Ultras Curva Nord Roma: Della tifoseria laziale abbiamo avuto modo di parlare abbondantemente nelle precedenti puntate di questa rubrica (One Step Beyond #1, #4, #5, #6, #8, #10, #12, #16 e #21).
Per questo disegno – che rappresenta un po’ una sorta di summa “artistica” del mio personale tributo alla SS Lazio – ho giocato molto sull’essenzialità dell’insieme, sulla geometria e compattezza delle scritte e sull’eleganza un po’ cool data dalle linee bianche. Lo stemma – non mi stanco di ripeterlo: uno dei più belli del Calcio italiano – è posto in posizione centrale e le lettere che formano la parola ULTRAS sono equamente divise dallo stesso. Nella parte inferiore e sottostante la riga bianca più bassa, nello stesso font della parola Ultras, è posta la semplice scritta CURVA NORD ROMA. Potrebbe sembrare un azzardo (ed in parte, forse, lo è) inserire la parola Roma in un disegno laziale, ma credo che il connubio tra la Lazio e la sua città sia profondo e non passibile di critiche. In fondo se è vero che l’AS Roma rappresenta – anche e soprattutto nella cosiddetta cultura di massa – un qualcosa d’imprescindibile della romanità più popolare e verace, è altrettanto vero che l’altra metà della Capitale può fregiarsi e portare anch’essa con onore il nome della Città Eterna. Del resto l’AS Roma e la SS Lazio – pur così in perenne conflitto sociologico e “tifologico” tra loro – sono entrambe patrimonio di Roma sportiva. Senza dimenticare quel “Pride of Rome”, d’irriducibile memoria, che in tempi non sospetti non si faceva alcun problema nel declinare il nome della Capitale in chiave biancazzurra.

02. Bakaro Tur VeneziaMestre

Bakaro Tur VeneziaMestre: Squadra storica della tradizione sportiva italiana, l’Unione VeneziaMestre è espressione delle realtà calcistiche di Venezia e di Mestre che, dal 1987 – anno cruciale per la storia dei precedenti club, per l’appunto il Calcio Venezia e l’AC Mestre – decisero di fondere le proprie identità, dando vita a qualcosa di nuovo e più forte.
A proposito di questa fusione – sicuramente una delle più famose e discusse della storia del Calcio di casa nostra – si è scritto e detto tutto e il contrario di tutto, con una polemica che a trent’anni di distanza è ancora viva ed ha pesato e pesa ancora sulla storia e sull’umore dell’intera tifoseria. Personalmente credo che la fusione (di cui si millantava da anni, ben prima dell’‘87), portata a compimento dal controverso presidente Zamparini – uno dei personaggi più chiacchierati del Calcio italiano – sia stata un azzardo. Quando si vuol mettere insieme due realtà vicine ma “distanti” e comunque precedentemente divise da un’accesa rivalità, non è e non può essere mai facile. E proprio in questo si è vista la straordinaria maturità della tifoseria, che con gli Ultras Unione si propose sin dal nome di supportare una e una sola bandiera, quella arancioneroverde, che fosse espressione di Venezia quanto di Mestre, mettendole assolutamente sullo stesso piano.
Una battaglia quella degli UU (sciolti, ma latori di una pesantissima eredità) che dura ancora oggi, da decenni, e che s’è dovuta spesso scontrare con la malafede di chi – dopo i proclami iniziali – non ha mantenuto la parola data, lasciando il nome VeneziaMestre nelle mani di coloro che hanno tentato, in parte riuscendovi, di far prevalere (per presunte ragioni d’”immagine”) il nome di Venezia su quello di Mestre, provando anche a far scomparire o comunque ridurre l’arancione (colore mestrino) dalle casacche del club lagunare.
È paradossale come, in un mondo curvaiolo da sempre diviso, talvolta in maniera devastante, da profonde quanto insanabili rivalità, siano stati proprio gli Ultras delle due realtà, Venezia e Mestre, quelli che han creduto di più (e sin da subito) a questa unione, salvaguardandola sino ad oggi, a dispetto di tutto e tutti. E non importa se per Stampa e TV la squadra lagunare sia conosciuta come Venezia… per i suoi Ultras, Venezia è soltanto la metà: loro tifano e tiferanno sempre VeneziaMestre ed il loro incitamento (caso unico in Italia, di una tifoseria che non grida il nome del proprio club) sarà sempre e solo: “Unione”.
