Brigate Gialloblu Fermana: Società storica delle Marche, espressione della ridente città di Fermo ch’è capoluogo d’una delle Provincie di più recente istituzione nel nostro Paese, la Fermana attuale è la diretta “discendente” dell’Unione Sportiva Fermana nata nel 1920. Nella sua travagliata storia, che ha conosciuto anche l’onta di due fallimenti oltre a turbolente vicende societarie (caratteristica questa, ahimè, comune a tante società calcistiche del nostro Paese, soprattutto della Provincia) il club gialloblu ha disputato svariati campionati di Serie C1 e C2 ed è senz’altro uno dei più prestigiosi della Regione.
Indimenticabili gli anni dal ’95 al 2000, allorquando la Fermana vinse il campionato di C2 ai play-off battendo in finale il Livorno (stagione 95-96) e poi, dopo due anni di C1 con modesti risultati, nella favolosa stagione 98-99 vinse il campionato al fotofinish contro il più blasonato Palermo, conquistando la prima posizione che portava in cadetteria direttamente e senza passare per gli spareggi, con un’ultima giornata che – se la memoria non m’inganna – fu drammatica per via d’una partita vinta a Battipaglia (con 4.000 fermani al seguito) dopo una notte in cui i calciatori canarini, che soggiornavano in un hotel della zona, furono vittime di un’intossicazione alimentare, che secondo i soliti maligni non fu accidentale ma perpetrata ad arte per impedire ai marchigiani la vittoria del torneo.
L’unico campionato (sinora) disputato in Serie B dai gialloblu, stagione 99-2000, fu abbastanza sciagurato e con largo anticipo la piccola realtà marchigiana tornò mestamente in Serie C, lasciando comunque un ricordo indelebile nel cuore e nelle menti dei suoi splendidi tifosi. Un campionato cadetto che vedeva, mai come quell’anno, ai nastri di partenza società storiche del nostro Calcio, tipo Atalanta, Brescia, Vicenza, Pescara e Cesena (molte annaspano in B ancora oggi) oltre a veri e propri mostri sacri del calibro di Genoa, Napoli e Sampdoria.
In un’epoca già fortemente asfissiante e repressiva, in termini di ordine pubblico, c’era comunque ancora la possibilità di seguire il nostro sport preferito con maggiore partecipazione e spensieratezza e ciò fece in modo che la tifoseria fermana non sfigurasse affatto in Serie B, anzi. Veri e propri esodi – per una città non piccolissima ma neanche grandissima – nelle gare in trasferta, mentre per le partite casalinghe, causa l’enorme entusiasmo che aveva creato il club intorno a sé, fu necessario un ampliamento del vecchio e romantico stadio Recchioni che ogni domenica, a dispetto d’una Fermana inchiodata sul fondo della classifica, si riempiva come un uovo, traboccante entusiasmo e colore, con la Curva Duomo che sfoderò per l’occasione spettacolari quanto elaborate coreografie.
Oggi, a distanza di anni e ripartendo dalle categorie regionali, la Fermana è fresca di promozione in Serie C unica (permettetemi di non chiamarla Lega Pro… non si può sentire. Nostalgico a vita, anche nelle nomenclature).
Venendo al disegno, ho voluto omaggiare quello che per oltre 35 anni è stato il gruppo di riferimento e più importante della tifoseria canarina. Quelle Brigate Gialloblu nate nel lontanissimo 1974 che – riprendendo il nome dalle più famose ed omonime Brigate veronesi – hanno seguito la Fermana ovunque in giro per l’Italia non facendo mai mancare il proprio sostegno e confermandosi nel corso degli anni, oltre che uno dei gruppi più longevi di sempre, come una realtà importante del Calcio minore e del panorama Ultras nazionale.
Personalmente li vidi all’opera in più occasioni e non delusero mai le mie aspettative: gruppo rumoroso, intransigente, coerente, leale e che mai si tirava indietro e l’occasione non mancò di certo, soprattutto negli accesissimi e turbolenti derby regionali contro realtà storiche consolidate e certamente più blasonate di Fermo, ma al cui cospetto i canarini gialloblu non sfigurarono mai.
