Attraverso un comunicato sul proprio sito web, il Milan annuncia che

il 9 agosto, alle ore 20:45, sarà protagonista di un’altra affascinante amichevole dal sapore internazionale. Allo stadio Massimino di Catania i rossoneri affronteranno il Real Betis.

Non è propriamente una novità. È una prassi piuttosto consolidata per le tre grandi blasonate a strisce del Nord Italia (qualcuno lo ritiene un vero e proprio “colonialismo” del tifo), di programmare amichevoli al Sud per allargare anche in queste zone la sua base di tifosi, invero di suo già molto folta.

Il dibattito intorno a questo tema, negli ultimi anni, sulla scia del tanto caldeggiato “Support your local football team” d’ispirazione anglosassone, è diventato anche abbastanza serrato, in virtù appunto del radicamento dell’idea per la quale il tifo debba essere anche, o forse soprattutto, una questione di identità territoriale. La più classica domanda che si può sentire porre, da un tifoso della squadra cittadina magari ad un suo cittadino che “tifa gli squadroni”, è: “Ma come fai a tifare la squadra di una città che non ti rappresenta né culturalmente, né territorialmente e che anzi, spesso e volentieri è portatrice di cori di odio verso la città in cui sei nato e da cui provieni?”. La domanda è più che legittima, per quanto poi la questione non vada banalizzata con un paio di semplici slogan.

Se in certi posti, o per certo tipo di tifosi mediamente appassionati di calcio, una partita come questa rappresenta un evento per vedere all’opera i campioni da vetrina della Serie A, c’è dunque anche una controparte che non la vede esattamente alla stessa maniera. È il caso, nello specifico, degli ultras di Catania che non hanno decisamente preso bene l’eventualità che questa gara si giochi in casa propria, che ad una tifoseria rivale sia stato concesso di sconfinare nel proprio territorio. Così, nei giorni scorsi, per le strade della città e nei suoi punti più strategici, sono apparsi diversi striscioni e scritte contro i tifosi milanisti.

“Voglia da teppista… picchiare il milanista!”; “Vi daremo la caccia. Milan merda”; “Nella mia curva solo i miei colori… Milan merda”; “Vi aspettiamo a cinghie tese!!!”. Non si prospetta una trasferta delle più serene insomma, per quanto poi, solitamente, in queste gare sono per lo più semplici tifosi del circondario ad accorrere, con gli ultras che seguono o a ranghi ridotti o addirittura scelgono di non presenziare. Forse la scelta di dichiarare apertamente i propri intenti non è stata delle più felici, da un punto di vista strategico, e finirà inevitabilmente per far alzare la soglia d’attenzione del servizio d’ordine, ma in ogni caso passa comunque il messaggio, per chi detiene la gestione dell’impianto sportivo (in questo caso il Comune), che in futuro, certe decisioni, vanno ponderate con più oculatezza.

MF.