02. Cherokee Nation IserniaCherokee Isernia: Una coppia di disegni per celebrare i ventidue anni di attività del gruppo al séguito dell’Isernia FC, anniversario che cade proprio in questo mese di settembre. In una terra, il Molise, avara di tutto e lontana dai grossi centri e dalle grandi realtà del Calcio e del tifo, è quasi un miracolo che un gruppo Ultras riesca a tener banco per così tanti anni, senza interruzioni e senza saltare mai una partita o una trasferta, foss’anche un’amichevole insignificante. E adesso che lo storico gruppo della Nord di Campobasso, gli Smoked Heads, s’è sciolto nell’anno del trentennale, i Cherokee Isernia rappresentano la realtà Ultras molisana più longeva.
Nati nel lontano 1994, questi ragazzi (cui va il merito d’aver riportato il tifo nella propria città dopo i fasti degli Anni ’80) hanno accompagnato l’Isernia per 9 campionati di Serie D, uno di C2 e il resto distribuito nelle categorie dilettantistiche regionali, Eccellenza, Promozione e addirittura Prima Categoria (nell’anno che segnò il ritorno del Calcio nel capoluogo pentro dopo il fallimento del 2004).
E c’è da dire che di polvere e umiliazioni (sportive) su campi improponibili e contro tifoserie inesistenti e di paese, questi ragazzi ne hanno fatta indigestione, però negli anni di Serie D e C, lo striscione Cherokee, al séguito dell’Isernia, è stato attaccato in lungo e in largo per l’intera Penisola e in stadi di club che hanno militato anche in Serie B (qualcuno addirittura in A) facendo la storia del nostro sport più amato e seguìto: il Pinto di Caserta, il Francioni di Latina, il Matusa di Frosinone, il Biondi di Lanciano, il Viviani di Potenza, il Patini di Castel di Sangro, il Lamberti di Cava de’ Tirreni, il Degli Ulivi di Andria, il San Francesco di Nocera, il Del Conero di Ancona, il Fanuzzi di Brindisi, il Puttilli di Barletta, il Selva Piana di Campobasso, il Riviera delle Palme di San Benedetto, lo Iacovone di Taranto, il Recchioni di Fermo, il Benelli di Ravenna, il Comunale di Arezzo e ne dimentico sicuramente altri importanti. E contro compagini minori o locali, che di volta in volta hanno incrociato la strada dell’Isernia, lo striscione Cherokee ha potuto fare bella mostra di sé anche in autentici tempi sacri del nostro Calcio e del nostro tifo: il Flaminio di Roma (contro l’allora terza squadra capitolina: la Lodigiani), il Della Vittoria di Bari e il Del Duca di Ascoli. Striscione che è stato presente, non lasciando mai solo l’undici biancoceleste, anche lontanissimo dal Molise, nelle quattro trasferte siciliane di Gela, Vittoria, Barcellona Pozzo di Gotto e Cammarata.
Il primo disegno ricalca – soprattutto cromaticamente – uno dei primi striscioni del gruppo (che a sua volta ricalcava quello dei più famosi Pescara Rangers, gruppo particolarmente amato da uno dei fondatori). Per il secondo disegno, invece, ho seguìto una strada più “mia” e ho voluto dare la mia personale “rilettura” estetica di questo gruppo. In entrambi i disegni, a farla da padrone sono due teschi che – dalle piume che abbigliano il copricapo (il primo), ai capelli lunghi (il secondo) – rimandano indiscutibilmente alla tradizione dei nativi americani, da sempre – oltre ovviamente alla nomenclatura – iconografico cavallo di battaglia del gruppo Ultras della piccola città molisana. L’indiano – scelta non casuale – simbolo d’un popolo che s’è spezzato ma non s’è mai piegato alla prepotenza dell’uomo bianco che è riuscito ad averne ragione soltanto sterminandolo con le armi da fuoco e rubandogli la terra su cui viveva in armonia con la natura da sempre.

03. Curva Sud VeneziaMestre

Curva Sud VeneziaMestre: Con questo disegno ho voluto scostarmi dal modus tipico della Sud venezianamestrina – che strizza non poco l’occhio allo stile casual – e ho voluto “recuperare” una certa classicità connaturata alla storia e al blasone della bellissima e unica città di Venezia e della sua splendida Laguna. Il cosiddetto Leone di San Marco (o Leone Marciano) è da sempre il simbolo della Città dei Dogi e campeggia su tantissimi gonfaloni, bandiere e monumenti del Veneto e comunque in molte delle città e delle terre che furono assoggettate alla Serenissima Repubblica Veneta. Il Leone di San Marco (rappresentato con diverse variazioni) secondo un’antichissima tradizione, simboleggia l’angelo (da qui le ali) inviato da Dio che sarebbe apparso – proprio in forma di leone alato – all’evangelista Marco, naufrago in Laguna, che avrebbe salutato con la celeberrima frase riportata nel libro che nell’iconografia comune ha tra le zampe e che riporta la frase latina “Pax tibi Marce evangelista Meus”, ovvero “Pace a te Marco evangelista Mio”.
Il leone da me proposto, comunque, si discosta un po’ da quello più classico e serioso, ed ha un’attitudine, mi si consenta l’iperbole, più “pop”, tanto che sembra quasi sorriderci. Per i colori, al classico arancio-nero-verde della tradizione unionista, ho aggiunto il bianco. Il risultato non mi sembra cattivo e – pur riconoscendo l’assoluto valore estetico della Curva Sud lagunare – a mio umilissimo parere l’intera tifoseria del VeneziaMestre dovrebbe calcare di più la mano su iconografie come quella descritta poc’anzi e che simboleggia una storia, una tradizione e un privilegio come davvero pochi possono vantare al mondo.