Ho voluto utilizzare, per questo mio lavoro, lo stesso font che fu del lungo striscione che campeggiava nella Curva fermana. Dietro di esso, mutuandolo ancora dalla loro simbologia, ho posto un personaggio identificativo della crew di strada newyorkese, i Baseball Furies, resa leggenda dal film monolite di Walter Hill, “I Guerrieri della Notte” per cui chi non l’ha mai visto (penso soprattutto alle nuove generazioni Ultras) meriterebbe la “scomunica” e la “restituzione” della sciarpa. Ho utilizzato quest’icona raffigurata secondo un’interpretazione molto fumettistica a cui ho dato la medesima colorazione gialla e blu del “drappo” dietro cui fa buona guardia. Mi sembra che il risultato sia buono, per un disegno che – come altre volte ho tentato di fare in passato – ha la pretesa di voler mettere d’accordo passato e presente.

AS Roma Ultras: uno dei grandi gruppi Ultras che hanno avuto vita più breve ma che hanno lasciato un’importante impronta nell’intero panorama di casa nostra. Gruppo ch’era già presente in Curva Sud all’Olimpico da diversi anni, col disfacimento del mitico CUCS vide man mano accrescere la propria importanza e leadership, fino a diventare il gruppo guida e di riferimento di tutta la vastissima parte bassa della Curva, ingrossando le proprie fila e inglobando altre sigle minori. Con gli AS Roma Ultras, la potente Curva romanista, forte d’un bacino di oltre quindicimila ragazzi, conobbe una seconda giovinezza, rinverdendo i fasti del CUCS che aveva reso celebre la side giallorossa e trasformandola in una delle più belle, imitate, colorate e calorose al mondo.
Oltre a un’impostazione di chiara matrice anglofona (per quanto possa essere impropria questa classificazione… infatti le nostre Curve hanno sempre aggiunto molto del loro ad uno stile all’inglese che altrimenti sarebbe risultato piatto e privo d’anima) che si concretizzava in cori più ricercati e meno “di massa” e nell’estromissione dei tamburi che per anni avevano rullato incontrastati (e che adesso erano visti come un qualcosa di vetusto e superato, sostituiti da fragorosi battimani a tutto settore) già dal nome questo gruppo volle differenziarsi dal passato. Prima il nome completo (altra intuizione geniale che ha fatto scuola e iniziato un filone infinito) della squadra (AS Roma, intesa come tradizione e maglia, al bando i cori e l’incitamento per i singoli calciatori) e poi la dicitura Ultras… un po’ quello che avevano fatto in tempi lontanissimi i Pescara Rangers; sembra un’inezia, ma, concettualmente, il solco rispetto al passato è profondissimo.
Anche nell’estetica dei colori si calcò molto la mano sul rosso pompeiano e sul giallo ocra, oltre al bianco (talvolta in luogo del giallo), proprio a voler rendere più sacra la tradizione calcistica romanista che spesso, nel materiale “tifologico” precedente, aveva optato per un più classico e piatto giallorosso in realtà distante dal costume del club dell’Urbe Immortale.
La rivoluzione casual (che all’epoca non veniva ancora definita così, ma tifo all’inglese per i più puristi e modello misto per coloro che non abbandonarono del tutto la tradizione nostrana) che ne conseguì e che dilagò come un fiume in piena in tutta la Penisola, vide proprio la Sud romanista sugli scudi, con stendardi, due aste, drappi sempre più belli e ricercati (come avveniva, già da prima, nell’odiata Curva cugina laziale). Credo che le pezze prodotte nel corso degli anni dalle due Curve romane, romanista e laziale, così nemiche ma così vicine (anche per il fatto di avere come matrice comune il substrato sociale e culturale della medesima città) siano stati i più belli in assoluto del mondo Ultras perché univano ad una genialità (insita nel tifoso capitolino) delle idee, una realizzazione manuale che talvolta lasciava trasparire anche qualche “ingenuità” o imprecisione dovute proprio all’assoluta artigianalità delle creazioni. E quest’ultima connotazione, a mio avviso, ne è stato, paradossalmente, l’elemento saliente e distintivo che ha donato a questo materiale un‘anima diversa da quello di altre tifoserie che più comodamente si facevano stampare il proprio materiale con risultati ineccepibili da un punto di vista tecnico, ma inferiori in quanto a stile e cuore rispetto a quello romanista e laziale. I romani (e nello specifico i romanisti) sono stati (e restano) maestri in questo.
