Ultrà Roma: Per la creazione di questo nuovo disegno dedicato all’AS Roma e alla sua straordinaria tifoseria, mi sono liberamente ispirato – sia per la parte grafica quanto per la nomenclatura – agli Anni ’80 che rappresentano uno dei capitoli più belli del Calcio italiano, legati a una “leggerezza” e spensieratezza che fisiologicamente sono andate via via scemando con l’avanzare della modernità; anni fantastici per il nostro sport più amato e a cui la memoria guarda ancor’oggi forse con eccessiva nostalgia, edulcorandoli anche troppo e dimenticando che tante storture e sozzure legate al nostrano Pallone erano presenti già allora, seppur non nella misura attuale che ha raggiunto oggi davvero livelli intollerabili.

Al centro del disegno ho posto il mitico lupetto di Gratton, dal nome del famoso graphic-designer romano d’adozione (e romanista) che nel 1978 ideò, su richiesta della presidenza Anzalone, quest’affascinante stemma sociale in cui si potessero identificare tutti i tifosi giallorossi e rimasto in auge fino alla fine degli Anni ’90. Messo da parte quasi completamente dalle maglie e dal merchandising ufficiale sotto la presidenza Sensi e infine tornato di moda negli ultimi anni e su cui punta molto la nuova presidenza americana, assai attenta (anche troppo) alla parte più “commerciale” del proprio club e a cui si deve l’estromissione – dall’altrettanto bellissimo logo ufficiale da “prima maglia” – dell’acronimo ASR sostituito da un più “spendibile” ROMA 1927. Episodio, quest’ultimo, che ha creato non pochi contrasti con la tifoseria che giustamente si è sentita non interpellata e marginalizzata. A proposito di quest’ultima cosa: in simili frangenti dovremmo davvero guardare al football inglese – spesso teorizzato e invocato, dai nostri pennivendoli e opinionisti televisivi da strapazzo, come panacea di tutti i mali del Calcio – che, al di là delle sue mille contraddizioni, tiene comunque in grande conto l’opinione delle proprie tifoserie quando c’è da prendere decisioni del genere.

Sopra e sotto il lupetto ho posto – in un font cubitale ma non privo di eleganza – la dicitura Ultrà Roma, in cui la mancanza di “esse” nella parola ULTRAS vuol rappresentare un ulteriore richiamo agli Anni ’80 in cui presero forma tantissimi e importantissimi gruppi del panorama tifologico di casa nostra e in cui era normale chiamarsi Ultrà. Poi c’è stata la “rivoluzione” a livello di mentalità degli Anni ’90 in cui si son volute prendere le distanze dalla parte più easy, folkloristica e ingenua dell’essere tifosi, tanto che si è diventati tutti Ultras con la “esse” finale e guai a non esserlo. Oggi, che va di moda il revival e che tanti tabù sono caduti, la parola Ultrà è stata recuperata e rivalutata e non fa più specie usarla… tutt’altro. Senza dimenticare che la dicitura Ultrà Roma, oltre che uno striscione che veniva sistematicamente portato in trasferta dai tifosi giallorossi, nell’acronimo UR (col fulmine tra le due lettere) era anche una delle sigle con cui era conosciuto e si firmava il leggendario CUCS Roma, uno dei gruppi più influenti della storia Ultras del nostro Paese.

Una cornice con angoli stondati chiude idealmente lupetto e scritte aggiungendo all’insieme un’ulteriore sensazione eighty data da quella squadratura – che è formale quanto concettuale – che rimanda a tanti e tanti loghi sociali, calcistici e non , di quegli anni. Anche nei colori ho voluto riproporre il più possibile quelli della Roma davvero maggica del secondo Scudetto, quella di Conti, Falcão, Pruzzo e Di Bartolomei, con quelle casacche sponsorizzate Barilla che nei loro colori accesi e nella loro linearità e semplicità contribuirono a iconizzare ancor più una squadra fortissima che ha scritto forse le pagine più belle della storia romanista, imprimendosi a fuoco nell’immaginario collettivo del nostro Calcio e delle nostre Curve.

Vicenza Ultras: Disegno che, per certi versi, si riallaccia al discorso fatto per quello precedente. Tutto giocato su due soli colori, il bianco e il rosso, inseguendo le suggestioni di uno stile molto minimal che mi è particolarmente caro. Anche il logo del Vicenza ben si presta a una rappresentazione in tal senso, già di sé costituito da un gioco di linee – orizzontali verticali e oblique – e curve che lo rendono davvero accattivante per la creazione di lavori grafici.

Rispetto a un altro disegno fatto in passato (One Step Beyond #24) in cui avevo optato per una raffigurazione dello stemma in rosso su campo bianco, stavolta ho invertito la colorazione: bianco su campo rosso. Le scritte che sovrastano e soggiacciono al logo sono cubitali e importanti, pur mantenendo una grazia ed eleganza nelle linee. Una cornice stondata del tutto simile a quella dello scudo sociale ingloba e delimita il tutto a voler chiudere e identificare con compiutezza il disegno.