Bypassando la gloriosa storia del Venezia 1907 – antichissimo e blasonato club che vanta tanta Serie A e la vittoria di una Coppa Italia nella stagione 1940-41 – è proprio dal 1987 che tutti i tifosi unionisti fanno partire la storia del proprio club. Come dire: quello che è stato prima è glorioso e storico, ma dall’’87 in poi, parliamo proprio di un altro club, di un’altra storia. Club nato proprio in uno dei periodi più bui della storia calcistica veneziana, gli anni della Serie C2, e che – proprio dalla fusione col finitimo Mestre – nelle intenzioni dei suoi fautori avrebbe dovuto dare nuovo smalto e nuovo slancio al Calcio in Laguna… e così è stato.
Nell’’87-88 l’approdo in C1, quindi nella stagione 90-91 la Serie B, conquistata al termine di un’esaltante cavalcata conclusa al secondo posto, alle spalle del Piacenza (che precedette il VeneziaMestre di un solo punto) e a pari merito col Como (di cui i veneti ebbero ragione in uno spareggio sul neutro di Cesena, davanti a oltre 7.000 tifosi unionisti festanti). Dopo sette anni in cadetteria, nella stagione 97-98, la storica promozione in Serie A, a cui seguì quello che credo sia stato il campionato più indimenticabile di sempre per tutti gli sportivi unionisti.
Un torneo in massima Serie che vide un VeneziaMestre in difficoltà sin dalle prime battute e che ad un certo punto del campionato pareva ormai spacciato e condannato alla retrocessione, finché il club di Novellino, guidato dai goal di Maniero e dalle magie dell’uruguagio Recoba (in prestito dall’Inter; credo uno dei più grandi e geniali fantasisti che abbiano mai calcato i campi di gioco) inanellò una serie di risultati straordinari che portarono gli arancioneroverdi a salvarsi, chiudendo addirittura il campionato al decimo posto.
Il torneo successivo, invece, vide il VeneziaMestre retrocedere in B, in cui i veneti diedero prova di sé, con un pronto riscatto che li riportò immediatamente in Serie A. Ma non era più la grande squadra di Recoba e gli arancioneroverdi terminarono quella stagione 2001-02 all’ultimo posto, tornando mestamente tra i cadetti per altri tre campionati al termine del quale, stagione 2004-05, il club nato nel 1987 fallisce, andando ad infoltire la ricca platea di squadre (soprattutto provinciali) e rispettive grandi tifoserie che hanno dovuto assistere allo scempio e allo smembramento delle proprie società calcistiche, costrette quasi sempre a ripartire dal basso d’infime categorie che stridono col blasone e la storia dei rispettivi sodalizi.
Un VeneziaMestre che, grazie al famigerato Lodo Petrucci, poté ripartire dalla C2. Ma, fedele al motto per cui “non c’è mai fine al peggio”, anche per gli arancioneroverdi i guai non erano finiti e la cronaca dell’ultimo decennio ci racconta di un VeneziaMestre che, nella stagione 2008-09, per irregolarità di bilancio (tanto care negli ultimi anni a tantissimi club del nostro Calcio) è escluso dal campionato di C1 (Lega Pro) cui aveva diritto.
Gli ultimissimi anni ci parlano di un club costretto a ripartire dalla Serie D e che nel breve volgere di pochi tornei riesce a riapprodare dapprima in C2, quindi in C1, tramite play-off vinti in finale contro il Monza. Non pago di quanto di brutto aveva già passato nella propria breve (ma intensa) storia calcistica, il VeneziaMestre trova il modo di non iscriversi al torneo di C1 da qualche anno riconquistato ed è costretto nuovamente a ripartire dalla Serie D che l’ha visto nuovamente vincitore proprio qualche mese fa, tornando nel Calcio professionistico!… per un su e giù che speriamo abbia finito di martoriare questo sfortunato quanto tenacissimo club italiano.
