01. Ultras Stabia

Ultras Stabia: Società storica del Calcio campano, la Juve Stabia è una delle compagini che può vantare uno dei séguiti più appassionati e numericamente consistenti dell’intera Serie C. Club espressione di Castellammare di Stabia, città alle porte di Napoli, che insieme alle vicine Torre Annunziata e Torre del Greco ha un vasto pubblico di affezionati “incorruttibili” che segue le squadre del posto in cui vive e non si lascia sedurre dal fascino dalla Serie A e dal Grande Calcio ch’è lì a pochi passi, nella più grande metropoli del Sud.
La Juve Stabia (che prende il nome da una vecchia squadra di Castellammare che si chiamava proprio Juventus e che guarda caso aveva i colori bianconeri), nata nel 1907, ha vissuto tantissime stagioni nel Calcio dilettantistico ed altrettante in Serie C (nella vecchia Serie C, in C1 e C2) e può vantare quattro partecipazioni al torneo cadetto (la prima negli Anni ’50), con tre recentissime stagioni consecutive, l’ultima nel 2013-14.
Questa squadra e la sua tifoseria m’hanno sempre fatto venire in mente il Sudamerica, sarà per quei colori gialloblu che un po’ rimandano al Boca Juniors, sarà per lo stadio Menti (intitolato al talentuoso calciatore vicentino perito nella tragedia di Superga a soli trent’anni, che fu l’ultimo marcatore del Grande Torino e che proprio nella Juve Stabia aveva militato) che un po’ fa pensare alla più famosa Bombonera di Buenos Aires, sarà per quel pubblico così caloroso e in perenne movimento.
Una tifoseria che ha oggettivamente un qualcosa di sudamericano, che la rende passionale, festante e colorata, a volte turbolenta, sempre in grado di fare la differenza, con numeri straordinari e che un po’ costituiscono dei piccoli record se si considera che son stati stabiliti prevalentemente in Serie C (penso alle finali play-off contro Salernitana – a Napoli – e Savoia – ad Avellino – rispettivamente nel ’94 e ’99, entrambe perse, in cui oltre 20.000 tifosi gialloblu seguirono in trasferta le vespe).
Anche a livello Ultras, Castellammare è sempre stata una piazza foriera di gruppi e sigle, sintomo d’una mentalità, d’un attaccamento e appartenenza davvero forti e che legano strettamente la squadra gialloblu alla propria città. Due gruppi su tutti mi vengono in mente, che riuscivano ad unire tante diverse realtà Ultras presenti in Curva Sud: i vecchi Swarm Supporters prima, che per anni hanno tirato la carretta, e gli Ultras Stabiae poi, in anni più recenti. Per il resto, il panorama Ultras stabiese è sempre stato, per sua natura, molto frastagliato e variegato; comunque c’è da dire che nonostante tutto la Sud di Castellammare è sempre apparsa molto coesa e forte; una Curva di grande livello e tradizione, rispettata e temuta.
Nel mio disegno, molto giocato sull’assoluto risalto dato ai colori gialloblu, ho voluto porre in posizione centrale il simpaticissimo logo di questo club campano, in una versione fumettistica e rissaiola, con la nostra simpatica vespa che s’arrotola le maniche per un’imminente quanto inevitabile scazzottata. Davanti a lei ho posto un “tango”, che richiamasse – oltre al Sudamerica di cui sopra – gli anni più belli del Calcio italiano, i meravigliosi ’80. Le scritte – in un font ridondante e accattivante insieme – non vogliono celebrare alcun gruppo, ma omaggiare l’intera tifoseria delle vespe campane, quello sciame gialloblu sempre in movimento. Ringrazio mio cugino Emiliano “Zhanco” Marone, grafico e writer 3D di razza, per il determinante aiuto nella colorazione della vespa, senza cui questo disegno non sarebbe stato possibile.