La scritta VICENZA ULTRAS vuol essere un omaggio all’intera Curva Sud del Menti, cuore pulsante del tifo e della passione per l’undici berico. Immaginerei questa grafica come un adesivo, un drappo o una bandierina riprodotta in serie e sventolata in uno stadio gremito e grondante entusiasmo, per una compagine storica del panorama calcistico italiano, ruzzolata addirittura in terza serie da cui è impaziente di riscattarsi quanto prima. Vicenza per la sua tradizione, il suo attaccamento e i numeri del suo pubblico è una piazza che merita il più alto palcoscenico del Calcio e non certo la Serie C.

Anni Ottanta Cosenza: Un sentito e doveroso omaggio a uno dei gruppi che più si sono messi in evidenza negli ultimi anni, rinverdendo e rinvigorendo il tifo per la compagine calabrese ch’è sempre stato, storicamente e tradizionalmente, imponente, festoso e colorato. Non servono tante parole per descrivere l’entusiasmo che questo gruppo ha portato sui gradoni della Tribuna A, nuova frontiera del tifo all’interno del San Vito-Marulla che, unito a quello della vecchia Curva Sud, va a costituire un tifo in versione “stereofonica” per i lupi silani… basta guardare qualche filmato che li riguarda per rendersi conto dell’ottimo lavoro svolto da questo gruppo e da questa side ch’è veramente tanta ma tanta roba e che meriterebbe ben altre categorie e palcoscenici. Per un più che dovuto, oltre che piacevole, approfondimento, vi rimando alla bellissima ed esclusiva intervista rilasciata proprio dagli Anni Ottanta alla nostra testata e raccolta nel capoluogo silano dal nostro inesauribile megadirettore galattico Matteo Falcone.

Per la realizzazione di questo mio disegno, ho utilizzato uno dei loro simboli storici, il Che Guevara, a sua volta mutuato dall’iconografia più classica e tradizionale del tifo cosentino, che non ha mai nascosto la propria indole di tifoseria di sinistra, anarcoide e ribelle e che ebbe la sua più alta valenza in tal senso nel gruppo entrato nella leggenda del tifo italiano, i Nuclei Sconvolti, che guidavano quella ch’era definita la Curva più pazza del mondo (dei Nuclei e della storia del Cosenza Calcio abbiamo già avuto modo di parlare in una vecchia puntata di questa stessa rubrica, One Step Beyond #19).

Fedele a uno stile un po’ retrò e che richiamasse per l’appunto quel magico periodo storico a cui s’ispirano questi ragazzi calabresi, nel nome come nell’attitudine da stadio, ho posto il Che in posizione centrale su un ipotetico “stendardo” pezzato orizzontalmente in rossoblu. Sopra e sotto ho inserito, in bianco come il volto del Comandante argentino, il nome del gruppo e quello della città in uno dei font più accattivanti, pratici ed eleganti che siano mai stati inventati (il Cooper Black) a cui ho dato un leggero “volume” in una colorazione nera che potesse risaltare sul rosso e sul blu, funzionale a fare pendant con le parti nere del Che e per dare all’insieme un maggior amalgama.

Un elemento di modernità è dato dalla sottile riga bianca che separa le due eguali parti in rosso e blu; linea bianca che divide con maggior nettezza i due colori dello sfondo e restituisce quel tocco di modernità che spezza la monotonia che potrebbe risultare da elementi eccessivamente “classici”. Una sottile riga nera fa da cornice e chiude il “quadro” per un disegno semplice, lineare, ma con un entroterra tradizionale e di forte appartenenza.

Curva Nord Castel di Sangro: Della tifoseria sangrina, della favola sportiva del Castel di Sangro Calcio e dei due campionati di Serie B (oltre a tanta Serie C) abbiamo già avuto modo di parlare in una precedente puntata di questa rubrica (One Step Beyond #12). Sono dunque tornato sul luogo del delitto e ancora una volta – nel voler realizzare un disegno per la Curva giallorossa – non ho potuto esimermi dall’utilizzo della loro icona più riconosciuta e universale: l’Asterix dei fumetti creato dalla coppia francese Goscinny-Uderzo e che rappresenta uno dei personaggi più popolari e divertenti del mondo delle nuvole parlanti, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

E mai come nel caso del vecchio Commando Ultrà Curva Nord, simbolo fu più azzeccato: il piccolo eroe gallico che – grazie a una pozione magica e con l’aiuto di altrettanto prodi quanto impavidi galli e del suo immancabile braccio destro Obleix – in barba a qualsiasi ragione e logica si fa beffe dell’esercito Romano che ha conquistato l’intero mondo antico ma non riesce a piegare la resistenza dei nostri piccoli e simpatici amici trincerati nei loro caratteristici villaggi dai tetti in paglia.