Venendo al disegno in oggetto e che ha dato lo spunto per questa piacevole chiacchierata, ho voluto anch’io rimarcare il profondo senso concettuale insito in questo gruppo: al centro c’è lo scudo sociale del club (uno dei più belli d’Italia) a cui fa da guardia il buon Mr Magoo (che, come il Mr Enrich degli Irriducibili Lazio, divenne il simbolo, stiloso e anticonvenzionale, di questo gruppo) che, per l’occasione si sdoppia in maniera simmetrica ed in questo ho ripreso a piene mani dall’araldica più antica ed anche ideologicamente dalla cultura araba che vede nel “doppio” simmetrico l’allegoria dell’abbondanza e della prosperità, oltre che della perfezione. Anche la posa del Mr Magoo romanista è materialmente e idealmente diversa dalla solita posa aggressiva e stereotipata che spesso vediamo nei personaggi adottati come loghi nel materiale Ultras italiano ed estero. Questo Quincy Magoo se ne sta tranquillo e fuma il sigaro: evidentemente si sente inattaccabile e sicuro di sé… come dire: non vi penso proprio, chi vuole si faccia avanti!
La scritta che sta sopra e sotto il logo sociale è un affettuoso omaggio allo stile casual così caro a questo gruppo e nell’assoluta mancanza di riferimenti scritti che identifichino gruppo Ultras e squadra d’appartenenza, questo disegno trova la propria quintessenza. A voler significare: basta lo scudo della Roma, basta Mr Magoo con indosso la maglia della maggica e bastano i colori, mai così intensi e sanguigni per un disegno tutto giocato sul contrasto tra rosso pompeiano, giallo ocra e nero. La sottile cornice chiude e decora, idealmente, il “quadro”.

First Class Lazio: Sono partito dall’idea di fare un disegno che fosse casual in tutto e per tutto e m’è venuta istintivamente in mente la Lazio e la sua immensa tifoseria fresca di finale di Coppa Italia. Per realizzarlo ho preso a prestito una delle immagini più inflazionate dell’universo Ultras casual: le scarpe della Adidas. Mi rendo conto che si tratta di un’immagine trita e ritrita, ma pur sempre efficace ad “inquadrare” immediatamente ciò che si vuole trasmettere.
Ho posto quindi le scarpe in posizione centrale ma leggermente defilate quel tanto che basta da potervi inserire lo stemma sociale della SS Lazio che rimane, a mio avviso, uno dei più belli del Calcio italiano e non solo. Come nome ho inventato una crew inesistente, per una nomenclatura che, oltre all’essere “stilosa” per via dell’inglese che fa sempre “scena”, avesse anche un “entroterra” concettuale. Mi spiego: First Class fa pensare a un gruppo d’elite, di pochi amici, il cui amore per il football travalica e va oltre i novanta minuti di gioco investendo un po’ tutti gli aspetti della vita sociale. Una crew da stadio che è casual nell’esteriorità ma anche nel modus vivendi, che viaggia in trasferta in maniera anonima e senza dare nell’occhio, al seguito delle aquile biancazzurre, con voli charter e in prima classe riservata. Un manipolo d’irriducibili (non a caso) che è pronto a seguire la Lazio in ogni dove e circostanza e senza badare a spese, in Italia come in Europa, soprattutto nelle trasferte più “calde”, quando c’è da rischiare in prima persona, mettendoci la faccia.
Immaginerei questo disegno come una pezza di modeste dimensioni, da trasferta appunto, dietro cui fare quadrato uniti agli altri gruppi della Nord biancoceleste. La riga bianca superiore, sfalsata, vuole dare un senso di movimento e di richiamo al viaggio, d’un gruppo sempre in giro dietro al Calcio. In basso, chiusa da una doppia riga più sottile rispetto a quella di cui sopra, la dicitura CASUAL FIRM che toglie qualsiasi dubbio verso quali lidi voglia approdare questa grafica e dona completezza all’insieme. L’intero disegno è giocato sui toni del bianco e del blu (colore assai caro agli Ultras laziali) e sul contrasto tra essi, dove l’unica variazione cromatica d’un certo rilievo è rappresentata dal logo sociale, che spezza dando quel tocco di finezza ulteriore.