Passando al disegno oggetto di questa presentazione, è dedicato a degli amici lagunari sostenitori di questo particolarissimo club. Trattasi di un gruppo di unionisti che da due anni “semina il panico” nei bar del Nord-Est, sono il “Bakaro Tur”. A Venezia il “bacaro” è il tipico bar-osteria dove bere vino e mangiare qualcosa, e il “bacaro tour” è quella processione che pian piano ogni domenica ti porta allo stadio. Per le scritte ho utilizzato un font un po’ primordiale, che ricordasse il famoso cartoon “Gli antenati” (molto amato da tutti i ragazzi degli Anni ’80, cartone animato che è una simpatica e sottile allegoria della società americana degli Anni ’60) e come sfondo un arancioverde intervallato da listarelle bianche che rimandano ad una sciarpa modello popular, di quelle che andavano molto in voga negli Anni ‘90. A destra e sinistra ho posto – in una posa assai ammiccante e che pare voler invitare anche noi, per l’appunto, al “bakaro tur” – i personaggi principali del cartoon di cui sopra, i simpaticissimi Fred Flintstone e Barney Rubble, riprendendo (soprattutto riguardo a Fred, personaggio macchiettistico rude e irascibile quanto basta) un’icona che fu proprio dei mitici Ultras Unione VeneziaMestre 1987, a voler rimarcare, oltre ad un atteggiamento assai goliardico nel séguito e sostegno alla squadra, anche e soprattutto continuità col passato. Ringrazio l’amico Giovanni Tomelleri, Ultras unionista, per le informazioni sulla parte che riguarda il “bacaro tour”.

03. Mastiffs Napoli

Mastiffs Napoli: Di questo importantissimo gruppo del panorama partenopeo e italiano abbiamo già avuto modo di approfondire nelle puntate precedenti di questa rubrica (One Step Beyond #7 e #20), come del resto per tutta la tifoseria azzurra (#4, #10, #11, #13 e #16).
In questo disegno, tutto giocato sull’uso di due soli colori, il bianco e il blu, ho posto in posizione centrale la testa dell’immancabile mastino ringhiante, che divide la parola MASTIFFS e ch’è delimitato da una spessa cornice blu. Sotto, in un ulteriore riquadro molto più piccolo di quello soprastante, la parola Napoli. È un disegno molto semplice e lineare, senza tanti fronzoli, un po’ come il gruppo in questione, che arriva dritto al sodo, senza girarci intorno.

04. Identità Appartenenza Gallipoli

Identità Appartenenza Gallipoli: La squadra giallorossa del Gallipoli ha rappresentato, negli Anni 2000, una delle più belle favole del Calcio italiano. Un po’ come il Chievo, il Castel di Sangro, il Cittadella, l’Entella, il Carpi e altre piccole realtà che, partendo da quartieri, paesi o cittadine di modeste dimensioni, hanno saputo scalare le gerarchie pallonare del Belpaese, raggiungendo una notorietà nazionale che ha fatto da apripista a storie e identità territoriali del tutto peculiari e ch’è sempre valso la pena raccontare.
Una terra meravigliosa il Salento, una delle più belle del nostro Paese, una terra ricca di storia, di arte, di colori e sapori unici. Col capoluogo Lecce che, artisticamente parlando, credo sia una delle città più belle al mondo, con quel “carnevale di pietra” che fa della Firenze del Barocco qualcosa di meraviglioso e unico.
Ma, intorno al capoluogo, ci sono tutta una serie di città e cittadine bellissime, che val la pena visitare e che sembrano sospese tra natura e sogno, città assai affascinanti in cui dev’essere proprio bello vivere… ed è per l’appunto il caso di Gallipoli, la Perla dello Jonio.
Le origini del Calcio nella cittadina salentina si fanno risalire già ai primi del Novecento e – per un comune di circa 20.000 abitanti, che oltre un secolo fa doveva contarne assai meno – la data a cui si fa riferimento per il primo club giallorosso, il 1909, la dice lunga sulla passione e sul radicamento che ha avuto nel corso dei decenni il Football in questa nobile piazza e in questo lembo d’Italia.
