“Il giorno del derby non è così lontano, spranghe e catene è la legge degli ultras, siamo tutti una massa di ribelli e allo stadio andiamo per picchiar…” questo era un coro sulle note di “Fischia il vento” che era in voga negli anni ’80, periodo nel quale la violenza negli stadi italiani era nel suo culmine. Del resto la generazione di quel tempo era affascinata, preoccupata e comunque influenzata da ciò che accadeva nella società, tra destra e sinistra eversive, manifestazioni e scioperi che culminavano in inevitabili scontri, “chiodi” e Camperos da una parte, Clarks e parka dall’altra. Oggi il clima nelle piazze e negli stadi è completamente diverso, le piazze sono state completamente svuotate da quell’ondata di ribellione con la quale la gioventù dell’epoca credeva di cambiare il mondo, mentre negli stadi c’è stata una crescente maturazione che ha portato l’ultras ad identificare nello Stato e nelle sue strutture, il principale nemico da combattere. Poi son rimaste le rivalità storiche, alcune rivalità sono sorte, ma in linea di massima l’ondata di violenza di quegli anni è difficilmente replicabile ai giorni nostri.

Il derby tra Livorno e Pisa riserva un fascino non indifferente, all’interno della partita c’è un microcosmo per certi versi anche difficile da spiegare. Perché i derby non sono tutti uguali malgrado la tensione sia più o meno identica a tutte le latitudini. Però ci sono le notevoli o sottili differenze che diventano sostanziali quando si prende in esame l’ultras duro e puro, colui che vive per mesi con l’obiettivo di non sfigurare, con l’obiettivo di aver la meglio sull’avversario in una battaglia che si decide su diversi tavoli da gioco.

Prima piccola ma importante conquista per il derby in questione, è la trasferta aperta ai tifosi ospiti, aspetto questo che non era del tutto trascurabile in quanto all’andata ai tifosi livornesi erano stati riservati solamente 400 biglietti che puntualmente sono stati rispediti al mittente. Fortunatamente in questa partita di ritorno le due tifoserie si son potute confrontare a ranghi compatti, lo stadio ha avuto la sua bella cornice di pubblico, anche se durante la settimana non sono mancate le problematiche, sia a Pisa che a Livorno, per l’acquisto dei biglietti. Tralascio volutamente nel dettaglio i botta e risposta tra le due società, le difficoltà per l’acquisizione di un tagliando, gli stratagemmi per aggirare i divieti ed arrivo al punto di assicurare che da una parte e dall’altra, ci sono state persone che sono riuscite a varcare gli ingressi senza essere in possesso del regolare ticket. Risultato? Stadio con un buon colpo d’occhio e zero problemi all’interno dell’impianto, malgrado le tante preoccupazioni da parte di forze dell’ordine e politici locali che non hanno mancato di soffiare sul fuoco.

Agli ultras pisani era stato consigliato di muoversi con i mezzi propri, idea che a livello organizzativo sarebbe stata strampalata ed infatti la risposta degli ultras è stata quella di raggiungere Livorno a bordo di due treni fatti arrivare alla stazione di Livorno Centrale, dove alcuni bus di linea hanno trasportato il contingente fino al settore ospite. Ovviamente non sono mancate auto e mini bus ma in linea di massima, le persone che hanno scelto questa soluzione sono state una netta e ridotta minoranza.

Clima fuori dello stadio abbastanza tranquillo e disteso, anche se ad onor del vero un capillare servizio d’ordine informava che la partita era stata segnata con il bollino rosso, prova ne è il fatto che anche un elicottero ha sorvolato la zona dello stadio fin dalle prime ore del pomeriggio, per scoraggiare eventuali azioni non propriamente consentite.

Prepartita che scorre sostanzialmente tranquillo, non mancano i cori della curva livornese all’indirizzo dei propri giocatori durante il riscaldamento, mentre il settore ospite è praticamente spoglio, al suo interno si possono notare qualche striscione di club e qualche centinaio di sportivi.

