Bothers Nocera: Come già accaduto in passato, ecco un nuovo disegno dedicato a quest’importante gruppo Ultras nocerino che s’è sempre contraddistinto per coerenza, mentalità e attaccamento, assurgendo, nella sua ormai trentennale storia, alla ribalta del tifo organizzato per quanto riguarda la Provincia italiana e la Terza Serie nazionale in genere.

Come simbolo centrale del disegno non potevo, ancora una volta, esimermi dall’utilizzo del famigerato “molosso”. Molossi infatti sono chiamati – già dalla fine degli Anni ’20 – i calciatori della Nocerina e il suo seguito sportivo in generale. Nomenclatura, questa, che fu coniata da un giornalista – rimasto piacevolmente e sorprendentemente impressionato dalla grinta dei calciatori nocerini – che nel 1928 assistette a una vittoriosa amichevole (1-0) dei rossoneri contro il Napoli, addirittura in trasferta, al vecchio stadio Arenaccia che fu il primo campo di gioco degli azzurri partenopei.

I colori del club, invece, si fanno risalire ancor più indietro nel tempo, al 1914, quando leggenda vuole che un militare simpatizzante milanista di stanza alla caserma di Nocera e amico e frequentatore dei calciatori e dirigenti della locale squadra calcistica cittadina, propose – con successo – l’utilizzo dei colori della propria squadra del cuore.

Ho posto dunque il mastino, con tanto di collare borchiato dalle classiche punte, in posizione guardinga e sospettosa – ne spunta infatti soltanto la parte superiore della testa, dal naso in su – dietro un nastro/striscione pezzato orizzontalmente in rossonero (con un rosso volutamente molto cupo che dona un senso di estrema serietà all’insieme) e recante in bianco il nome del gruppo in un font squadrato e cubitale, d’indubbio impatto.

In chiosa, una simpatica chicca: la punta umida del naso del mastino, la sclera degli occhi, come il riflesso nella pupilla, sono d’un bianco più cangiante rispetto alla tonalità usata per le scritte e per gli spunzoni del collare. Il tutto funzionale a dare quella sensazione di riflesso e lucentezza che regala maggior verosimiglianza all’insieme finale.

Cavese 1919 Ultras: Dopo Nocera non poteva mancare Cava. Personalmente considero queste due piazze calcistiche della Provincia italiana come due tra le migliori del panorama del Centrosud e dell’intero Stivale.

Per chi è stato, come me, bambino negli Anni ’80, i nomi di Salerno, Cava, Nocera, Pagani e Torre del Greco significano tanto in termini squisitamente Ultras, e per quanto concerne il tifo organizzato in genere nel nostro Paese. Per me Cava e Nocera sono coinquiline di un mito, come scrissi già in passato, abitano al medesimo piano, pur essendo nemiche.

Un’altra bizzarra particolarità che le accomuna è che entrambe le piazze hanno disputato lo stesso numero di campionati di Serie B: 3 a testa (i molossi nelle stagioni 47-48, 78-79 e 2011-12, i metelliani nell’81-82, 82-83 e 83-84).

Nel disegno dedicato questa volta all’intera tifoseria, con un “generico” CAVESE 1919 ULTRAS di “romanistica” memoria (AS ROMA ULTRAS docet), su uno sfondo blu – quel blu foncé così particolare e che è originalmente utilizzato esclusivamente da questo club in Italia, almeno a livello mainstream – ho posto in posizione centrale quell’aquilotto stilizzato che negli Anni ’80 divenne il simbolo della Cavese e che personalmente considero come uno dei loghi più belli che si siano mai visti associati a una squadra di Calcio. Nelle parti superiore e inferiore del disegno, nel medesimo bianco dell’aquilotto e in un font cubitale ed elegante insieme, ho posto la nomenclatura dell’“ideale” gruppo, mentre nello spazio sottostante il logo, l’anno di nascita del club campano. Una sottile riga, pure bianca, corre lungo i bordi dell’intero disegno, curvando non ad angolo retto ma con la dolcezza d’una linea morbida e stondata che restituisce all’insieme una sensazione molto casual.

Lo immaginerei come adesivo ma anche come drappo da attaccare su recinzioni e vetrate in giro per la Penisola.

