“O popolo, forgia le ali e spicca il volo”.
Richard Wagner

Una volta le istituzioni tenevano ai simboli che le rappresentavano. Oggi sono i simboli che ancora danno dignità alle istituzioni.

L’ultimo afflato di socialità, solidarietà, e senso di identità, cioè lo stadio, ha prodotto a Mestre un miracolo che si chiama Banda Vittoria.

Costituire una banda musicale è l’atto più rivoluzionario che esista.

Una banda affonda le sue radici nello spirito, nelle cose vere in cui troviamo ancora significato e che, seppur tra dolorose contraddizioni e contaminazioni la curva porta ancora avanti.

È ancora in curva che si cantano, inconsapevolmente, brani di Verdi o di Rossini, è in curva che si fanno proprie le canzoni che cantavano i nostri nonni per colorarle di nuovo significato vero e tangibile, è in curva che ancora si canta in generale.

Questa di oggi è la più grande Vittoria, una Vittoria di popolo. Abbiamo salvato non solo un pezzo di Mestre o d’Italia, ma così noi stessi dalla mercificazione, dalla volgarità affaristica, dall’oblio delle nostre tradizioni.

È nato un gruppo che ha stretto amicizie, ha dato la mano stringendola forte e ha aiutato gli altri tirandola su presto. Abbiamo dei colori che ci distinguono e un ideale da amare e seguire, un fuoco che arde come una bella idea che non vedi l’ora di raccontare e condividere, che infiamma gli animi, una bella notizia che rincuora, una parola che salva una vita o una serata.

“E adesso tutti quanti, proprio tutti, anche laggiù voi in fondo, non fate le merde e alzate le mani e con tutta la forza che avete in corpo, se siete veri uomini cantate: NOI VOGLIAMO QUESTA VITTORIA”

Angelo Dolce.
Banda Vittoria di Mestre.