Avessi qualcosa da scrivere sul tifo di questa partita sarei ben lieto di farlo. Per tanti anni Roma-Fiorentina è stata una sfida ricca di colori, tensioni, sfottò e coreografie. Due bande cromatiche, il giallorosso e il viola, che si incrociano alla perfezione per dar vita a un duello che spesso ha accompagnato sfide calcistiche bollenti e ricche di gol. Non sappiamo quale sarà il destino dell’Olimpico e non possiamo conoscere l’epilogo dell’affaire barriere, si resta pertanto in un limbo che senza dubbio verrà risoluto entro la fine di questa stagione.

Con i biglietti di curva a 35 Euro e il settore ospiti a 45 non si possono certo pretendere grandi numeri. Se poi aggiungiamo che agli ingressi questa sera vengono sequestrate sciarpe recanti i classici sfottò contro Juve o Lazio, ma anche frasi appartenenti alla tradizione romanesca come il celebre “Io so’ io…e voi nun sete ‘n cazzo!” del Marchese del Grillo, il gioco è fatto. I tifosi, o almeno molti di loro, non hanno più voglia di sottomettersi a tali trafile per vedere una partita e a prescindere dalle scelte che verranno fatte in futuro sui settori popolari il danno è ormai fatto.

Un’ulteriore emorragia dagli spalti c’è stata e alla prossima “inchiesta” degli esimi giornali sportivi in cui si chiederanno “Come mai il pubblico fugge dagli stadi?” ci faremo l’ennesima amara risata. Sarebbe quasi da pubblicare una prima pagina con una controdomanda: “Perché mai il pubblico dovrebbe rimanere negli stadi?”.

Non è un caso del resto che il manipolo di ultras gigliati presenti nella Capitale si presenti senza pezze e osservi in silenzio per i primi trenta minuti la partita. “Quello che è capitato ai tifosi romani potrebbe capitare a noi” hanno scritto nel loro comunicato che spiegava suddetta scelta. Impossibile dargli torto.

In campo la partita finisce con un perentorio 4-0 per i giallorossi, al termine di una gara davvero senza storia. Il pubblico di casa esulta ma l’ambiente è ancora una volta desolante e mesto. Quasi sempre il silenzio prende il sopravvento e vengono quasi i lucciconi nel rimembrare persino le partite più insensate e mosce di qualche anno fa. Ma però questo c’è da raccontare.

Testo Simone Meloni 

Foto Giuseppe Scialla