Davanti a 50 mila spettatori la Lazio conquista tre punti importanti in ottica Champions League. La notizia del giorno non è però la schiacciante vittoria della banda guidata sapientemente da Simone Inzaghi, ma uno stadio Olimpico stracolmo di gente. Per anni giornali e tv ci hanno voluto far credere che la fuga dei tifosi dagli stadi fosse legata, quasi esclusivamente, alla violenza che ormai imperversava attorno alle partite di calcio, e non invece ad altri fattori, quali caro prezzo e pay tv. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, controcorrente, ha abbassato i prezzi, permettendo a tutti di tornare a gremire le tribune dello stadio capitolino: 10 euro il costo del tagliando di curva e distinti , 25 per la tribuna Tevere. Se è vero che il calcio è del popolo, è altrettanto vero che la working class, da sempre bacino di riferimento del calcio in termini numerici, deve essere messa nella condizioni di assistere allo spettacolo calcistico: la riduzione dei prezzi è una ricetta sempre valida.

La Lazio, sin dai primi minuti di gioco, mette sui giusti binari la partita, spinta non solo dalla curva nord ma da tutto lo stadio, che attivamente partecipa ai cori degli ultras laziali. La vittoria conquistata senza particolari patemi, proietta dunque la squadra capitolina nelle zone Champions, obiettivo insperato ad inizio stagione.

Per quanto riguarda gli ospiti, i doriani scesi a Roma sono circa 150, ma solo in un centinaio parteciperanno al tifo, sventolando per tutti i 90 minuti le splendide bandiere, marchio di fabbrica della tifoseria blucerchiata. La sconfitta, pesante, allontana la Sampdoria dalla corsa all’Europa League.

Al triplice fischio il pubblico, festante, abbandona lo stadio Olimpico, uno stadio finalmente tornato a riempirsi anche di famiglie, tornate sulle tribune di un campo di calcio grazie ai prezzi popolari e non di certo alla retorica stucchevole e spesso ipocrita di chi per giustificar tutto ricorre sempre allo stesso capro espiatorio costituito dai tifosi.

Michele D’Urso