Non si può non giostrare dietro la questione numerica di questa o quella tifoseria, del resto oggi potrebbe avere poco senso parlare esclusivamente di qualità a discapito della quantità. La divisione tra settori nei tempi andati, l’introduzione delle telecamere fuori e dentro gli stadi, l’innalzamento della soglia repressiva di questi ultimi anni, ormai le azioni tanto care ad alcune tifoserie italiane diventano sempre più difficili, per non dire impossibili e spesso e volentieri c’è il rischio concreto di dover chiudere la baracca a tempo indeterminato. Se la diffida è un pericolo costante per chi intende estremizzare l’essenza ultras, con i tempi che corrono oltre alla diffida si corrono un altro bel tot di rischi con l’aggravante che uscire dalle situazioni indenni e farla pulita è sempre più difficile. Ecco che la qualità di una tifoseria va di pari passo con la quantità, presentarsi in trasferta muniti di TdT o altre amenità simili in numeri importanti, offre l’idea di una tifoseria in salute, al contrario presentarsi sistematicamente in poche unità è sintomo di una decadenza che a certe latitudini fa paura. Ultimamente, con l’accettazione della tessera da parte di molte tifoserie italiane, si è ripreso a vedere gruppi in trasferta, sicuramente l’aspetto estetico è molto diverso da quello che ci si attendeva una decina d’anni fa comunque la massa umana che si riesce a muovere comincia ad essere di quelle da non sottovalutare.

Catania è una piazza un po’ particolare, del resto la tifoseria è capace di muovere grossi numeri, la risalita dall’allora serie C fino al palcoscenico della serie A ha fatto sì che una bella massa di persone si identificasse con il Calcio Catania e con le due curve rossoblu. La città ha fame di calcio e dopo anni di campetti quasi di periferia, ha saputo adeguarsi alla nuova veste. L’attualità ci parla di una squadra che milita in serie B con l’aggravante, non da poco, di essere stata designata ad inizio campionato come la squadra da battere ed invece la classifica piange e non poco. Malgrado le peripezie capitate alla tifoseria rossoblu, l’ascesa e la discesa tra i campionati, il “no alla tessera” è stato un cavallo di battaglia che ha unito invece di dividere, tanto che gli ultras etnei hanno tenuto fede alla loro parola continuando una lotta che sembra sul punto di morire per insufficienza di protagonisti. Inutile perciò pensare di trovare nel settore ospite dello stadio Armando Picchi una folla di persone, i tifosi rossoblù che arrivano a Livorno sono poche decine e faranno ciò che possono fare con numeri così ridotti.

Anche la tifoseria locale non vive un bel periodo, a livello numerico anche oggi si vedono delle difficoltà che sono evidenti: escluso lo zoccolo duro di ultras ed incalliti tifosi, sembra che tra la città e la squadra ci sia una scollatura che in passato non era neppure da pensare. I fattori sono molteplici, inutile ribadire la situazione economica non proprio florida, inutile ribadire uno stadio poco funzionale, inutile ribadire le leggi attuali in materia stadio, inutile far presente, per esempio, che a molti sportivi è stato gentilmente chiesto di parcheggiare il proprio ombrello fuori dell’impianto in una giornata che è da bollino rosso. Tanti motivi, qualche quesito di non facile soluzione ma i numeri non tornano e se la curva tutto sommato tiene botta, i restanti settori dello stadio sono quasi un pianto.

I primi a farsi sentire sono gli ospiti che si compattano dietro un paio di pezze  e fanno partire un paio di cori già nel prepartita:”Noi siamo il Calcio Catania” ripetono più volte accompagnando le parole con vivaci battimani, poi è la volta dell’incitamento a qualche singolo giocatore ed alla squadra in genere. Nonostante la posizione di classifica non consona alle ambizioni della tifoseria, sembra che il feeling tifosi-squadra non sia irrimediabilmente compromesso, il sostegno ad ogni costo pare proprio assicurato.

Niente di particolare dal punto di vista coreografico, i padroni di casa dominano la scena del tifo per via dei numeri schiaccianti rispetto all’avversario ed anche per una predisposizione al tifo notevolmente più spiccata. In Curva Nord gli ultras fanno in pieno il loro dovere, il sostegno è continuo ed i cori sono tutti esclusivamente per la squadra che passa quasi subito in vantaggio. Poco colore in curva, una bandiera amaranto ricorda l’anno di fondazione della squadra, per il resto si notano qualche bandierina di piccole dimensioni e poco altro. Se l’estetica non è proprio il top, la lacuna viene colmata dal tifo che viaggia su livelli più che soddisfacenti anche se raramente viene coinvolta tutta la curva.

Il Catania giunge al meritato pareggio infondendo un po’ di brio ai propri tifosi che cominciano a farsi sentire in maniera seria, con il pareggio agguantato i catanesi tornano a compattarsi per sostenere la squadra con più veemenza e a confermare questa tesi, offrono una sciarpata che se non passa proprio alla storia del tifo, è comunque doverosa di menzione. In Curva Nord, passato il momentaneo sbandamento, gli ultras continuano a tifare anche se non mancano di chiedere alla squadra impegno e attributi, binomio che dovrebbe essere il minimo richiesto ad ogni latitudine. Poi è ovvio che una squadra ha dei limiti tecnici che ovviamente vengono esaltati dalla mancanza di condizione fisica o dalla tenuta psicologica non ottimale.

La ripresa si apre con un lungo striscione che i padroni di casa dedicano a Lenny Bottai, noto pugile livornese molto legato alla curva ed al tifo, impegnato in una difficile sfida sul ring a Las Vegas:”Dal popolo supportato…dai media abbandonato. Avanti Lenny non un passo indietro”. Un paio di cori di rito accompagnano l’esposizione dello striscione che trova gli applausi pure della gradinata, settore che generalmente non segue troppo le vicende del tifo ma che evidentemente appoggia idealmente il pugile livornese nella sua importante e difficile sfida.

Il tifo poggia sempre sul pubblico di casa ed anche se il Catania passa in vantaggio, il contingente ospite non può far altro che produrre alcuni cori e cercare di farsi sentire nelle pause degli avversari, del resto in poche unità più di tanto è difficile fare anche se in questa ripresa il tifo di marca catanese raramente scade in prolungati silenzi.

La doccia fredda per gli ospiti avviene quando in appena due minuti il Livorno ribalta la situazione portandosi in vantaggio, ora l’intera curva vive il proprio momento di euforia e la risposta alle sollecitazioni che arrivano dagli ultras non si fa attendere, con qualche coro che viene cantato da quasi tutto il settore. Per il pubblico amaranto è una discesa a fari spenti, l’euforia è contagiosa ed il finale di gara, oltre al quarto gol della giornata, vede l’innalzamento dei decibel. Ci scappa pure un coro verso Catania, gli ospiti sentono chiaramente le parole e rispondono per le rime.

Al triplice fischio del direttore di gara, è festa grande del pubblico di casa mentre mister Sannino invita tutta la squadra ad andare sotto il settore per un rapido confronto con i tifosi che indicano nel portiere Frison il principale colpevole della sconfitta: al mister viene chiesto di far lavorare la squadra ed a ben vedere è il solo risparmiato dalla contestazione, infatti i presenti intoneranno pure un paio di cori in suo onore. Il tempo di risalire la china non manca ma il Catania deve cambiare passo anche se sinceramente in questo pomeriggio non ha demeritato.

 Valerio Poli