I derby, si sa, sono partite molto sentite e Novara-Pro Vercelli non è da meno, anche se questo campanilismo è scemato nel corso degli anni. Una ventina di chilometri separano le due città che hanno dato vita a incontri infuocati dentro e fuori dal rettangolo verde, passando anche sul parquet dei palazzetti, teatri di memorabili sfide a colpi di bastoni da hockey. Un campanilismo che non conosce confini e che richiama qualche spettatore in più, sia da una parte che dall’altra. Già dal riscaldamento la partita si fa elettrizzante, fischi e saluti vicendevoli mentre, a centro curva, si lavora per dar vita alle coreografie preparate per l’ingresso in campo dei ventidue.

“Nelle difficoltà nessuna resa in alto gli scudi a tua difesa” questo è lo striscione che campeggia nella Nord: all’ingresso delle squadre vengono anche levati al cielo i vessilli con lo scudo rosso e croce bianca, simbolo della città. Sulla sponda opposta invece viene formato un quadrato centrale sul quale si eleva il simbolo della città Eusebiana, uno scudo bianco con croce rossa, mentre in balaustra lo striscione “Primi a crederci ultimi a mollare” fa capire che i vercellesi saranno sempre, nelle gioie e nelle difficoltà, accanto alla propria squadra.

L’inizio frizzante sugli spalti però non viene recepito dai giocatori in campo che passano buona parte della prima frazione a studiarsi, attendendo il passo falso dell’avversario per punirlo.

I novaresi, oggi in numero ben superiore al solito, riescono a coinvolgere la totalità dello stadio quando si tratta di punzecchiare i propri avversari, rendendo l’atmosfera al Piola piuttosto calda; quando la voce non arriva ci pensano le mani a completare la “sinfonia” proposta dal “palo”. I vercellesi, dalla loro, spaziano da cori più secchi a manate ritmate per cercare di coinvolgere la totalità del settore, che ben partecipa quando il lanciacori intona i classici sfottò verso i propri rivali.

A circa 60’ dall’inizio della gara arriva l’episodio chiave della gara con la Pro Vercelli che cinicamente si porta in vantaggio, alla prima occasione buona con Morra bravo ad insaccare di testa un cross piovuto dalla destra. Estasi per i 600 bicciolani che, oltre ad esultare di gioia per un gol molto importante, non perdono occasione per indirizzare diversi sfottò ai propri rivali. La Nord, assorbito il colpo, torna a caricare i propri giocatori sperando in una pronta reazione, ma la carica degli azzurri non viene recepita dalla squadra che attacca, ma senza mai arrecare pericoli alla porta vercellese.

Sul versante opposto i tifosi ospiti, rinfrancati dal vantaggio, riescono a coinvolgere quasi l’intero settore nella classica sciarpata della curva Ovest, una bella nota di colore che, in aggiunta ai due bandieroni sventolati nel settore stesso, lo rendono colorato e piacevole.

Lo svantaggio scoraggia buona parte della curva azzurra, ma non lo zoccolo duro che prova a più riprese a coinvolgere lo stadio per l’assalto finale, che si riduce in un nulla di fatto consegnando la vittoria ai rivali, che possono lasciarsi andare per una vittoria doppiamente importante, vista la posizione pericolante in classifica, ma soprattuto per aver sconfitto gli eterni rivali tra le proprie mura.

La Nord non è proprio soddisfatta dallo sforzo profuso dai propri giocatori in una gara così importante per la piazza e qualche fischio di disprezzo si sente in lontananza.

Reazione opposta per gli ospiti che, dopo aver festeggiato con i propri giocatori, si lasciano andare quando sotto il proprio settore si reca il presidente del sodalizio bicciolano. L’uscita, come sempre, è salutata da una parte e dall’altra con gli sfottò tipici di queste partite.

I derby sono partite molto sentite e sicuramente le presenze in più, da una parte e dall’altra, sono dettate dal campanilismo. Un peccato che i giocatori non abbiamo messo in campo la stessa voglia che hanno messo i tifosi sugli spalti… ma si sa, per loro è un semplice lavoro.

Alessio Farinelli