Hellas Verona: Disegno di chiara ispirazione Anni ’80, con quel simbolo – costituito da due mastini stilizzati che formano un’ideale lettera “V”, come Verona appunto, e che recano incastonata tra loro la leggendaria Scala a tre (quattro o cinque) pioli, simbolo della grande città scaligera – che rimanda inevitabilmente a quell’incredibile, favoloso e per certi versi irripetibile campionato 1984-85, quando il mitologico Verona di mister Bagnoli (con quelle inconfondibili e inarrivabili casacche “gessate” in gialloblu) vinse forse il più incredibile Scudetto della storia italiana (lo metterei a pari merito con quello del Cagliari, stagione 1969-70), al termine d’un campionato ch’era iniziato col famoso arrivo estivo a Napoli del Pibe de Oro, Diego Armando Maradona, che aveva tenuto banco sui giornali, sui rotocalchi e nelle televisioni e radio dell’epoca. Era un campionato di Serie A pregno di fascino, imbottito di veri campioni e ch’era davvero e di gran lunga il migliore al mondo. Un fascino incommensurabile esercitano ancor’oggi quegli anni su di me.

Parlare di tifo calcistico, in Italia, equivale a parlare di Verona. Una piazza amatissima e odiatissima, imitatissima e che ha fatto e continua a fare scuola, che nel corso dei decenni ha costruito un nome divenuto sinonimo di mito: quelle Brigate Gialloblu nate nel 1971 e che sono state uno dei gruppi Ultras più importanti del panorama “tifologico” italiano ed europeo.

Mito veronese ch’è perdurato negli anni, fino ad arrivare alla fatale data dei primi Anni ’90, allorquando, azzerando e sciogliendo quasi tutti i gruppi a causa d’una spietata repressione, nella Curva Sud culla del tifo scaligero, s’innescò quella tendenza – poi ripresa da tutti e divenuta moda che contagiò praticamente l’intera Italia – del cosiddetto tifo all’inglese che, in forte “rottura” col modello italiano precedente, fu e rimane a tutt’oggi la più grande rivoluzione a livello di tifo che ha investito gli stadi e la cultura Ultras del nostro Paese.

Intorno al simbolo di cui sopra, ho costruito il disegno, cercando anche nei colori di ritrovare la suggestione, soprattutto cromatica, di quegli anni. Le scritte sono grandi e sontuose, in maiuscolo la dicitura HELLAS e in minuscolo il nome della città. Disegno tutto giocato sulla contrapposizione tra giallo e blu e che trova nella compensazione di colori e spazi e nella linea ad angoli curvi, che crea un’ideale cornice, la sua pienezza. E che – almeno nella mia fantasia – risveglia ricordi legati alle mitiche immagini del 90° Minuto di Paolo Valenti, facendomi tornare per un attimo bambino, rapito e affascinato dagli stemmi e dai loghi delle principali squadre del nostro Calcio.

Immaginerei questo disegno come un adesivo, come un drappo, ma anche come una bandierina prodotta in decine di migliaia di esemplari e sventolata dal caloroso pubblico del Bentegodi.

Ultras Bari: Da tantissimo tempo avevo in mente di realizzare qualcosa col vecchio galletto barese stilizzato degli Anni ’80. Ma non risulta mai facile fare un disegno con questo simbolo che, se sulle casacche bianche “della Bari” aveva un suo perché, d’altro canto non è facile tramutarlo in una grafica che possa essere accattivante.

Mi spiego: per quanto sia assai simpatico e geniale nella sua semplicità, almeno personalmente: lo trovo un po’ buffo. Già il gallo di per sé non ha certamente lo stesso appeal che possono avere altri animali, tipo un bulldog, un’aquila, una pantera, un lupo ecc… tutti animali che recano in sé, intrinsecamente, quel carattere di aggressività che incute timore e che ne rende il risultato vincente. Con un gallo è diverso e in più – questo usato nello specifico – può facilmente far pensare (mi si perdoni il paragone estremo) all’insegna d’una rosticceria.

E allora, pensa e ripensa, prova e riprova, mi sono inventato questa nuova “strada” per cui ho sdoppiato in posizione simmetrica il galletto, mettendolo a “guardia” dello scudo cittadino barese sormontato da tanto di corona. Sotto, ho tirato un nastro rosso (ovviamente nella medesima tonalità della cresta e del becco del galletto) che corre senza soluzione di continuità per tutta la parte bassa del disegno, ponendovi all’interno e in posizione centrale, bianca, la scritta ULTRAS che ricordi, nel font utilizzato, uno dei vecchi striscioni dei mitici UCN.