Terracina Calcio 1925: Se penso alla Regione Lazio intesa come movimento Ultras, subito dopo le romane, istintivamente mi viene in mente Terracina. Una piazza calcistica espressione della bella località tirrenica, meta di turismo e irrimediabilmente associabile all’estate, al caldo, alle vacanze, ai bagni e alle spiagge.
In verità la Terracina calcistica non ha mai goduto di grosse fortune sportive, militando perlopiù nei campionati minori e regionali, disputando comunque, nella sua lunga storia iniziata nel 1925, oltre venti tornei tra Quarta Serie, Interregionale, Campionato Nazionale Dilettanti e Serie D… insomma quello che potremmo oggi definire il quarto livello del Calcio Italiano. Il Terracina arrivò a disputare il suo primo campionato extra-regionale nella stagione ’52-53. Dopo qualche altro campionato di Serie D negli anni ’70 e una parentesi di tre campionati d’Interregionale negli Anni ’80, fu soltanto verso la metà degli Anni ’90-primi 2000 che il club laziale conobbe il momento più alto della sua storia, disputando ben sette tornei di Serie D consecutivi e piazzandosi, in almeno un paio di occasioni, ai primissimi posti della classifica, lottando a lungo per la vittoria del campionato.
Dopo di allora e a tutt’oggi, altalenanti fortune per il sodalizio biancoceleste (con una recente sparizione da tutti i campionati e conseguente ripartenza addirittura dalla Terza Categoria) che comunque resta una presenza fissa e blasonata dei raggruppamenti regionali laziali. Il momento di massimo fulgore calcistico legato ai risultati, il popolo sportivo terracinese l’ha vissuto pochi anni orsono, nella stagione 2013-14, quando il club tirrenico sfiorò per soli tre punti la storica promozione in Serie C, patendola ai danni dell’altro club laziale della Lupa Roma. Un’annata sfortunatissima per i tigrotti che per lungo tempo dominarono il campionato, con una promozione che pareva ormai in tasca e che fu malamente e scelleratamente buttata alle ortiche perdendo, nella fase più topica della stagione, incontri sulla carta semplici contro squadre di modeste pretese.
Al contrario d’un sì magro bottino calcistico legato a successi e categorie, c’è l’altro piatto della bilancia. Una piazza Ultras a 360° Terracina, crogiuolo di sperimentazioni e stili, una tifoseria che nel 2006 fu capace di portare, per uno spareggio per salire in Serie D disputato al Flamino di Roma e perso ai rigori, qualcosa come 2.000 tifosi al seguito.
I gruppi del tifo nella città costiera laziale sono sempre stati molto attenti, oltre che ad esprimere un supporto massiccio e continuo, anche alla parte più easy ed estetica del movimento Ultras. Uno stile molto ricercato, per una città giovanile con un’esplicita matrice Mod, forte d’una precisa attitudine nel comportamento come nell’abbigliamento che dallo stadio investiva la strada e viceversa; Terracina m’ha sempre fatto pensare ad una piccola Arezzo, altra splendida piazza Ultras precorritrice di stili e tendenze. Le partite dei biancocelesti in quella fine Anni ‘90 divennero dei veri e propri eventi, con spalti gremiti, striscioni, bandiere e bandieroni, drappi sempre più ricercati, due aste in gran quantità, torce, fumogeni e una Curva Mare a menare le danze prendendo la squadra per mano e con uno stadio Colavolpe divenuto uno spauracchio un po’ per tutti. E da allora la tifoseria anxuriana s’è fatta un nome, apprezzato e rispettato in tutt’Italia, con tributi e riconoscimenti talvolta anche da parte di tifoserie nemiche… e ciò la dice lunga sull’assoluto valore di questi ragazzi.
Uno dei gruppi principali del tifo per l’undici biancoceleste furono i Boixos, nati nel lontano 1990, davvero massicci e Ultras nel sangue che non si tiravano indietro davanti a niente e nessuno, che per venticinque anni hanno guidato il tifo nella Mare e che recentemente si sono sciolti entrando nel mito dei grandi gruppi Ultras del passato.
