Borgo Podgora – Torrenova è appena terminata. Riprendo il documento e, in tutta velocità, mi reco alla mia automobile. Non ho tempo da perdere: dopo avere seguito l’interessante match di Promozione laziale al mattino, devo lasciare la pianura Pontina per salire sui Castelli Romani, dove mi attende, al “Pio XII” di Albano Laziale, lo scontro diretto tra le prime due della classe del girone G di Serie D: Albalonga – L’Aquila.

Per raggiungere la mia destinazione, percorro il tratto finale della “Provinciale Borgo Piave – Cisterna di Latina”, gustandomi il bellissimo paesaggio circostante, caratterizzato da vigneti e coltivazioni (soprattutto di Kiwi); i miei occhi, comunque sempre vigili sulla strada, sono attratti dai profili netti e ben distinguibili dei Monti Lepini ad oriente e dei Colli Albani ad occidente, formanti un corona che circonda l’estesa piana sottostante. A Cisterna di Latina, lascio la “Provinciale” per imboccare la “Tangenziale Appia”, che risparmia, a coloro che sono diretti verso Roma, di rimanere imbottigliati nel traffico della popolosa cittadina al confine tra le province di Latina e Roma. Superata Cisterna, la strada inizia a salire: sono ora sui Colli Albani, la cui aria salubre e i cui paesaggi mozzafiato mi mettono sempre di buonumore. Lungo il tragitto, incontro diversi pullman di club calcistici della provincia di Latina di ritorno dalle loro trasferte mattutine. Superata Velletri, a Genzano sono costretto ad abbondare la “Statale Appia”, a causa dell’inagibilità del ponte di Ariccia: se da un lato sono felice per questo inconveniente, perché ho la possibilità di percorrere la cosiddetta “Via del panorama” (da cui, in un unico campo visivo, si possono ammirare l’estrema periferia capitolina, l’Agro Romano meridionale, il settore settentrionale della pianura Pontina e il mar Tirreno con la conurbazione Anzio/Nettuno), dall’altro guardo con preoccupazione l’orologio, che segna già le 14:00, con l’inizio della partita fissato alle 14.30 e tutte le pratiche burocratiche ancora da svolgere. Alle 14:10 sono comunque nel parcheggio dello stadio. In corrispondenza dell’ingresso al settore ospiti, scorgo un discreto spiegamento di forze dell’ordine e una notevole presenza di tifosi aquilani con le loro sciarpe. Il clima è disteso e sereno. Parcheggiata la macchina, mi reco all’ingresso riservato ai calciatori e ai fotografi: consegnato il documento e indossato il fratino – fornitomi dai gentili addetti della società locale – posso finalmente effettuare la mia entrata in campo, tirando un sospiro di sollievo per aver rispettato i tempi.

Messo piede nell’arena, noto che le squadre stanno ultimando il riscaldamento. Il settore di casa presenta ampi vuoti, mentre il settore ospiti, già discretamente riempito, è occupato da semplici tifosi aquilani. Qualche istante prima del ritorno in campo delle squadre, fa il suo ingresso il contingente degli ultras abruzzesi: sono in buon numero, e si dispongono nella parte bassa della gradinata, in corrispondenza delle loro pezze di ottima fattura; è proprio da questo quadrato che partono i cori di sostegno alla squadra durante la partita, eseguiti, soprattutto nei momenti topici dell’incontro, anche dai restanti spettatori rossoblù.

Ricordo di avere ammirato la tifoseria aquilana, prima della partita odierna, soltanto in una circostanza: al “Santa Colomba” di Benevento, nei primissimi anni Duemila, in una sfida del girone B della vecchia e cara Serie C1: ero, allora, troppo piccolo per conservare ricordi precisi della prestazione degli Abruzzesi in terra sannita (frequentavo le scuole medie, ma già a quel tempo, durante le partite, i miei occhi erano costantemente rivolti ai settori del tifo); tuttavia, dico soltanto che da allora hanno conosciuto una crescita notevole, che ne ha fatto una delle migliori tifoserie – a mio personalissimo parere – in circolazione.

Se non posso dare giudizi sulla loro performance in quel di Benevento di qualche anno fa, ho sicuramente la possibilità di farlo per la loro prova in questa seconda e fredda domenica di novembre: la valutazione non può che essere pienamente positiva. Belli da vedere e soprattutto da sentire, sono autori di un ottimo tifo: tanti i cori per la squadra e per la città, i battimani, i cori a rispondere, alcuni dei quali raggiungono picchi di notevole intensità.

Osservo la partita dall’altro lato del campo rispetto al settore ospiti, tra le due panchine; anche da questa posizione, tuttavia, riesco a sentire il lanciacori sforzarsi al massimo per cercare di coinvolgere quanto più possibile il settore, compresi i tifosi maggiormente restii a cantare. Bellissimi, davvero, i tre bandieroni sventolati senza pausa per tutta la partita; uno, in particolare, colpisce la mia attenzione, spingendomi a fotografarlo di continuo: quello agitato nella parte alta del settore, sul quale sono effigiati i monumenti più importanti del capoluogo abruzzese. Meritano, inoltre, una speciale menzione i loro cori: oltre al noto e bellissimo “Un giorno all’improvviso”, ormai riprodotto in tutte le curve – italiane e non – ma di marca aquilana (se la memoria non mi inganna), mi colpisce moltissimo il nuovo “Vola ai piedi del Gran Sasso, vola sempre più in altro, da quasi un secolo”, che riesce a coinvolgere tutto il settore, segno di come in esso si riconosca tutta la comunità aquilana. Belle le esultanze in occasione dei gol della loro squadra. Accendono, inoltre, anche qualche luminaria. Peccato non propongano nessuna sciarpata, che renderebbe la loro prestazione perfetta. A fine partita, salutano la squadra con un inequivocabile “Via da questa categoria”, mentre anche dopo il rientro negli spogliatoi di terna e giocatori, rimangono per qualche minuto nel loro settore a intonare il nuovo coro suddetto.

Sul fronte casalingo, segnalo soltanto la presenza di tifosi semplici ma non di ultras. Devo dire che, fino a qualche tempo fa, un gruppo ultras seguiva le sorti dell’Albalonga in casa e in trasferta, tuttavia, non avendo seguito le loro ultime vicende, non sono in grado di dare una motivazione della loro assenza.

In campo, la partita è straordinariamente bella, come sugli spalti: si affrontano, infatti, due squadre con l’obiettivo, per nulla celato, di approdare in serie C (preferisco chiamare così il terzo gradino del calcio italiano), con giocatori importanti nelle rispettive rose. I rossoblù si portano in vantaggio all’inizio della ripresa, tuttavia subiscono la rimonta dei Castellani, che prima pareggiano grazie ad una spettacolare azione individuale, poi ribaltano il punteggio su punizione; nei minuti finali, giunge il pareggio aquilano: un 2 – 2 pirotecnico è dunque il risultato finale di questa bellissima partita.

Scattate le ultime fotografie al Monte Cavo(il monte sacro del popolo indoeuropeo dei Latini, su cui aveva sede il culto di Iuppiter Latiaris, nel cuore del Latium vetus), e ascoltate le interviste ai due tecnici nella zona mista, posso abbandonare la graziosa cittadina della provincia romana, contento di avere assistito in giornata a due belle partite e di aver ammirato una tifoseria che merita sicuramente palcoscenici migliori.

Andrea Calabrese.