A volte siamo attratti da una scia fascinosa pur sapendo che dietro quell’aura di storia e tradizione molte delle peculiarità che calamitano il nostro interesse sono svanite. Si vive anche di sensazioni e di tappe fondamentali, da compiere per non pentirsene poi. È un po’ come quella ragazza francamente non bella e neanche appariscente, che però ti piace da morire perché con una parola, un mossa o una sensazione è riuscita a far breccia nel tuo cuore.

Fiorentina-Juventus è senza dubbio parte di quel mosaico storico che compone il quadro delle rivalità calcistiche italiane. Un’acredine ormai lunga quasi mezzo secolo, incendiata da frequenti scontri negli anni che furono e da feroci polemiche inerenti al terreno di gioco.

Su tutte  quelle relative al campionato 1981/1982 – con viola e bianconeri che si contesero lo scudetto, vinto poi dai piemontesi – e alla finale di Coppa Uefa 1990, quando la Fiorentina fu costretta a giocare la gara di ritorno sul neutro di Avellino, a causa del celebre buffetto di un tifoso toscano al portiere del Werder Brema, Oliver Beck, reo di aver tolto una sciarpa della Fiorentina legata alla rete della sua porta durante la semifinale di ritorno.

Lo storico gemellaggio dei gigliati con gli ultras del Torino è sicuramente la ciliegina sulla torta di una mal sopportazione ormai endemica e reciproca.

È sufficiente girare per Firenze, nelle ore che precedono il fischio d’inizio, per imbattersi in bimbi con sciarpa al collo ed esercenti che fanno scandire ai turisti frasi contro la Vecchia Signora. In questo caso possiamo dire che il contorno è rimasto sufficientemente intatto e a perdere, come accade ormai per queste partite, è stato tutto ciò che avviene fuori e dentro lo stadio.

Ci sono stati anni in cui per avvertire la tensione, leggere la preoccupazione sul volto della gente e carpire i loro stomaci in subbuglio era sufficiente entrare in città. E la compenetrazione fra ultras, tifosi, calcio e squadra era così forte da non scindere le diverse singole componenti. Ahinoi si è perso quasi tutto di ciò e l’aria fondamentalmente distesa che si avverte attorno al perimetro del Franchi ne è chiaro sintomo. Per quanto magari sia una pace coatta, una pace armata, raggiunta con la pesante, esagerata e spesso esasperante repressione negli stadi.

Non è un grande periodo per il pubblico fiorentino. La contestazione verso i Della Valle, fino a poco tempo fa confinata alla Curva Fiesole, ha preso piede anche in altri settori dello stadio e le recenti dimostrazioni degli ultras, tra cui la sonora protesta nell’antistadio dopo la sconfitta casalinga con il Verona, hanno scatenato la pronta reazione della Questura, che in settimana ha posto più di qualche paletto per la realizzazione della coreografia. Impedimenti che hanno portato alla drastica decisione degli ultras toscani: niente spettacolo organizzato ma solo massiccia presenza di sciarpe e bandiere.

Su fronte ospite sono circa 2.000 i tagliandi staccati in prevendita. Teoricamente tutti e due gli spicchi messi a disposizione. In realtà continuo a sostenere che ormai non vengono mai venduti tutti i biglietti e, con la scusa dell’ordine pubblico, si favorisce la poca affluenza allo stadio. È sufficiente dare un’occhiata allo spicchio occupato dai bianconeri, infatti, per vedere diversi posti liberi alle estremità e comprendere l’inadeguatezza della parola “sold out”.

In compenso le vecchie gradinate dello stadio ideato da Pier Luigi Nervi sono pressoché esaurite e una ventina di minuti prima del fischio d’inizio cominciano le invettive con i dirimpettai.

Abbiamo detto della tensione scemata e degli spettacoli ormai annacquati dall’era della mediocrità che siamo costretti a vivere. Salvo rare eccezioni e colpi di scena, quasi tutti sanno già di assistere a una partita dall’esito scontato. Dove la Viola può, sì, impensierire la Juventus ma alla fine soccomberà in virtù di un campionato monotematico che presenta ormai quasi tutte partite fotocopia e lascia molti in assenza di obiettivi. Così da poter sprofondare in un grigio oblio che inevitabilmente ammanta i tifosi.

La differenza tra un Fiorentina-Juventus del 2018 e uno del 1995 è proprio questa. E logicamente questo discorso vale per molte altre piazze. È triste sentire attempati signori e ragazzotti entrare sugli spalti sibilando la frase: “Tanto il risultato è scontato”. È un concetto che uccide tutta quella spinta a sognare che ci ha fatto diventare ultras, supporter e amanti del pallone.

Alle 20:45 in punto le squadre fanno il proprio ingresso sul terreno di gioco e la Fiesole si colora con una bella sciarpata, molte bandiere al vento e un vistoso accenno di pirotecnica. Al netto della coreografia non realizzata, si tratta comunque di un buono spettacolo, che rimanda al passato quando, in luogo di elaborate scenografie, si dava risalto alle cose più semplici ed utilizzate dal tifoso di calcio: sciarpe e bandiere.

Su fronte ospite niente da segnalare, se non qualche bandiera e alcuni due aste. A tal proposito assolvo subito alla cronaca del tifo per quanto riguarda i bianconeri. Non me ne voglia nessuno, ma penso che sebbene gli ultras juventini abbiano delle scusanti non da poco (una composizione che da sempre comprende moltissimi occasionali e tanti tifosi gitanti nel peggior senso della parola) davvero prove come quella di questo venerdì non possano rientrare neanche nel giudicabile.

Se si fa eccezione per qualche manata, un coro a rispondere e le esultanze ai due gol, il settore ospiti passa la maggior parte del tempo a vedere la partita. Sporadici i cori che vengono lanciati dal “megafonista” posizionato sullo striscione dei Drughi e partecipazione davvero ai minimi termini.

Mi capita di vedere gli juventini almeno due volte l’anno da circa 15 stagioni e devo dire che pur non avendo mai avuto un modo di tifare eccelso (per i motivi di cui sopra) ci sono state volte in cui hanno fatto una figura più che dignitosa. Nelle ultime due o tre occasioni invece, mi duole ammettere di aver visto il contingente bianconero veramente in enorme difficoltà. Inoltre se si considera la rivalità, penso fosse davvero legittimo aspettarsi un qualcosina di più.

Discorso completamente diverso per quanto riguarda i viola. Sì, è vero, rispetto ad altre volte la Fiesole mi è apparsa un po’ frenata, certamente anche qua la “calata” di molti occasionali non ha aiutato gli ultras. Tuttavia è chiaro che tutto lo stadio risponde a un senso di appartenenza cittadino e calcistico che rende quanto meno l’ambiente decente e partecipativo.

Se parliamo prettamente di tifo, come sempre il blocco centrale canta e non fa mancare il proprio apporto, coinvolgendo in diverse occasioni tutto il settore e sventolando senza sosta i propri bandieroni. Diverse torce accese durante la partita e una bella sciarpata sullo 0-2, che sarà anche il risultato finale.

Al triplice fischio festeggiano i bianconeri mentre i tifosi di casa riservano applausi per la squadra di Pioli (comunque autrice di una bella partita) senza dimenticare le frecciatine ai Della Valle.

Un freddo umido e penetrante ha preso possesso di Firenze. Quando lascia il Franchi la gara è finita da circa un’ora e una bella camminata attraverso una città vuota, silenziosa e per questo ancora più bella, mi conduce fino alla stazione. Pronto a voltare pagina in vista della prossima partita.

Simone Meloni

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