Nel Secondo Dopoguerra il Gallipoli disputa prevalentemente campionati a carattere provinciale, con tanta Prima, Seconda e Terza Categoria. Per vederlo nuovamente in Serie D (dove aveva fatto qualche “puntata” nel corso dei decenni precedenti) bisognerà attendere la stagione 71-72, allorquando l’undici jonico vinse con merito il Campionato di Promozione Pugliese (all’epoca ancora non esisteva l’Eccellenza e dalla Promozione si accedeva direttamente in D). Serie D che durò un solo anno, infatti il Gallo retrocesse di nuovo in Promozione, ma si riscattò prontamente tornando immediatamente in D dove rimase per quattro anni, disputando sempre ottimi tornei, finché – nella stagione 77-78 – classificandosi al primo posto, stravinse il campionato e fu promosso, per la prima volta nella sua storia, nella (nascente) Serie C2.
Il primo campionato di C2 vide il Gallipoli salvarsi con merito all’ultima giornata, mentre l’anno successivo, per inadempienze finanziarie, il club salentino non venne iscritto al campionato a cui aveva titolo di partecipare… fu una mazzata tremenda per tutto l’ambiente giallorosso e, da lì in avanti e per decenni, il Gallo non rivide più la luce del Calcio professionistico ed anche la Serie D divenne un miraggio.
Nei 15 anni successivi, il Gallipoli annaspò in categorie provinciali e regionali, prevalentemente in Promozione, in cui il club giallorosso disputò dieci stagioni. Seguirono quattro campionati di Eccellenza tra alti e bassi, culminanti (nella stagione 98-99) con l’onta della radiazione da parte della FIGC a causa dei (soliti) dissesti finanziari e per non essersi – la squadra – presentata in tre partite.
Quando ormai sembrava tutto irrimediabilmente perduto (come spesso accade anche nella vita reale di cui il gioco più bello del mondo è talvolta una splendida metafora) e, nella bellissima città jonica, il Calcio pareva ormai solo un lontano ricordo, ecco che la comunità sportiva giallorossa si ritrovò a vivere gli anni più belli e incredibili della propria storia calcistica: in soli sei anni, dal 2000 al 2006, il sorprendente sodalizio pugliese (soprattutto grazie agli ingenti capitali del suo nuovo presidente, il facoltoso imprenditore petrolifero Vincenzo Barba, soprannominato l’Abramovič del Salento, chiaro riferimento all’omonimo magnate russo patron del Chelsea) passò dalla Prima Categoria alla Serie C1, con ben cinque promozioni di cui tre consecutive (quelle dall’Eccellenza alla C1), catapultando una comunità sportiva e la sua bellissima città nel Grande Calcio, concludendo quel formidabile trittico di promozioni con la vittoria della Coppa Italia di Serie C, stagione 2005-06, battendo in doppia finale la Sanremese.
Ci furono tre fantastici campionati di C1, con uno stadio Bianco sempre gremito in ogni ordine di posti ed in cui non era facile per nessuno fare punti; un autentico fortino con quegli spalti vicini al terreno di gioco (in sintetico) ed in cui il pubblico di fede giallorossa poté esercitare tutta la propria pressione, intimorendo gli avversari e corroborando d’entusiasmo il proprio undici. Ed al termine del terzo campionato (consecutivo) di C1 della sua storia calcistica, dopo un bellissimo testa a testa col forte Benevento, il 17 maggio 2009 – data indimenticabile per l’intera tifoseria jonica – battendo il Marcianise, il Gallipoli (guidato in panchina dal “Principe” Giuseppe Giannini, indimenticata bandiera della Roma degli Anni ‘90) entra di diritto nella storia del Calcio Italiano, vincendo il campionato con il primo posto assoluto e approdando incredibilmente in Serie B. Fu davvero qualcosa di centrale ed irripetibile per l’intera comunità gallipolina che si ritrovò al centro delle attenzioni nazionali di Stampa e Tv che gridarono al miracolo sportivo e che catapultarono la piccola comunità giallorossa nel gotha del Calcio tricolore.
Purtroppo, come spesso accade alle “favole” che però sono fatte di carne ed ossa, il miracolo non perdurò oltre quell’unica, bellissima e indimenticabile stagione di Serie B, in cui il Gallo – dilaniato da problemi economici che lo avevano messo in ginocchio già dal pre-campionato in cui l’undici giallorosso, orfano del suo presidente Barba che aveva mollato, s’era presentato ai nastri di partenza senza neppure aver fatto la preparazione – lottò con le unghie e con i denti, riuscendo anche a stazionare per diverse giornate ad un’invidiabile posizione di metà classifica. Senza dimenticare che i giallorossi furono costretti a disputare l’intero campionato lontani dal Bianco, reputato non-idoneo ad ospitare gare di B, e dovettero ripiegare sul Via del Mare di Lecce, dove comunque gli Ultras (che, dopo i meravigliosi anni del CUCS, si riconoscevano dietro il bellissimo striscione Caddhipulini, in onore delle origini greche della città) e l’intera tifoseria gallipolina non fecero mancare il proprio corposo, colorato e incessante sostegno.
