Allo stadio Benito Stirpe il Frosinone ospita l’Avellino nell’anticipo del venerdì. La vicinanza tra le due città favorisce un massiccio afflusso del pubblico irpino che riempie quasi per intero il proprio settore. Buon colpo d’occhio anche tra il pubblico di fede giallazzurra. Per l’occasione rinsaldato il rapporto di amicizia tra le due tifoserie.

Se il responso del campo è un pareggio frutto dei gol di Castaldo e Ciofani, sugli spalti sono i tifosi irpini a dare spettacolo con una prestazione continua e colorata. Classico repertorio corale per loro, con il ritmo del tamburo a scandire perfettamente i canti e i bandieroni sempre al vento.

Di contro la Curva Nord, dopo un buon avvio colorato anche dall’accensione di un paio di torce, appare alquanto sottotono. Il tifo difficilmente riesce a coinvolgere l’intero settore e – a mio avviso – si evidenziano tutte le difficoltà nel coordinare un settore davvero grande e non composto propriamente da tutta gente propensa al tifo. Come detto in passato, ci sarà bisogno di un lavoro importante e ben strutturato per instillare nella mente di tutti che la curva è il luogo dove si tifa e non solo quello dove si paga di meno.

Piccola nota anche nei confronti dei Distinti, ai tempi del Matusa vero e proprio tredicesimo uomo per il Frosinone. È brutto constatare come durante la partita il loro apporto sia davvero risicato all’osso e addirittura in molti abbandonino lo stadio qualche minuto prima della fine, sul risultato ancora in bilico e la squadra protesa in attacco alla ricerca della vittoria.

Il rischio è quello di non dare un’anima a un impianto nuovo e profondamente diverso dal vecchio Comunale, che per forza di cose necessita di un approccio ancor più grintoso e “ruspante” rispetto al passato proprio per la sua struttura moderna e più dispersiva. In poche parole: per animarlo serve il cuore di tutti.

Simone Meloni