Ieri si è avuta la sentenza sul caso riguardante i tre tifosi laziali già arrestati e successivamente detenuti a Varsavia, dopo la gara di Europa League in casa del Legia. Un piccolo caso diplomatico, per chi lo ricorda o ha seguito la vicenda, una sorta di rappresaglia preventiva, per impedire qualsiasi turbativa dell’ordine pubblico. In pratica e in maniera coatta, le forze dell’ordine polacche, in barba a qualsiasi logica di buon senso e alle più elementari norme del diritto, sequestrano letteralmente un folto gruppo di tifosi laziali e li tennero in stato di fermo fino alla fine della partita, che gli stessi non videro mai.

Dopo il triplice fischio iniziarono ovviamente i rilasci, visto che di penalmente rilevante non c’era un benché emerito nulla a carico dei tifosi (non solo ultras, lo ricordiamo, ma anche “semplici” tifosi). Alcuni di questi, ventidue per l’esattezza, con le accuse più gravi, sempre sulla base del nulla, finirono nel locale carcere di Bialoleka.  Un po’ per volta anche il loro Calvario finì, ne resterano alla fine solo in 3, Alberto, Daniele e Matteo per i quali la coda lunga di quell’incubo è arrivata fino a questi giorni.

La sentenza pronunciata ieri dalle autorità polacche, ha confermato la pena iniziale, senza alcuna sospensiva ma, almeno e fortunatamente, tenendo conto e scalando i giorni già scontati in carcere dal computo finale. Così per Daniele e Matteo questo strazio può dirsi concluso, a meno che non vogliano comunque presentare appello per un mero riconoscimento del principio di giustizia. Peggio è andata ad Alberto, al quale restano da scontare ancora altri 12 giorni di carcere oppure, alternativamente, rinunciare ai 7.200 € di cauzione versata. E a pensare male ci potrebbe pur prendere chi maligna e riconduce il tutto ad una mera speculazione economica…

A questo punto non resta che l’istanza di sospensione al Giudice di Sorveglianza in attesa che si celebri e si pronunci l’appello contro questo scempio di sentenza. La nota a margine è che la scorsa settimana, durante le fasi dibattimentali, è stata accettata l’assenza degli imputati in Aula, ovviamente dietro rappresentanza dei propri legali, sono stati invece ritenute probatorie e decisive le testimonianze in Aula di 4 agenti di polizia che – in buona sostanza – hanno detto di non ricordare granché ma hanno confermato le dichiarazioni di un anno fa. Una macchina perfetta quella della giustizia: per perpetrare opposte ingiustizie e accomodare le versioni di chi gestisce e detiene il potere civile e sociale, senza mai metterne in dubbio l’operato umano e quindi per forza di cose fallace.

Solidarietà a Daniele, Matteo e soprattutto ad Alberto: che questo assurdo teatrino kafkiano possa finire presto.

Matteo Falcone, Sport People.