02. Ultras Palermo

Ultras Palermo: Della tifoseria rosanero abbiamo già detto nelle puntate One Step Beyond #4 e #10, in particolare trattando di quelli che sono stati due dei gruppi più importanti della storia del tifo palermitano: i W.U.P. e le Brigate Rosanero.
In questo disegno – che punta molto sull’impatto e sull’alchimia dei tre colori utilizzati (bianco, nero e rosa) – ho ripreso il vecchio logo del Palermo, quello degli Anni ’80, semplice e stilizzato, a cui ho soltanto cambiato la colorazione del rombo, da verde portandolo a nero, che meglio si amalgama con l’insieme grafico. A destra e sinistra dello stesso ho posto le due semplici parole ULTRAS e PALERMO, a voler idealmente unificare l’intera tifoseria (cosa tra l’altro che trova anche riscontro nella realtà, con una Curva Nord che sta mettendo da parte divisioni e incomprensioni, cercando di tornare unita e forte come le aquile in casacca rosanero meritano). Il risultato finale fa pensare ad una sorta di sciarpa, di quelle bellissime e retrò che andavano di moda negli anni di cui sopra (prima che la rivoluzione del tifo all’inglese imponesse le altrettanto belle sciarpe a listarelle), quando le Curve diventavano dei veri e propri tappeti e in cui – proprio per come erano disegnate e realizzate le sciarpe stesse – il bianco era un colore di primo piano che accompagnava sempre i colori sociali dei vari club.