04. Curva Nord Milano 05. Curva Nord Milano

Curva Nord 1969: Due disegni ispirati alla Curva Nord di Milano. Nel primo, molto semplice, interamente basato sull’alternanza e sul gioco di curve e linee, ho voluto dare centralità al bel logo dell’Inter attualmente in uso, in una variante di bianco e nero. Nel resto del disegno, disequamente ripartito tra nero, azzurro e bianco, ho posto le scritte indicative di settore di stadio d’appartenenza e anno di nascita. Ne è venuto fuori qualcosa di lineare che ha nella semplicità e nell’immediatezza le sue carte migliori.
Nel secondo disegno, invece, ho dato risalto alla figura di questo ragazzo raffigurato di spalle, nell’atto di voltarsi e di cui è possibile cogliere un accento di sfida nello sguardo fiero e pronto a difendere il proprio territorio e le proprie insegne al séguito della Beneamata. Molto risalto è dato anche al logo sociale del club (nella stessa variante del primo disegno) ed anche le scritte indicative di Curva e acronimo sociale del club sono nel medesimo font del disegno precedente, il tutto a voler imprimere una sorta di continuità stilistica e concettuale. Dopo il disegno di chiara matrice Anni ’80 presentato nella scorsa puntata di questa stessa rubrica (One Step Beyond #24) – molto fanciullesco e spensierato, in linea con la sensibilità di quegli anni – ho volutamente calcato la mano sul frangente più prettamente “dark” della Nord nerazzurra, a voler rimarcare invece un’attitudine più in linea con gli attuali stilemi della tifoseria bauscia.

06. Mayne Line Service Crew

Maine Line Service Crew: Con questo disegno, come avevamo fatto con i berlinesi “Ragazzi della Curva” dell’Hertha BSC (One Step Beyond #13), sconfiniamo e ce ne andiamo addirittura Oltremanica, in quel di Manchester, una delle principali città del Regno Unito e sicuramente una delle capitali del Calcio inglese. Per la verità Manchester calcistica è famosa soprattutto per l’altra squadra cittadina, lo United, che detiene il maggior numero di trofei ed è una dei club più titolati del Vecchio Continente. Ma il Manchester City, affettuosamente e semplicemente chiamato City dai suoi tifosi, è un po’ una sorta di Torino FC contrapposto allo strapotere calcistico della Juventus. E davvero la tifoseria dei citizens (letteralmente gli “abitanti”, in quanto leggenda vuole che la maggior parte della città tifi per il City e non per lo United che avrebbe il grosso del serbatoio di tifosi fuori da Manchester) è una delle più appassionate e inossidabili del Paese.
Il City, nella sua secolare ed antichissima storia iniziata nel lontanissimo 1880, ha vinto quattro volte il campionato inglese, cinque volte la FA Cup, quattro volte la League Cup e vanta anche la vittoria di una Coppa delle Coppe nell’edizione 1969-70, conquistata al Prater di Vienna in finale contro i semisconosciuti polacchi del Górnik Zabrze, allorquando i blu inglesi s’imposero per 2 reti ad 1.
Da sempre espressione della più autentica e genuina working class cittadina, che lavorava nel tessile, sui docks portuali e nelle fabbriche che dalla rivoluzione industriale in poi fecero della città uno dei massimi poli industriali del Regno Unito, la tifoseria del City – non dimentichiamolo, amatissima dai fratelli Gallagher, autoctoni mancuniani, leader degli alfieri del brit-pop, gli Oasis, uno dei gruppi più osannati della storia musicale degli ultimi vent’anni – era molto rispettata e temuta negli anni d’oro dell’hooliganismo inglese. E una delle sue firm principali era la Maine Line Service Crew, che prendeva il nome dalla linea metro-tranviaria che conduceva allo stadio, il mitico Maine Road, oggi demolito, coi blue moon che – dopo l’avvento dei facoltosi petrolieri arabi – hanno traslocato nel nuovo, avveniristico Etihad Stadium, indubbiamente perfetto e inappuntabile, ma che a livello romantico non ha nulla da spartire col vecchio impianto. E il mio disegno vuol essere proprio un omaggio a questa crew. Su uno sfondo blu chiaro, ho posto al centro il bellissimo logo del MCFC (oggi purtroppo sostituito dal nuovo stemma che si rifà al vecchio logo degli Anni ’60), l’aquila dorata con davanti lo scudo raffigurante una nave, chiaro riferimento al Canale di Manchester (il Manchester Ship Canal) ultimato a fine Ottocento e che fa della città il terzo porto commerciale della nazione, nonostante si trovi a 60 kilometri dal mare. Nel logo originale, a sormontare l’aquila ci sono tre stelle puramente decorative che nell’economia del mio disegno erano superflue e le ho quindi tolte, mentre alla base dello scudo c’è il nastro riportante la scritta Superbia in Proelio (Orgoglio in Battaglia). Ho aggiunto, sopra e sotto il logo, distribuendole due sopra e due sotto, le quattro parole che formano il nome della crew, in un font semplice, lineare ma accattivante. Ho poi tirato una doppia riga blu scuro in alto e in basso, a dare completezza e rifinitura. Lo immaginerei bene come una sorta di piccolo drappo da tenere in mano, stando in piedi sui sediolini dell’Etihad, a dare colore e calore a una delle due end (le nostre Curve), dove una volta si raggruppavano coloro che supportavano le squadre inglesi con quel modo di tifare che ha contagiato il mondo intero e di cui tutti noi ci siamo innamorati e che oggi, ahimè, è perduto, con stadi perfetti e funzionali ma troppo simili a teatri e in cui è persino proibito stare in piedi.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;