Il risultato finale ha un che di araldico e nella sua estrema semplicità, quasi ingenua, rincorre ancora una volta la suggestione e il mito dei perduti Anni ’80. A differenza della quasi totalità dei miei lavori, non ho posto la classica cornice che rifinisce e chiude il “quadro”, ma l’ho lasciato volutamente così, libero e aperto, figurandomelo come un grande murales dipinto perfettamente e puntualmente su uno dei muri esterni dello stadio San Nicola. Chiudete gli occhi e provate a immaginarlo così anche voi… non vi sentite un po’ bambini e un po’ più leggeri?!

S.S. Lazio Ultras e Audere Semper Lazio: Per una volta ho fatto uno strappo alla regola – non riuscendo a decidere quale disegno tenere e quale scartare, trovandoli validi entrambi – utilizzando il medesimo logo per due grafiche distinte. M’è sempre piaciuta l’aquila laziale, quintessenza di fierezza e nobiltà, declinata un po’ in tutte le sue forme e sfaccettature e negli ultimi anni, proprio questa stessa versione utilizzata nell’occasione anche da me, ha trovato risalto all’interno della Nord laziale, campeggiando su uno dei maggiori e principali drappi della Curva biancazzurra.

Quest’aquila in posizione araldica e fiera, che sta poggiata con le zampe artigliate su un parallelepipedo recante il celeberrimo acronimo romano SPQR (Senatus Populus Que Romanus: cioè il Senato e il Popolo Romano) ch’è uno degli acronimi e simboli della Città eterna nonché uno dei fondamenti di Roma intesa come impero. Già all’epoca degli antichi romani che conquistarono e assoggettarono la maggior parte del mondo allora conosciuto, il simbolo dell’aquila – che stava alla sommità dei vessilli imperiali che accompagnavano le legioni in battaglia – era immediatamente associabile al nome e alla città di Roma. Tradizione, quella dell’aquila, ch’è stata raccolta ed ereditata dalla sponda biancazzurra del Tevere (mentre, come tutti sanno, la sponda avversa ha optato per la pure immortale Lupa capitolina dall’altrettanto valore iconico) e sempre utilizzata sulle maglie della Lazio che, nata nel 1900, rappresenta la società calcistica più antica dell’Urbe romana.

Nel primo disegno ho posto l’aquila sormontante l’acronimo SPQR in posizione centrale, immaginando il tutto come una sorta di drappo bianco con logo e scritte blu, volutamente molto spartano, a tratti quasi grezzo, con le scritte superiori e inferiori che vanno a costituire la dicitura S.S. LAZIO ULTRAS (gruppo inesistente e che ho già utilizzato precedentemente in passato a voler “sintetizzare” e comprendere l’intero popolo laziale). Il tutto è chiuso da una spessa cornice nello stesso colore blu. L’intenzione è quella di voler far pensare a un drappo/due aste fatto a mano da ragazzi romani autoctoni, che ancora una volta mostrano al mondo tutta la propria competenza e talento nell’eseguire lavori efficaci pur nella loro totale artigianalità.

Nel secondo disegno, invece, ho posto la medesima aquila in posizione defilata sulla sinistra, che lascia a destra campo libero a una scritta lunga e disposta su un doppio livello, nell’identico font del precedente disegno, che vuole significare una precisa dichiarazione d’intenti che fa il verso a una retorica simil fascista – che può apparire politicamente scorretta se decontestualizzata dagli usi e costumi tipici del movimento Ultras nostrano – spesso utilizzata dalle frange più estreme del tifo per le aquile capitoline. La frase che ho utilizzato viene direttamente dalla famosa locuzione latina “Memento audere semper”, cioè “Ricorda di osare sempre” di dannunziana creazione e memoria. Un motto che, credo, ben si presti a una raffigurazione Ultras laziale senza troppe etichette conformiste e che, nella sua semplicità e complementarietà con l’aquila di cui sopra, crea l’effetto d’un disegno che pare quasi scolpito nella pietra, che ha un che di ellenico e al contempo rimandare al mito romano imperiale della Roma Caput Mundi.

L’uso, per entrambi i disegni, dei medesimi logo, font e colori non è casuale e vuol imprimere anche a livello visivo, oltre che concettuale, l’idea che entrambe le grafiche siano originate da un medesimo “parto”, come una sorta di gemelli.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;