03. Ultras Perugia

Ultras Perugia: Una delle provinciali più famose e rappresentative del nostro Paese, il Perugia è un antico club fondato nel 1905 che può vantare, oltre a 23 partecipazioni alla Serie B, ben 13 stagioni nella massima serie. La prima storica promozione in Serie A, all’epoca del vecchio stadio, l’arena Santa Giuliana, avvenne nella stagione 1974-75.
Era iniziata l’epoca del cosiddetto Perugia dei miracoli, quando la squadra umbra era guidata dal presidentissimo D’Attona (cui si deve la paternità, in Italia, delle prime sponsorizzazioni sulle maglie dei calciatori) e di Castagner (già calciatore biancorosso) alla guida tecnica.
Furono anni irripetibili, in cui la squadra dei grifoni riuscì a mettere in difficoltà avversari ben più quotati (conseguendo addirittura l’accesso alla Coppa UEFA), con un gioco efficace e moderno, culminanti nella stagione 1978-79 che vide il Perugia imbattuto, stabilendo un nuovo record per il Calcio italiano; fu infatti la prima volta che succedeva in un torneo di massima serie a girone unico.
Furono anche anni indimenticabili per via della tragedia che colpì la squadra e l’intera tifoseria biancorossa in occasione della morte del giovane calciatore Renato Curi, stroncato da un infarto durante un sentitissimo Perugia-Juventus, nell’ottobre del ’77. Da allora – allo sfortunato calciatore di origini marchigiane – fu intitolato il nuovo stadio in località Pian di Massiano, in cui il Perugia giocava da due anni.
Dopo alterne fortune negli Anni ’80 tra Serie B e C, nella stagione 1996-97 finalmente il Perugia tornò in Serie A soprattutto grazie agli ingenti investimenti fatti dal patron Gaucci (che aveva rilevato la squadra già dai primi Anni ’90), personaggio controverso che fu al centro di scandali e gossip talvolta ridanciani, accusato di bancarotta fraudolenta e che fu addirittura latitante, rifugiando nella Repubblica Dominicana.
Impossibile dimenticarsi di un personaggio del genere: ricordo le sue esultanze scomposte ai goal del Perugia, quando si lasciava andare al gesto dell’ombrello… inarrivabile! Oppure, in un’altra occasione, quando se la prese col presidente del Bari, Matarrese, per non so quali torti subiti dalla sua squadra, cercando di salire sul pullman dei pugliesi in partenza dal Curi, per farsi giustizia da solo… fantastico!
Quel Perugia che annoverava tantissimi campioni riuscì anche nell’impresa – tutt’altro che facile per una provinciale – di vincere la Coppa Intertoto (nel 2003) ed a partecipare, per la seconda volta nella sua storia, alla Coppa UEFA. Dopo di allora, tra fallimento e vicissitudini varie, il Perugia finì addirittura tra i dilettanti, con la risalita in Serie C e quindi in B ch’è cronaca recente per un club che – per quello che ha fatto e rappresentato – merita senz’altro un posto di rilievo nel Calcio italiano.
A livello Ultras, la piazza perugina è sempre stata molto attiva e la Curva Nord appare costantemente in grado di essere, realmente, il dodicesimo uomo in campo. Una Curva palpitante, grondante entusiasmo, per una fede sentita e che i lunghi anni lontano dai massimi campionati non hanno minimamente scalfito, anzi. Sembra che più passi il tempo più la Nord diventi colorata e festante, indubbiamente a livello estetico e coreografico una delle migliori tifoserie in circolazione, con quel rosso di magliette, bandiere, sciarpe e quant’altro che rendono le partite del Grifo un’esperienza unica, perlomeno a livello visivo.
Strepitosa e burrascosa la rivalità con Terni, per uno dei derby italiani più affascinanti e sentiti. Tre sono i gruppi maggiori all’interno della Nord perugina: la vecchia Armata Rossa (in sella dal ’78), gli Ingrifati (nati nell’89) e la Brigata Ultrà (del ’94). C’è da dire che nonostante gli inevitabili contrasti (oggi assai sopiti) che negli anni hanno caratterizzato questi tre gruppi (soprattutto per differenti vedute politiche) ed il fatto che le tre anime del tifo biancorosso appaiano ben distinte (anche fisicamente, in casa come in trasferta), il tifo per il Perugia non ne ha risentito più di tanto e oggi tutti i gruppi convivono pacificamente nella stessa Curva, sintomo che l’amore per la maglia e la città viene, per questi ragazzi, prima d’ogni altra cosa.
Così, nel disegno oggetto di questa presentazione, non ho voluto ispirarmi a questo o quell’altro gruppo, ma all’intera Curva, unita idealmente sotto l’insegna del grifone. Disegno tutto giocato sul forte contrasto tra il bianco e il rosso, con il rilievo delle lettere in nero che richiami il contorno della testa della creatura mitologica simbolo di squadra e città. Semplice e d’impatto.

04. Curva Nord Livorno

Curva Nord Livorno: Della Curva Nord di Livorno e della sua importanza all’interno del mondo Ultras, abbiamo già ampiamente visto in due occasioni (One Step Beyond #5 e #12). In questo disegno ho ripreso la celebre frase che campeggia sul lunghissimo striscione esposto sulla vetrata della Nord ormai da più di qualche stagione, che mi sembra esemplare e suona come una risposta a tutti i detrattori della Curva labronica, accusata di avere come unico intento la fede politica, a discapito di quella amaranto. Accusa infondata, in quanto, negli anni, Livorno ha sempre dimostrato un attaccamento viscerale alla propria squadra di calcio e ai suoi colori (la riprova ne sono le folle oceaniche che seguivano l’undici toscano nei lunghi anni della Serie C, prima della scalata alla serie cadetta e quindi alla Serie A).
Alla sinistra della frase ho posto un personaggio fumettistico (ripreso da una vignetta dell’illustratore Tauro) che potrebbe essere un nerboruto portuale livornese (come credo ce ne siano tanti in Curva Nord), con tanto di sigaro Havana.
Sotto la frase, invece, in giallo oro (colore talvolta usato dalla tifoseria amaranto) ho posto l’acronimo sociale del club e la città di appartenenza; al centro un’àncora, a ricordare che la squadra del Livorno è espressione d’una città di mare con un porto tra i più importanti.