Venendo al disegno: sull’impianto d’una bandiera biancoceleste pezzata verticalmente e divisa in tre quadranti eguali, ho posto in posizione centrale un pallone a spicchi a voler simboleggiare il richiamo ad un Calcio retrò e che faccia tornare in mente quel Terracina che negli Anni ‘80 e ‘90 attraversava i suoi anni migliori. Come a voler azzannare e quasi divorare questo pallone, ai lati dello stesso ho posto le teste di due tigri simmetriche con le fauci spalancate; oltre che simbolo della squadra di Calcio, questa doppia tigre mi sembra la perfetta allegoria della storia calcistica di Terracina: una piazza che – a dispetto d’infime e indegne categorie se paragonate al potenziale del suo pubblico – ha “fame” di Calcio, fame vera e inappagata. A sovrastare il pallone e le tigri una scritta grande, nera, TERRACINA, mentre in basso la semplice parola CALCIO che identifica il club tigrotto che nel corso della sua storia ha più volte variato la propria “ragione sociale”. Nell’incavo tra le fauci e il pallone ho posto, a destra e sinistra, l’anno di fondazione del club, mentre una riga col tricolore italico (per una tifoseria che non ha mai nascosto le sue simpatie nazionaliste… ma questa è una peculiarità comune un po’ a tutta la Provincia di Latina), chiude e rifinisce la parte bassa del disegno. Una spessa cornice nera – per una grafica tutta giocata sul contrasto tra il nero e il più tenue biancoceleste dello sfondo – definisce con precisione e racchiude materialmente e idealmente l’intero lavoro. Un grosso grazie all’amico e collega di testata, Andrea Calabrese, per gli input e le dritte fornitemi per scrivere questa presentazione.

Fiorentina Ultras: Sono partito da questa simpatica immagine di Dante Alighieri per realizzare questo disegno. Una tifoseria, quella viola, che ha sempre associato ai propri particolarissimi e accattivanti colori, simboli, tipo il giglio stilizzato, che richiamassero la fiorentinità e i trascorsi nobilissimi ed egemoni di questa città toscana considerata tra le più belle al mondo, culla di architettura, civiltà e cultura, insieme a Roma, Venezia e Napoli una delle nostre città più famose e conosciute all’estero. E mi son detto: quale personaggio, più del Sommo Poeta, può rappresentare e incarnare in sé lo spirito più profondo dell’essere fiorentini? Un Dante – forse il personaggio italiano più famoso e importante di sempre – proposto in una versione assai caricaturale (con addirittura quattro dita per mano, in stile Simpson!) nell’atto d’imprecare con tanto di goccioloni di sudore sul viso, come potrebbe realmente accadere se il Padre della Lingua Italiana fosse esistito ai tempi d’oggi in cui avrebbe sicuramente seguito le gesta della squadra della sua città, degli undici atleti in campo, impegnati in una convulsa fase di gioco. Come nomenclatura da associare al Sommo, ho optato per un generico FIORENTINA ULTRAS (in un font che richiamasse i libri scolastici, tipo e non a caso l’immortale Divina Commedia), che fosse un compendio ideale e d’intenti di tutta la frastagliata geografia Ultras del Franchi, nelle due Curve, Fiesole e Ferrovia, ma anche per quanto riguarda gli altri settori meno “caldi” dello stadio, con un pubblico sempre appassionato e partecipe al limite del facinoroso, per un grande piazza del nostro Calcio che ha mantenuto quel carattere da “provinciale” che però è virtù e non difetto. Per i colori, ad un rosso che rimandi allo scudo cittadino e al giglio di cui sopra, e di cui la Firenze Ultras ha sempre fatto largo uso, ho abbinato un viola tendente al ciclamino, avendo in mente la meravigliosa maglia della Fiorentina degli Anni ’80, volendomi – ancora una volta – rifare a quel periodo storico che ha significato così tanto per me, nella mia formazione “pop-calcistica” e che rappresenta quell’Eldorado del Calcio italiano, quando ogni sogno pareva realizzabile e talvolta prendeva forma.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;