“Ridateci il calcio”, parte da qui il mio racconto di Milan-Rijeka, da questo stendardo esposto in seconda transenna della Curva Sud di Milano dal gruppo Roma 1978. Tutti desideriamo rivivere quelle emozioni che trasmetteva proprio quel “vecchio calcio” di cui abbiamo tanta nostalgia, per chi lo ha fortunatamente vissuto o per chi sfortunatamente ne ha solo sentito parlare.

Il classico martedì della Coppa delle Coppe, la Coppa Campioni di mercoledì e la Coppa Uefa di giovedì, in orari diversi per ciascuna gara in base al fuso orario, con partite proposte magari in un’affascinante differita, lì dove le distanze erano ancora improponibili per le trasmissioni. Quelle distanze che ieri sembravano troppo lontane e che oggi sono tremendamente vicine grazie alle innovazioni tecnologiche.

Sì perché spesso il progresso non è sempre sinonimo di vantaggio e di benessere ma può essere talvolta intollerabile per chi ci viveva bene anche senza o che avrebbe potuto anche conviverci bene se non vi fossero state immolate tutte le proprie tradizioni.

L’inconfondibile voce telefonica di Bruno Pizzul e Alfredo Provenzali, le affascinanti storie europee del Vicenza di Lamberto Zauli e Pasquale Luiso o del Parma di Dino Baggio e Nestor Sensini che non potevano non coinvolgere chi il calcio lo viveva con passione.

Magliette non troppo sofisticate, colori sociali di appartenenza, pochi sponsor, numerazione classica da 1 a 11 senza nomi sul retro. I calciatori non erano di certo prime donne come oggi, lo testimoniano i baffi inconfondibili di un certo Pietro Paolo Virdis, la chioma dorata di Stromberg, la grinta di Rizzitelli e da qui ne potremmo nominare tantissimi altri che senza tanti estetismi primari sono rimasti nel cuore di chi è innamorato del pallone.

Quella passata Coppa Uefa oggi ci viene riproposta come Europa League, con orari standardizzati per tutte le partite alle ore 21.05 oppure alle 19.00. La gente non ne è più particolarmente coinvolta: troppe gare da disputare prima di giungere alle fasi cruciali, chi è a casa spesso non la segue nemmeno in TV e gli stadi continuano ad essere sempre meno affollati come il San Siro in questa gara che di certo non richiama il pubblico delle grandi occasioni. Cosa diametralmente opposta invece accade in altri paesi, come quelli dei Balcani, per esempio, che visti più da vicino in questi ultimi anni attirano sempre più gli interessi del nostro paese fino adesso affezionato e radicato al movimento ultras nostrano.

Ed è proprio lì, in alcune nazioni, che non solo il calcio ma lo sport in generale può diventare sinonimo di rivalsa sociale e viene vissuto con acceso orgoglio e passione. Ad emergere è quel senso di appartenenza che spinge ben oltre quello che può essere il semplice sostegno per i propri colori, dove sostenere la propria squadra in altre città, oltre i confini della propria terra, alimenta quel giusto valore di patriottismo che rende ammirevole e a tratti unica una tifoseria e persino un intero movimento ultras.

È il caso, quest’ultimo, dei sostenitori Croati del Rijeka che in questo match sono presenti in oltre 4 mila, sistemati in quel settore ospiti al terzo anello della Curva Nord di San Siro che non rende giustizia alle tifoserie avversarie che giungono al Meazza. Un sostegno incondizionato per tutta la durata della gara a prescindere dal risultato in campo; vari bomboni esplosi e tantissime torce accese, molte delle quali lanciate sul terreno di gioco durante alcune fasi del secondo tempo, causandone la sospensione per un paio di minuti.

Dall’altra parte, della Curva Sud c’è poco da rimarcare. Nonostante qualche spazio vuoto, il sostegno ai rossoneri non è mai mancato. Ottimo il compito di coordinazione dei vari lanciacori che, posti sui diversi striscioni e a distanze notevoli, hanno gestito con grande unità di intenti un settore così ampio come il primo anello di San Siro.

Bandieroni in movimento soprattutto nelle fasi iniziali e finali della partita che hanno creato davvero un ottimo impatto visivo. Il ritorno dell’utilizzo dei tamburi poi, ha permesso che il tifo non subisse particolari cali, dove la dimestichezza di chi lo suona in sintonia con la giusta interpretazione della gara da parte del lanciacori, hanno permesso di rifiatare nei momenti opportuni con ritmi coinvolgenti di battimani.

Anche se prima e al termine della partita non si sono verificati episodi tali da essere riportati, all’interno dello stadio sono stati molteplici i cori avversi che si sono scambiati le due tifoserie, con i Croati in questo caso protagonisti e artefici di un ottimo lessico italiano.

Lello Onina.