Retrocesso sul campo nuovamente in C1, nel 2010 il club salentino fallì, mettendo la parola fine ad una delle più belle favole sportive del nostro Calcio: fu davvero qualcosa di orribile, che ancora oggi grida vendetta. E ripartendo dalle categorie regionali, il Gallo è riuscito a riacciuffare la Serie D ma, causa i soliti, maledetti e onnipresenti problemi economici (vero cancro del Calcio moderno) non è riuscito a mantenere la categoria, persa proprio al termine dello scorso campionato, con nubi d’immobilismo e incertezza a render ancor più tetro il futuro di questo indomabile quanto sfortunato club pugliese.
Venendo al disegno oggetto di questa presentazione, ho voluto omaggiare l’intera tifoseria giallorossa attraverso uno dei suoi gruppi che si sono messi in luce negli ultimi anni, tra i più oscuri del calcio gallipolino. Ed ho voluto farlo attraverso un disegno che fosse al contempo semplice e d’impatto, con quel giallorosso così vivo e che ricorda da vicino quello del più blasonato Lecce, tifoseria alla quale e proporzionalmente – per séguito, attaccamento, colore e calore, oltre che per area geografica – mi viene da accostare quella gallipolina (e non me ne vogliano gli uni e gli altri). E la figura del calciatore in maglia rossa e pantaloncini gialli (che sa molto di Figurine Panini e dolci sogni d’infanzia) m’è sembrato il più naturale accostamento per un gruppo, una tifoseria e una città che, da sempre, vivono di e per questo sport. E l’aver vissuto quella manciata di anni nel Grande Calcio, oltre ad essere un qualcosa che rimane sottopelle e non va più via, ha radicalmente trasformato il dna di questa tifoseria che – come accade sempre a chi ha assaggiato un pezzetto di Paradiso – pensa in grande ed è diventata essa stessa grande, con la voglia e la necessità di tramandare la sua bellissima storia alle nuove generazioni, affinché non dimentichino mai quanto si è stati in alto.
Squadre e tifoserie come quella del Gallipoli mancano terribilmente al Calcio italiano e, personalmente, sono sicuro che – prima o poi – la grande Ruota del Calcio ricomincerà a girare anche per questi generosi ragazzi. Andando oltre e lasciandosi dietro le spalle tutto il fango e la polvere mangiata, il Gallo canterà a gloriosa resurrezione.

05. Teste Matte Manfredonia

Teste Matte Manfredonia: Di questo originale e combattivo gruppo pugliese, che si sciolse al compimento del suo quindicesimo anno, lasciando praticamente il nulla dopo di sé, abbiamo già parlato nella puntata #6 di questa stessa rubrica. Nel disegno che vi presento stavolta, il Corto Maltese è posto in posizione laterale, in un’affettazione molto seria e riflessiva, azzarderei quasi malinconica (forse per lo scioglimento delle Teste Matte?), mentre le scritte indicative di gruppo e città occupano i rimanenti tre quarti del disegno. Il tutto è incastonato in una sorta di cornice e l’atteggiamento del Maltese, la ricercatezza picaresca delle scritte ed il netto contrasto tra il bianco e il blu che pervade l’insieme, restituiscono una sensazione sì fumettistica, ma quasi crepuscolare. Un’atmosfera che sa di partenze e adii, tanto che sembra quasi di sentire nelle narici l’odore salmastro del mare, la fresca brezza di levante che sferza il viso e lo strillare dei gabbiani sulla superficie marina, mentre i pensieri più intimi, magmatici e mai a riposo, turbinano e s’avvolgono come in una spira. Disegno che – passatemi l’espressione e non vogliatemene – nella sua essenzialità e trasognatezza, è quasi metafisico.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;