Poco prima dell’ingresso in campo delle squadre, ecco arrivare il primo contingente di ultras nerazzurri che cominciano a riempire il settore: pezze e striscioni vengono appese alla recinzione e si notano un po’ tutte le sigle della Curva Nord formato trasferta. La tensione e l’adrenalina si tagliano a fette, le due tifoserie si mostrano nel loro aspetto migliore e mentre il pubblico di casa offre, sia in curva che in gradinata, una coreografia, nel settore c’è un bello sventolio di bandiere.

Se, a dirla tutta, a livello coreografico non si è visto nulla di eccezionale, per quanto riguarda tifo, passione e tensione, la partita è stata ampiamente superiore alla media, in alcuni frangenti la colonnina di mercurio è salita a temperature notevoli.

Con l’inizio delle ostilità sul terreno verde, si aprono anche le ostilità tra le due tifoserie, che ce la mettono davvero tutta per primeggiare l’una sull’altra.

Gli ospiti dimostrano una buona organizzazione derivante ormai da una consolidata linea di condotta, i soliti lanciatori si mettono spalle al campo ed il pubblico risponde sempre in maniera esemplare. Cori e voce non mancano ed in alcuni frangenti è praticamente tutto il settore a rispondere alle sollecitazioni che arrivano dal basso. La squadra viene incitata costantemente, anche se non possono mancare gli inevitabili cori offensivi che si scambiano le due tifoserie. Non mancano neppure bandiere e bandierine, qualche torcia viene accesa in maniera piuttosto clandestina, mentre per l’occasione vengono esposti anche alcuni striscioni ironici per sbeffeggiare i rivali, puntando soprattutto sulla decisione dei livornesi di tesserarsi dopo un primo netto rifiuto. Ovvia la risposta dei locali che hanno rispedito al mittente le accuse sia a colpi di cori, sia a colpi di striscione.

Rivalità perciò ai massimi livelli ma ciò non esclude il nobile sentimento della solidarietà visto che tra il primo ed il secondo tempo, nel settore ospite vengono esposti in rapida successione due striscioni che si prendono l’inevitabile applauso da parte di tutto lo stadio: “Pisa ricorda la Moby Prince e chiede giustizia. Vergogna” e “28-3-18: mai più morti sul lavoro. Vicini ai lavoratori del porto”.

Padroni di casa che dopo la coreografia proposta, si danno da fare con il tifo. Ovvia una massima partecipazione, qualche battimano è davvero impressionante ed alcuni cori sono autentici boati, del resto erano quasi vent’anni che non si assisteva ad un derby aperto tra le due tifoserie, perciò c’è pure da sostenere che esiste una generazione per la quale questa partita ha un sapore particolare.

I cori offensivi che intonano i livornesi non mancano assolutamente anche se in linea di massima viene privilegiato il sostegno alla squadra, che tra le altre cose sta vivendo un periodo non troppo fortunato dopo un inizio di campionato ampiamente soddisfacente. Tra i padroni di casa sono presenti i gemellati di Marsiglia e dell’AEK Atene con tanto di vessilli: qualche coro di ringraziamento è praticamente obbligatorio, a confermare quell’apprezzamento che le nostre tifoserie godono ancora oltre confine.

La partita sul terreno di gioco si mette bene per la squadra locale che segna un gol per tempo e chiude la pratica. Sul finale di partita la curva di casa sbeffeggia con maggior intensità gli avversari che hanno la costanza e la perseveranza di tifare al di là della sconfitta che si sta materializzando sul manto erboso.

In definitiva un derby dal sapore forte, una partita che ha saputo trascinare le due tifoserie, tifoserie che a loro volta hanno onorato ampiamente l’evento. I tempi cambiano, gli ultras si adeguano e mutano la loro pelle, ma ancora il derby tra Livorno e Pisa è vissuto con l’attesa spasmodica di una partita che vive di luce propria, dove sugli spalti vincere una sfida del genere ha un fascino ed una valenza di gran lunga superiore ad una normale sfida di campionato o a qualsiasi altro derby regionale. Valeva la pena presenziare a questo derby? Ovviamente sì!

Valerio Poli.