Prima di raccontarvi il mio derby di oggi, vorrei farvi una piccola introduzione, un piccolo cenno storico, fondamentale per spiegarvi perché l’ “Old Firm”, non è una normale stracittadina, ma un match fatto di odio sociale, politico e religioso; non so se sia il derby più importante e sentito al mondo, ma sicuramente è il più antico ed il più giocato.

Per fare ciò mi sono affidato al mio amico Scozzese Sean, grande tifoso dei Celtic, che vanta oltre 300 presenze al seguito della squadra cattolica di Glasgow.

In molti pensano, come mi dice Sean, che i semi della rivalità extracalcistica nacquero persino nel XVI secolo, quando Enrico VIII (Re d’Inghilterra e d’Irlanda), dopo un irrecuperabile rapporto con Papa Clemente VII, pose un veto alla Chiesa Cattolica Romana, creando una riforma teologica vera e propria, riguardante il matrimonio ed il divorzio (fu sposato ben sei volte), dando vita a quella che poi sarà la chiesa Anglicana (una via di mezzo tra quella Cattolica e Protestante).

Ma le radici di questo odio, risalgono ufficialmente alla “battaglia del Boyne” attorno alla fine del XVII secolo, quando sulle rive del fiume Boyne si affrontarono a nord di Dublino, in Irlanda, da una parte Guglielmo d’Orange (un protestante Olandese che era stato da poco incoronato re d’Inghilterra, Scozia e Irlanda) e dall’altra Giacomo II (ultimo monarca Cattolico a regnare sui tre regni britannici) che cercava di recuperare il suo trono, perso appena un anno prima.

La vittoria di Guglielmo d’Orange su Giacomo II segnò l’inizio del passaggio dalla monarchia degli Stuart (casa reale della Scozia) al casato di Hannover (dinastia reale tedesca).

Da qui nacque il soprannome dei tifosi dei Rangers Glasgow, “gli Hanns” derivante dalla città tedesca di Hannover.

I fondatori dei Rangers infatti, erano dei grandissimi sostenitori del protestantesimo, con una grande passione per il rugby. Nel 1872, un giorno quasi per caso, scoprirono il gioco del calcio e restando stupiti in positivo dalla bellezza di questo sport, decisero di fondare una squadra, e la chiamarono Rangers, prendendo il nome da una squadra inglese di rugby.

Al contrario tifare Celtic, è stato sin dall’inizio un vero e proprio atto di fede religiosa, oltreché calcistica.

Infatti nel 1887, un frate cattolico irlandese decise di fondare a Glasgow un club di calcio, in modo tale da poter raccogliere dei soldi per i poveri della città, che in larga parte erano Irlandesi ed ovviamente cattolici.

Il club prese il nome di Celtic Glasgow, per le origini celtiche delle popolazioni Irlandesi e Scozzesi e lo stemma con impresso un quadrifoglio voleva essere un segno di riconoscimento ancor più forte del trifoglio di San Patrizio, simbolo dell’Irlanda.

La prima partita del Celtic Glasgow fu giocata nel 1888 e fu vinta per 5-2 proprio contro quelli che poi sarebbero stati i rivali di sempre, i Rangers Glasgow; questa vittoria fu accolta come un evento pazzesco, da qui nacque quell’odio calcistico che fino ad ora si “limitava” ad un odio politico e religioso.

Ci si mise anche il fiume “Clyde” a dividere la città in due: cattolici da una parte e protestanti dall’altra.

Che poi i primi anni, questa rivalità per quanto fosse accesa, si limitava al rettangolo di gioco, non facendo registrare scontri calcistici; ma col passare del tempo ci fu sempre più accanimento e allora o sei Celtic o sei Rangers, cattolico o protestante, proletario o borghese, indipendentista (Repubblica) o unionista (Regno Unito).

Questi i punti principali di questo odio profondo, che c’è ancora oggi fra le due squadre principali di Glasgow (dove il clima di guerriglia urbana sarà più o meno sempre presente), dando vita a violente risse e scontri “naturali”, che nel corso della storia hanno registrato un numero cospicuo di persone morte a causa proprio dell’Old Firm.

Si, Old Firm, tradotto come “vecchio affare”, riguardante i Celtic da una parte e i Rangers dall’altra; senza soffermarmi su tutti gli altri aneddoti accaduti in passato, vi racconterò proprio di questo “vecchio affare” come io l’ho vissuto oggi.

Ore 9 di Domenica mattina, vado al punto di ritrovo dei tifosi del Celtic a Dumfries (dove alloggio), per fare il viaggio in pullman insieme a loro, di circa due ore, verso “Hampden Park”.

E già dalle prime ore del mattino si rompe il ghiaccio iniziando a bere whisky tipico scozzese, Buckfast (alcolico scozzese simile al nostro passito) e ovviamente fiumi di Tennent’s (“fortunatamente” al di fuori dello stadio gli alcolici sono vietati fino alle ore 12, orario d’inizio della partita).

In viaggio il clima è spaventoso, si canta e si inneggiano “gli Hoops” con cori riguardanti sia i propri beniamini come Sinclair, Dembelè e l’allenatore Rodgers, sia contro i cugini acerrimi rivali dei “Gers” (diminutivo di Rangers).

Inizio a parlare con un ragazzo (forse il più sano) e chiedendomi cosa ci facessi su quel pullman, inizio a raccontare la mia esperienza di “gira-stadi per l’Europa”: quella di oggi sarà la mia partita numero 342.

Arriviamo nei pressi di “Hampden Park” e subito mi accorgo che c’è qualcosa di strano.

Fuori dallo stadio vedo solo tifosi del Celtic e insospettito provo a fare un giro attorno.

La tensione è altissima e infatti a metà stadio è tutto transennato e nessuno può passare.

