Il pullman proveniente da Genova ha percorso buona parte dell’Appennino per raggiungere le colline fiorentine e poi inoltrarsi nel capoluogo toscano. Le prime giornate veramente autunnali incombono e già dalla sera precedente la pioggia ha cominciato a cadere copiosa sull’Italia centro-settentrionale.

I postumi del Derby della Lanterna si fanno sentire tutti e per riprendermi dalle poche ore di viaggio sul fido Flixbus posso soltanto abbozzare una colazione pochi metri fuori alla stazione Santa Maria Novella. È il giorno di Fiorentina-Roma ma – logicamente – alle 7 del mattino la cosa sembra interessare davvero a pochi.

Per evitare freddo e pioggia ho soltanto un’opzione: fiondarmi dentro gli Uffizi prima e a Palazzo Pitti poi. Eviterò un grande quantitativo di acqua, non riuscendo però a salvaguardare pienamente i miei abiti. Me ne accorgerò a fine giornata.

Andando oltre le mie peripezie – che utilizzo per donare una nota di colore al pezzo – c’è da dire che ormai mi sento un po’ di casa da queste parti. “Sei stato più volte tu al Franchi che Totti” mi faceva notare ironicamente un amico durante la settimana. Cosa ovviamente non vera, ma la vicinanza mi ha sicuramente aiutato a frequentare l’impianto disegnato dall’architetto Nervi in diverse occasioni. Inoltre Fiorentina-Roma è sempre una sfida ricca di fascino. Sia per l’annosa acredine che corre tra le due fazioni sia per le storie che questa partita può vantare. Malgrado siano passati gli anni, siano cambiati tanti modi d’essere del tifoso italiano e un po’ tutto oggi ci sembri inesorabilmente più annacquato.

Come di consueto taglio la città in due – passando davanti alla sontuosa Cattedrale di Santa Maria del Fiore – per raggiungere a piedi lo stadio. La pioggia non rende per nulla facile l’afflusso da parte del pubblico e in molti si dannano l’anima alla ricerca di un posto non troppo lontano dalle entrate, in maniera da non arrivare già dentro fradici. È chiaro che la conformazione del Franchi, senza copertura, e la stagione tutt’altro che esaltante dei viola porteranno parecchi buchi sugli spalti. Del resto i tempi dei pienoni a prescindere da meteo e classifica sono finiti da un pezzo e i troppi diversivi a disposizione rendono indolenti persino quelli che hanno pagato profumatamente abbonamenti annuali per seguire la propria squadra del cuore.

Si tratta di un argomento già trattato su queste pagine e che ovviamente non si può circoscrivere soltanto a una tifoseria. Premesso che nel 2017 forse sarebbe anche giusto dotare tutti gli stadi almeno di una copertura. E dico questo pur non amando gli stadi moderni (il mio orgasmo sarebbe il vecchio Olimpico senza copertura con 80.000 persone in piedi a cantare sotto il diluvio).

C’è però da fare un discorso se vogliamo anche cinico: nell’era in cui al tifoso sono imposti spesso balzelli vessatori per andare allo stadio e prezzi fuori dalla norma con cui si attesta il declassamento a mero “cliente” dello stesso supporter, allora in cambio deve quanto meno esserci un trattamento dignitoso. Se tu – sistema calcio – non mi fai giocare una partita per il solo rischio che i tifosi cadano malgrado abbia nevicato il giusto (Pescara-Fiorentina dello scorso anno docet) allora devi preoccuparti anche che io non vada incontro alla polmonite e che comunque possa seguire la partita in maniera civile dopo aver sborsato 30/40/50 Euro per un posto allo stadio. Atteso che la civiltà e il trattamento umano non conoscono prezzario. 

In molti corrono all’impazzata quando manca un’oretta al fischio d’inizio. Giove Pluvio sta mostrando tutta la sua ferocia e chi può si ripara in un bar o entra direttamente allo stadio appoggiandosi sotto alle tribune. Faccio ovviamente lo stesso, udendo di sfuggita i primi cori dei tifosi romanisti e vedendo già affissi gli striscioni di alcuni gruppi.

I biglietti venduti nella Capitale sono 2.300. Un numero che conferma il classico trend dei giallorossi a Firenze, tuttavia distante dalle invasioni dei tempi che furono. Del resto, rispetto al famoso Fiorentina-Roma di quel lunedì del 2001 (quello del “Semo tutti parrucchieri”), oggi nessuno si sognerebbe di far acquistare agli ospiti anche gran parte dei tifosi destinati al pubblico di casa. Ma il passato è fatto per essere rimirato e rimpianto, senza però necessariamente guardare sempre e solo con schifo al presente.

A proposito di costo dei biglietti mi preme fare un plauso alla scelta della Fiorentina di vendere il settore ospiti a 25 Euro, non dando così vita a quel malsano rapporto di reciprocità che negli ultimi anni ha fatto rispondere ai folli prezzi imposti dalla Roma all’Olimpico (o da altre società che adottano simile politiche di ticketing)  con la stessa carta. È successo anche con la Viola in un paio di occasioni (a memoria ricordo una volta che ai tifosi gigliati all’Olimpico vennero chiesti 50 Euro) ma questa volta va sottolineato il comportamento intelligente sotto questo punto di vista. Un qualcosa da cui si dovrebbe prendere spunto per imporre un tetto massimo sul costo dei biglietti. In maniera che nessuna società possa chiedere cifre astronomiche.

