La squadra del Tuttocuoio è l’espressione del piccolo paese di Ponte a Egola, frazione del più noto comune di San Miniato, provincia di Pisa. Duemila anime che si vedono catapultate nel giro del calcio che conta, quella Lega Pro unificata che permette di giocare con squadre che un tempo neanche si sarebbero sognate di incrociare i tacchetti con un paesino semi-sconosciuto.

Sei anni fa la squadra si trovava in Promozione, oggi, a causa di uno stadio non a norma, gioca al “Mannucci” di Pontedera le proprie gare casalinghe. A far visita al Tuttocuoio è l’Ascoli che oltre ad avere una storia di tutto riguardo con campionati di serie A e B, ha dalla sua anche un pubblico piuttosto caldo che è tornato a calcare i gradoni del “Del Duca” e non manca di seguire la squadra anche in trasferta.

Ottimi numeri quelli portati dai bianconeri in Toscana, il settore ospite è accogliente e spazioso, ma gli ascolani lo trasformano nel loro fortino. Tante pezze attaccate alla balaustra e subito tanto colore mostrato con i numerosi bandieroni e con qualche bandierina. I presenti sono quasi esclusivamente ultras, o almeno così sembra da un primo colpo d’occhio, in quanto le persone che seguono la partita senza interagire con il tifo si contano sulle punta di due mani. Ottimo potenziale quello dei bianconeri ed in effetti la loro prova sarà di ottimo livello.

Ad inizio partita accendono una torcia subito gettata a terra e sventolano i propri bandieroni, poi è il tifo a catalizzare la loro attenzione: tanti cori per la squadra e per la città; i lanciacori, spalle al campo, si alternano nel dettare ritmi e parole: la risposta è sicuramente più che buona visto che alcuni canti sono prolungati per diversi minuti, mentre i cori secchi sono incisivi e partecipativi.

Nonostante l’ottimo inizio, gli stessi lanciacori non smettono un secondo di esortare i presenti a dare di più: sinceramente, vista la quasi totale assenza di ultras dall’altra parte, diventa dura trovare le motivazioni per offrire altro, comunque la truppa bianconera fa fino in fondo la propria parte.

Se il colore non viene mai meno grazie ai bandieroni, anche la voce accompagna ogni giocata della squadra. Alcuni cori sono originali, altri sono un riadattamento dei vecchi, nei momenti di stanca non mancano i cori a ripetere che fanno sempre una bella impressione.

Nella ripresa gli ascolani accendono una seconda torcia, poi riprendono il tifo dove l’avevano interrotto: tanta sostanza, tanto colore e tanta passione visto che le pause sono veramente ridotte al lumicino seppur il risultato fatica a sbloccarsi da quello iniziale. A dirla tutta, in vantaggio poteva passare il Tuttocuoio, grazie ad un calcio di rigore decretato dal direttore di gara, ma il tiro dal dischetto è stato respinto dall’estremo difensore bianconero.

Per completare una prova maiuscola, c’è da segnalare l’esposizione di uno striscione verso un esponente del gruppo Ultras Monaco 1994, gruppo con il quale gli ascolani hanno un solido gemellaggio che si rinnova ogni qual volta ci sia occasione. L’ennesima conferma di come oltrefrontiera, ed in questo caso nel Principato di Monaco, si guardi ancora con interesse al movimento ultras italiano.

La tifoseria di casa è rappresentata da uno sparuto gruppo di tifosi che si ritrova dietro uno stendardo nero-verde affiancato da una bandiera del West Ham. Per loro qualche coro, parecchie pause, ma del resto i numeri sono quelli che sono e non ci si poteva aspettare di più. Segnalo, per dovizia di cronaca, il coro “Noi non siamo Sanminiatesi” che mi fa conoscere una rivalità altrimenti ignota: che la discriminazione territoriale si abbatta anche sugli ultras di Ponte a Egola? Mai dire mai con il delirio di onnipotenza di chi siede nelle stanze dei bottoni.

Valerio Poli.