Soltanto 56 chilometri dividono Liverpool da Manchester. Due città, quattro squadre e un’infinità di storie legate al football. È rivalità vera, di quelle storiche e sentite. Di quelle che hanno scandito il tempo nel calcio d’oltremanica. La working class a confronto, nel Nord dell’Inghilterra. Città falcidiate dalle politiche tatcheriane, che per anni negli spalti e nel pallone hanno visto l’ultima ancora di salvezza, l’unico modo di vedersi vincenti in una società che li dipingeva perdenti e derelitti a priori.

Certo, è innegabile che lo scontro titanico – almeno nell’immaginario collettivo – sia sempre stato quello tra Liverpool e Manchester United, ma è altrettanto vero che l’acredine resta al netto del campanile. Insomma: quella tra Reds e Citizens è sfida vera, che si colloca in uno scenario ormai atrofizzato e grigio come quello della Champions League, sempre più habitat naturale per tifosi da poltrona e spettacoli degni del più arzigogolato showbiz.

Per tastare l’aria basta fare una passeggiatina per le strade che circondano Anfield nel pregara. Stuoli di scousers sorseggiano birre ostentando fibrillazione. La squadra di Klopp ha regalato loro il sapore dei vecchi fasti, tanto che negli occhi dei più anziani riecheggiano in maniera lampante le imprese dei Reds anni ’70 e ’80.

All’arrivo del pullman del Liverpool la strada viene inondata dal fumo della pirotecnica, di cui i Reds fanno notoriamente uso, confermandosi alquanto astrusi rispetto all’atteggiamento medio del tifoso britannico. Ad assaggiare il benvenuto del pubblico di casa – tanto per dare l’ennesima spallata al famigerato “modello inglese” – sono anche gli uomini di Guardiola, che al loro arrivo vengono fatti bersaglio di un fitto lancio di bottiglie e oggetti contundenti. È un qualcosa molto più diffuso di quanto si pensi in Inghilterra (qualcuno ricorderà, ad esempio, fatti simili prima di West Ham-Manchester United dello scorso anno). La vera differenza dal nostro Paese è nella reazione della polizia: senza drammi i bobbies riportano la situazione alla calma.

Con il fischio d’inizio fissato per le 19:45 non ho molto tempo per rimanere fuori. Neanche a dirlo Anfield è pieno in ogni ordine di posto, con un bel colpo d’occhio offerto anche dal settore ospiti. Il clima è diverso da quello che generalmente si respira negli stadi inglesi, basti pensare che la Kop esibisce sin da subito un numero elevato di bandieroni, che verranno sventolati durante l’esecuzione di “You’ll never walk alone”.

Partendo proprio da questo storico canto e passando per diversi cori eseguiti dalla Kop si può fare una netta congiunzione con il movimento ultras italiano. Non è infatti un mistero che molte tifoserie a cavallo tra i ’70 e gli ’80 facessero delle vere e proprie “gite d’istruzione” in terra d’Albione. Del resto è sufficiente osservare il CUCS Roma nel suo primo decennio: stendardi, cori e frasi in inglese “importate” proprio dalla Kop. Il tifo all’italiana affonda le sue radici proprio in uno studio approfondito delle terraces inglesi, per poi evolvere nelle modalità che oggi tutti conosciamo. Diciamo che gli italiani hanno ripreso il meglio dai britannici, utilizzandolo come base e costruendoci su quello che a tutt’oggi è il più importante, duraturo e trasversale movimento d’aggregazione giovanile dello Stivale.

Ritornando alla partita in questione, l’ambiente risente positivamente dell’avvio sprint dei Reds. Il Liverpool si porta in pochi minuti sul 3-0 infiammando il proprio pubblico e dando il là a un clima davvero bello, soprattutto se paragonato alla solita piattezza delle gradinate inglesi. Tutta la Kop segue la gara in piedi e nei momenti morti (prepartita, intervallo e post partita) fa bella mostra dei propri vessilli, con uno stile che mescola quello inglese a quello in voga nei Paesi mediterranei. Ok, sicuramente siamo lontani anni luce dalle nostre curve e dal nostro pubblico, ma almeno a queste latitudini si ha qualche segnale di vita.

Discorso totalmente opposto nel settore ospiti. Sarà per il risultato e per i gol piovuti a grappoli nel primo tempo, ma i supporter del City seguiranno la gara praticamente in silenzio.

Al fischio finale c’è ovviamente grande gioia tra il pubblico di casa che dopo diversi anni sogna la coppa dalle grandi orecchie. L’esito finale è rimandato alla prossima settimana, quando a Manchester si giocherà il secondo atto di questa eterna sfida.

Marco Meloni

Pietro Aiello