Da una parte dunque i tifosi, le auto e i pullman del Celtic, dall’altra quelle dei Rangers, una sorta di divisorio per far sì che nessuna persona venga a contatto.

Come detto in precedenza, la vendita di alcolici è proibita fino alle ore 12, ma non posso di certo dire che la maggior parte dei tifosi del Celtic fossero già ubriachi alle 11 del mattino!

Entrando all’Hampden Park, il clima è surreale e mi accorgo di cosa voglia veramente dire il derby a Glasgow, molto più di una semplice partita di calcio.

Anche dentro, lo stadio è diviso a metà, alla mia destra tutti verdi, alla mia sinistra tutti blu.

Coreografie all’ingresso in campo dei giocatori con i “Bhoys in Green” che formano quattro strisce bianco e verdi con qualche migliaio di bandierine e un lungo striscione che campeggia dietro la porta: “A uniform so simple in it’s style” (una divisa così semplice nel suo stile).

La coreografia è, forse, un riferimento all’IRA (Irish Republican Army), con la frase principale usata come doppio senso di divisa militare, ma anche di divisa da calcio; dico forse perché dal 2012 sono severamente vietati cori, bandiere e striscioni, riguardanti l’IRA, ma anche il settarismo e l’unionismo: chi trasgredisce questa prescrizione rischia fino a cinque anni di carcere.

Rispondono i “Gers”, con il settore tempestato di cartoncini rossi bianco e blu, una coppa in mezzo e un lungo striscione per incitare la propria squadra, con la scritta “We’re here to stake our claim, we’re the greatest in the game” (siamo qui per sostenere la nostra richiesta, siamo i migliori in gioco).

Segnalo un paio di fumogeni verdi accesi nella zona delle “Green Brigade” del Celtic Glasgow.

Green Brigade, unica tifoseria nel Regno Unito a contraddistinguersi rispetto alle altre, in quanto si definisce “ultras” e non “hooligan”.

Sono tantissime le bandiere Irlandesi presenti, a rimarcare le origini del club.

Al contrario, nella curva dei Rangers, la “Inter City Firm”, vengono esposte molte Union Jack (bandiera del Regno Unito), a favore dell’unionismo britannico.

La partita inizia, il tifo è assordante, nessuno vuole smettere di cantare nemmeno per un attimo.

Dopo dieci minuti di gioco, come da pronostico, è il Celtic a trovare subito il vantaggio e, come potete immaginare, i tifosi bianco verdi vanno in delirio.

Il primo tempo è un susseguirsi di emozioni, col Celtic che sfiora più volte il doppio vantaggio e i tifosi sugli spalti che inneggiano i propri idoli.

Verso la fine del primo tempo, i tifosi dei Rangers srotolano uno striscione per Ugo Ehiogu, ex giocatore dei “Teddy Bears”, a seguito della sua tragica morte di qualche giorno fa (che ha visto l’ex tecnico delle giovanili del Tottenham morire al campo d’allenamento): “R.I.P. Ugo Ehiogu – Once a Ranger, always a Ranger” (Una volta Ranger, per sempre un Ranger).

Inizia il secondo tempo e sono proprio i Gers a partire forti, incitati dai propri tifosi al grido di “C’mon Rangers, C’mon Rangers”.

Ma dopo soli quattro minuti cìè un calcio di rigore a favore dei Bhoys, trasformato dall’idolo del Celtic Park, Scott Sinclair.

Un 2-0 che taglia completamente le gambe ai Rangers che da lì in poi si fanno vedere ben poco in zona offensiva.

Il doppio vantaggio rinvigorisce ancor di più gli Hoops, i quali non sono mai stati in silenzio per un solo secondo: una bolgia continua, con i classici cori e le classiche canzoni del nord Europa a farne da cornice, a mio parere “diverse” dai cori latino americani importati anche negli ultimi anni in Italia, ma allo stesso tempo molto più casual ed affascinanti (Depeche Mode – Just Can’t Get Enough, per fare un esempio).

Dopo un’ora di gioco, l’intero settore dedicato ai tifosi del Celtic fa partire una sciarpata bellissima, a stento si intravede qualche buco!

Il minuto 67, come in ogni partita giocata dai Green, è da brividi, quando tutto il settore si alza in piedi ricordando la magica notte di Lisbona, quando nel 1967 il Celtic vinse la sua prima ed unica Champions League; il coro rimbomba in tutto lo stadio: “Nel caldo di Lisbona, i Celtics vennero in migliaia, per vedere i Bhoys diventare campioni!”. Davvero da pelle d’oca.

Implacabili davvero, e dopo l’ennesima ovazione per Sinclair con il fantastico coro “Lui è Scott Sinclair, lui è meraviglioso, quando segna un goal è bello, è magico… Quando corre sulla fascia è veloce, è leggero, è spaventoso e noi Bhoys cantiamo dodododododododododododo” (sulle note di The Logical Song degli Scooter), è l’ora di Brendan Rodgers: l’ex tecnico del Liverpool è ormai un vero e proprio idolo per i tifosi del Celtic (forse anche perché è Nordirlandese).

La presa in giro ai cugini dei Rangers “Can you hear the Rangers sing? nooo nooo! Can you hear the Rangers sing? nooo nooo!”, sulle note di “Everybody sing a song” dei Cartoons è da apoteosi.

Match che giunge al termine, Gers che abbandonano lo stadio e tutti i tifosi biancoverdi che cantano ancora “Questo è quello che vuol dire essere Celtic, siamo ancora campioni come sapete, Brendan Rodgers è qui per vincerne 10 di fila, 10 di fila”.

Si conclude nel migliore dei modi (per me e per i miei amici) l’Old Firm numero 407, il derby più antico e più giocato in tutto il mondo.

Federico Roccio.