazioni, a volte uscire dalla vita individuale. Ad addobbare le reti del campo, i vecchi striscioni delle “Brigate rossoblu” locali, assieme allo striscione usato attualmente “Ultras Ponsacco 1920”.
Alla festa, che in serata diventerà anche di popolo, partecipano i gemellati di Sestri Levante e di Grosseto. Come al solito però tutto passa dal pallone, e si svolge un torneo con squadre comprendenti ragazzi della curva e vecchie glorie come Federico Tolomei, ponsacchino doc e protagonista dell’ultima annata in C2 dei rossoblù nel 1996/97 con Corrado Pileddu, anche lui presente con i suoi lunghi capelli grigi. Al termine, si svolge la premiazione, e qui capisco che non sono davanti a un qualcosa di (semi)vuoto e dettato da mode fatte di video di “Despacito” visti su Youtube o di Stan Smith. Girovagando per il campo, noto una signora sulla sessantina, che sembra attendere qualcosa. La sua presenza qui è completamente decontestualizzata. È la madre di Cristian Miori, ragazzo scomparso qualche anno fa e a cui è intitolata la curva locale; le viene consegnata una targa a ricordo del figlio, è felice, mi indica la terrazza di casa sua, poco lontana dal campo, da cui si sporge la domenica quando i ragazzi ricordano a gran voce Cristian, che aveva vissuto gli anni d’oro della Mobilieri Ponsacco in quarta serie.
La serata passa poi tra brindisi e cori, con alcuni dirigenti e molte persone che passano a dare un’occhiata, con una piccola mostra fotografica della tifoseria in giro per l’Italia negli anni e un’esposizione di maglie storiche. Di soppiatto, calco ancora il campo, ora terreno delle innocenti e goffe sfide a porta romana di alcuni bambini, figli di gente legata alla curva che ormai ha passato gli anta. Mastico ancora un po’ questa polvere, vedo ancora le emozioni di questo piccolo paese della Toscana che la domenica alle tre ritrova sé stesso al Comunale, in via della Rimembranza 32.
Amedeo Zoller