05. Sconvolts Cagliari

Sconvolts Cagliari: Un gruppo di cui è davvero difficile parlare e per cui ogni parola in più potrebbe essere di troppo. Nati nel lontano 1987 – in una stagione in cui il Cagliari sarebbe retrocesso in Serie C1 – gli Sconvolts rappresentano nel mondo Ultras un baluardo di “purezza”, riconosciuto da tutti, anche dai nemici.
Intransigenti, estranei alle mode, questi ragazzi sardi si concedono col contagocce, anzi non si concedono affatto, avulsi a qualsivoglia richiamo gaudente. In un mondo Ultras sempre più tecnologico e globalizzato, in cui spesso è difficile distinguere tra Ultras veri e da tastiera, gli Sconvolts hanno scelto la strada dell’Aventino, arroccandosi su un colle fatto di silenzio, impenetrabilità, massimalismo, fierezza e sacrifico assoluto per la Causa. Non so quanto ciò sia positivo e il discorso sarebbe troppo lungo, ma è un dato di fatto e come tale bisogna prenderne atto, soprattutto in termini di audacia.
Spesso, troppo spesso, si sente parlare, nel classico linguaggio Ultras, delle solite cose: niente compromessi, niente politica, niente moda, solo la maglia, sempre al tuo fianco e tutti i cliché che noi tutti conosciamo a memoria. Per tanti che ci riescono, ce ne sono altrettanti che lo fanno a metà o riescono solo nelle intenzioni. Gli Sconvolts Cagliari sanno essere Ultras al 100%, senza se e senza ma, estranei a qualsiasi polemica, a qualsiasi versione di comodo, a qualsiasi speciosa rappresentazione.
Per loro parlano i fatti e il coraggio, mentre il tempo sembra davvero essersi cristallizzato: anzi, nei primi anni ’90, un minimo di “visibilità” (quella più buona, fatta di striscioni, bandiere e colore) riuscivano pure ad averla. Oggi no. Zero visibilità, sembrando diventati quasi un’entità, un gruppo “metafisico”, non espongono neanche più lo striscione, in un’epoca in cui bisogna dichiarare tutto, loro scelgono di non parlare, di non apparire. Può sembrare un suicidio, ma questi ragazzi si esprimono soltanto entro quei “limiti” di libertà che ancora esistono (chissà per quanto) al di fuori del compromesso e all’interno d’un movimento Ultras lontano parente del proprio illustre passato.
In trasferta non vanno più gli Sconvolts (loro che hanno “reinventato” il concetto stesso di trasferta), e l’acronimo TdT diventa rosso e si vergogna di sé stesso a trovarsi nella stessa frase (magari sullo stesso rigo) con quelle nove lettere che rappresentano un pezzo imprescindibile della Storia Ultras dell’Italia… gli Sconvolts.
Allergici persino alle fotografie, deve proprio esserci qualcosa di insito nella loro natura, forse nella loro terra, per rendere questo ragazzi e il loro gruppo così assolutamente incomparabili agli altri. Nel mio disegno, accanto ad un Ultras (da strada più che da stadio) col volto travisato da un fazzoletto (e ripreso sempre da una vignetta del bravissimo illustratore Tauro) ho posto, sotto l’effigie di gruppo, città e data di nascita, una frase ch’è il più celebre e conosciuto slogan (e striscione) degli Sconvolts: quell’essere Ultras, esserlo nella mente!, ch’è più d’una dichiarazione d’intenti. È il manifesto stesso dello Sconvolts pensiero, e in un’epoca in cui la falsità, la mistificazione e l’apparenza regnano sovrani, ogni Ultras, tutti noi, dovremmo far nostra quella frase, scavando il più possibile in fondo a quelle parole per ritrovare il senso d’un’integrità perduta o addirittura mai vissuta nella sua interezza.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;