Tempo di partitelle estive, ritiri, speranze e rientri anticipati.
Perché lo stare al passo con i tempi lascia spesso perplesse le generazioni cresciute gustando settimane intere di preparazione ai piedi di montagne verdi.
E’ il calcio d’oggigiorno, che piaccia o meno, sono tempi in cui l’estate fa immediatamente rima con tournée in luoghi lontani ove esportare il brand.
E così, dopo sette giorni coccolati dalle tiepide temperature della Val Rendena, tra un canederlo in brodo e una polenta in barba alla calura della Capitale, si fanno bagagli per tornare in città.
La Roma dal canto suo è già pronta a disfare le valigie appena chiuse per dare il via alla International Champions Cup, competizione a stelle e strisce che la vedrà impegnata in quel di Detroit, Harrison e Foxborough contro PSG, Tottenham e Juventus.

Ma andiamo con ordine, torniamo alle verdi vallate e alle nuvole che dominano incontrastate il Doss del Sabion, la vetta del piccolo centro da cui, dopo un breve viaggio tra cabinovia e seggiovia, è possibile ammirare la bellezza del Parco Naturale Adamello Brenta.
Dopo la tradizionale amichevole contro la rappresentativa locale, la Roma del nuovo mister Eusebio Di Francesco ospita al centro “La Pineta” di Pinzolo il FC Slovacko, società ceca con sede a Uherské Hradiste che milita nella massima divisione nazionale.
Giallorossi contro biancoblu, come gli omini del calciobalilla, accomunati però dalla data del 1927: anno di nascita di entrambi i club.
Occasione per salutare il folto pubblico accorso in prevalenza dal Nord Italia per stare a contatto con la squadra, pur in presenza di molti, tanti – per alcuni troppi – giocatori con poco appeal.
Già ad un’ora abbondante dal fischio d’inizio una lunga coda all’ingresso dà il benvenuto ai tifosi, le cui fila man mano vengon rimpolpate dall’arrivo di diversi rappresentanti dei gruppi organizzati.

Nonostante i 15€ richiesti per la tribuna e i 10€ per il prato da parte dell’Agenzia per il Turismo – organizzatrice dell’evento – i tifosi giallorossi si riversano in buon numero occupando la quasi totalità degli spalti, mentre uno spicchio della tribuna di destra viene destinato alla piccola brigata di tifosi giunti dalla Repubblica Ceca per sostenere i propri beniamini.

Prezzi tutt’altro che amichevoli capaci di generare perplessità e malumore in alcuni, portando molti a pensare che forse sarebbe stato meglio trovare una soluzione in grado di render felici tutte le parti. Magari trovando un accordo preliminare per regalare ai tifosi la possibilità di assistere alla sfida senza un ulteriore esborso economico, ferme restando le necessità dell’ente locale.
Un bravo oste a fine pasto porta in dono caffè e ammazzacaffè col fine di ingraziarsi la clientela. Se il tifoso deve essere un cliente almeno sia trattato con l’obiettivo di renderlo completamente soddisfatto.
Ma forse queste dinamiche hanno poco interesse o forse siamo noi sciocchi a ricercare qualcosa di non dovuto, ma gradito.

L’ingresso in campo delle due squadre è accompagnato dagli applausi degli astanti, mentre su un lato del terreno verde campeggiano due striscioni dedicati rispettivamente alla memoria di Giorgetto, storico ultrà giallorosso scomparso pochi mesi or sono, e Bradley Lowery, giovane e sfortunato tifoso inglese la cui triste storia ha fatto il giro del mondo.

Il clima mite e qualche goccia di pioggia accompagnano la contesa piuttosto accesa, per essere una semplice amichevole di metà luglio.
Alle spalle della porta che si affaccia sulle Dolomiti un manipolo di tifosi dà vita ad un tifo scaglionato e discontinuo, pur non mancando momenti di partecipazione quasi totale al supporto della squadra.
I tifosi cechi, dal canto loro, si producono inizialmente in un paio di battimani attirando l’attenzione di chi scrive, passando però nel giro di qualche minuto ad una posizione passiva di mera osservazione del gioco.
Tra un duro scontro e qualche scaramuccia termina il primo tempo mentre iniziano a spuntare come funghi gli ombrelli e le mantelline.

La ripresa porta con sé un primo striscione rivolto al presidente James Pallotta, un messaggio chiaro e diretto alla mancanza di unione tra il numero uno e il cuore pulsante del tifo giallorosso. Prontamente rimosso da alcuni steward, viene però bissato.
Chi frequenta lo Stadio Olimpico o chi conosce le dinamiche di curva saprà riconoscere senza problemi le mani che han composto questi striscioni in base al font utilizzato. E forse sarà a conoscenza del fatto che, pur avendo contrastato per quasi due anni la divisione imposta dalle famose barriere in plexiglass poste al centro delle due curve, il tifo giallorosso è fortemente diviso e frammentato su posizioni ben più difficili da ricucire.

Eppure, per una volta, il messaggio lanciato dai gruppi ha avuto la stessa matrice, lanciando così un appello che forse a qualcuno è sfuggito.
Perché i tempi verbali utilizzati non possono non far pensare.
Curva Sud e Pallotta: mai stati uniti”, “Pallotta facci un favore…diventa romanista”.
Non una negazione futura, ma una osservazione di ciò che è avvenuto in passato, non una chiusura a priori ma una velata richiesta di apertura.
O forse gli occhi di chi guarda son pervasi da troppe speranze.

Il triplice fischio finale sancisce la fine del ritiro della Roma in Val Rendena, un 1-0 utile al nuovo tecnico per valutare i giocatori che potranno prender parte all’imminente viaggio oltreoceano.
I tifosi abbandonano gli spalti alla spicciolata mentre i gruppi si riappropriano dei vessilli appesi per sentenziare la loro presenza.
Tolto il nastro adesivo e piegate con cura, le stoffe finiranno nuovamente in un cassetto per essere ritirate fuori alla prima occasione utile, magari in una calda notte di metà luglio nei vicoli del centro.
Termina così la settimana di Pinzolo tra facce sorridenti e qualche perplessità, smania di ricominciare e messaggi da inviare, tra maestri muti e discepoli silenziosi.

Gianvittorio De Gennaro