Man mano che l’inizio del match si avvicina il settore ospiti va riempiendosi, mentre la Curva Fiesole comincia a “picchettare” la parte solitamente occupata dagli ultras; nel cuore del tifo toscano infatti si osserveranno cinque minuti di silenzio per protestare contro le multe piovute in settimana per sanzionare alcuni striscioni non autorizzati esposti contro il presidente Mario Cognini. I classici “167 Euro” per trasgressione del regolamento d’uso, un’arma ormai usata in maniera quasi sistematica da buona parte delle questure italiane.

È ovviamente anche un modo per spaccare la tifoseria e creare malumori interni. Credo che ormai un po’ tutti conoscano – seppur superficialmente – determinate dinamiche. Sappiamo che in una fase come quella che sta attraversando il club gigliato ci sarà sempre chi vigila attentamente e a custodia della propria fede, rischiando anche misure spesso assurde, e chi a priori si schiera con la dirigenza in maniera forse miope. Non è mia intenzione prendere una posizione, non conosco bene le storie che gravitano attorno all’universo Fiorentina. Però dico che facendo una piccola statistica sovente gli ultras hanno finito con l’avere ragione sul giudicare pericolose (e pericolanti) alcune gestioni societarie.

Ho l’impressione, poi, che da queste parti l’incubo Cecchi Gori sia ancora ben presente nelle menti di molti. Chiaro che parliamo di situazioni lontane anni luce e – per fortuna – non ripetibili. Ma quando si dice “a guardia di una fede” penso che si intenda proprio questo. Troppo facile – poi – dar contro al tifo organizzato quando decide di scioperare per cinque minuti in seguito a quello che rimane un vero e proprio abuso. Gli ultras non sono macchine e non funzionano a comando. Però spesso sono gli stessi che trovi a 2/3.000 chilometri dalla propria città per sostenere la squadra. Mentre i “contestatori dei contestatori” se ne stanno davanti Sky con la coperta di pile. Troppo facile, non credete?

Come detto le squadre entrano in campo con la Fiesole muta mentre nel settore ospiti, dopo alcuni cori di “riscaldamento” verso gli avversari, si comincia con il classico “Quando l’inno s’alzerà”. Neanche il tempo di ingranare che la Roma passa già in vantaggio con Gerson e la Fiorentina pareggia qualche minuto dopo Veretout. Un avvio scoppiettante che ovviamente esalta le tifoserie. Per la cronaca – anticipata in questo caso – la partita finirà 4-2 per i giallorossi, soprattutto grazie a un secondo tempo praticamente a senso unico dopo una prima frazione in cui la Fiorentina aveva veramente dato tutto.

Ovviamente il passivo non aiuta i tifosi di casa, tuttavia mi sento di rimproverare davvero poco agli ultras della Fiorentina. Il blocco posizionato nella parte superiore tifa costantemente per tutti i 90′, con particolare intensità nel primo tempo. Il ritorno dei tamburi ha davvero giovato alla Fiesole, il ritmo imposto dal battito degli stessi rendi i cori più continuativi e incisivi. Molto belle le invettive contro gli avversari, intonate sempre con la giusta rabbia.

È lapalissiano che se c’è un appunto da fare va fatto sul resto del pubblico. Ripeto: pioggia e classifica sono giustificazioni valide fino a un certo punto, da una piazza come Firenze numericamente mi aspettavo comunque un qualcosa di più.

La vittoria schiacciante aiuta invece i sostenitori della Roma che complessivamente si mettono in mostra con un buon tifo. Certo, la conformazione del settore non aiuta a coordinare i due spicchi del “formaggino” e in più di un’occasione questo si nota. Così come non aiutano le trasferte di “massa” con la presenza di molti “occasionali”; ma va detto che Firenze difficilmente è stato ricordato come un campo eccelso per fare tifo. In più mettiamoci la situazione generale del tifo in Italia, con la mancanza (come detto ultimamente in un articolo) di quella “tigna” che per anni ha reso i nostri tifosi veramente il dodicesimo uomo in campo.

Bello rivedere in balaustra alcune pezze storiche del tifo romanista (tra cui quella dei Boys) e menzione particolare lo meritano le quattro esultanze: una più bella dell’altra. Fatte con passione, rabbia e partecipazione.

Gli ultimi cori sono ovviamente dedicati alla Lazio, prossima avversaria in campionato.

Il sipario sta per calare quando la pioggia ricomincia a scendere fitta su Firenze. Non ho molto margine di manovra e per non perdere il treno delle 17:20 mi precipito alla stazione Campo di Marte. L’ennesima inzuppata saluta questa mia particolare domenica e mi lascia fino a Roma con le scarpe a mo’ di pozzanghera, manco fossi entrato in uno stagno.

Simone Meloni