Così, tra notti insonni, carta e vernice, riunioni accese, nuvole di fumo, pianti, risate, abbracci, botte, qualche birra, freddo, pioggia, milioni di chilometri improponibili e soldi buttati, sono passati 25 anni.

Quanto tempo è trascorso da quel 23 febbraio del 1992! Nessuno allora avrebbe mai immaginato che quel semplice desiderio di stare insieme di un manipolo di adolescenti sbarbati si sarebbe, poi, rilevato il filo conduttore della loro giovinezza.

È come finire nella carta moschicida: quando resti incollato sei, ormai, fregato. Negli anni sono cresciuti e quei ragazzini si ritrovano oggi a far conoscere quell’emozione dei gradoni ai loro stessi figli.

Sì, perché ogni volta che si solca il cancello di uno stadio le emozioni sono sempre le stesse. Così come quell’ansia che fa sobbalzare dal letto ogni volta che in piena notte si avvolge la propria sciarpa al collo e si chiude la porta di casa alle spalle per prendere parte a una nuova avventura. Fuori è ancora buio, la città dorme, ma il pensiero è agli amici che aspettano, ai chilometri da fare e lungo il cammino che porta da loro, intanto, si spera che vada tutto bene. È la magia della trasferta!

Negli anni questa magia è diventata sempre più costosa. Il prezzo da pagare è stato alto. Questo però non è stato un freno, nonostante l’aver dovuto mettere in soffitta i simboli di una vita. Quello che non si vede non significa che non ci sia. Cambiano i modi, ma non le battaglie e le idee. E si arriva, così, a venticinque!

…to be continued!

Alfonso Ceglia