Una perfetta allegoria di ciò che rappresentò Castel di Sangro calcistica in quella metà Anni ’90: una piccola cittadina abruzzese – la meno popolosa, circa 7.000 anime, che abbia mai disputato un torneo cadetto – che scalò le gerarchie dell’italico Pallone fino ad arrivare a risultati strepitosi se si considera la grandezza di Castello e assurgendo a fenomeno calcistico conosciuto e celebrato anche oltre i confini nazionali, muovendo la curiosità di scrittori, giornalisti, cronisti  e semplici appassionati di football.

Ho posto dunque Asterix, in versione ammiccante e sorridente, dietro un ipotetico stendardo recante il nome della side giallorossa e la città d’appartenenza in un font cubitale, elegante e tridimensionale, utilizzando e amalgamando giallo, rosso e nero. Il tutto – dall’Asterix alle scritte, passando per i colori accesi e contrastanti – vuole deliberatamente evocare un senso di gioia e freschezza, d’un tifo spartano, genuino e spensierato, lontano anni luce da talune esagerazioni e degenerazioni che hanno fatto più male che bene all’intero movimento, ricordando un po’ quello ch’è stata e ha rappresentato la Curva sangrina per qualche anno per tanti ragazzi del luogo e delle città e zone limitrofe: una festa, un’esplosione d’entusiasmo e colori, l’aggregazione vera e sentita d’un’intera comunità stretta intorno alla propria squadra di Calcio.

Sanitarium Cremona: Realizzare questo disegno m’ha fatto fare un tuffo nel passato di almeno vent’anni!… Erano i tempi di Supertifo, la mitica rivista sul mondo delle Curve – “madre” di tutte le riviste venute dopo e verso cui tutte, la nostra compresa, hanno un debito di riconoscenza, oltreché affettivo – che usciva in edicola dapprima mensilmente e poi bisettimanalmente. L’attendevamo con ansia spasmodica noi ragazzi dell’epoca, l’era di internet non era ancora cominciata e l’unico modo per rimanere sempre aggiornati e “connessi” col mondo Ultras era Supertifo… quanti ricordi riaffiorano!

I Sanitarium sono legati a quegli anni, i ’90, quando i gruppi Ultras, uscendo fortificati dal decennio precedente ch’era stato una sorta di “palestra”, entrarono nel nuovo decennio che avrebbe rappresentato l’Eldorado per l’intero movimento. Nati nel ’92 e indissolubilmente legati all’ultima grande Cremonese – quella che disputò il suo ultimo torneo di Serie A, nel 95-96, dei sette totali – questi ragazzi rappresentarono una vera e propria avanguardia all’interno d’una tifoseria comunque da sempre molto calda che partecipava attivamente e calorosamente alle partite dei grigiorossi.

Colori particolari e per certi versi unici quelli cremonesi a cui s’aggiunse la particolarità ulteriore di questo nome così inconsueto… Sanitarium. Di primo acchito potrebbe sembrare una nomenclatura che ha poco da spartire col mondo Ultras e con nomi e sigle che richiamino lo stesso. Ricordo che proprio su un vecchio Supertifo dell’epoca (che, tocca dirlo, talvolta parlava un po’ “per sentito dire”, sparandone davvero di grosse) in cui spesso si parlava di loro – furono anche tra i primi ad organizzare un raduno Ultras su scala nazionale: e in quell’epoca pre-internettiana non era cosa da poco mettere su eventi del genere – si diceva che avessero ripreso il nome da una band heavy-metal che si chiamava proprio Sanitarium e che piaceva ad alcuni dei fondatori.

Secondo un’altra versione – che, a mio personale giudizio, ha una maggiore logica e attinenza – il nome Sanitarium deriverebbe dal quasi omonimo brano dei Metallica (una delle heavy band più famose e influenti della storia del metal), “Welcome Home (Sanitarium)” scritto nell’’86 e in cui la parola inglese “sanitarium” sta per sanatorio/ospedale psichiatrico. Ed è in tale contesto che va inquadrato questo nome così particolare: cioè d’un gruppo Ultras talmente legato alla propria squadra di Calcio da essersi ridotto alla pazzia! È in questa chiave – goliardica e provocatoria – che va inteso questo nome e nella contingenza di quel periodo storico, i primi Anni ’90, in cui c’era più entusiasmo, minore omologazione e più ricerca d’originalità per differenziarsi il più possibile dagli altri, anche in una cosa che può apparentemente sembrare secondaria come la scelta del nome per un gruppo.

Comunque la vera origine del nome Sanitarium resta avvolta nel mistero e contribuisce alla fortuna che ha avuto questa nomenclatura che davvero nel panorama Ultras rimane unica. Soltanto i ragazzi cremonesi che fondarono il gruppo e realizzarono il primo striscione, potrebbero fare piena luce sulla vicenda.

Venendo al disegno: messa da parte quella che fu una delle loro icone, il jolly, e calcando la mano sulla (presunta) origine “musicale” del loro nome come appena visto nel paragrafo precedente, ho optato per una simbologia che vedo più vicina e affine alla cultura metal che – nella sua branca più immaginifica – da sempre fa largo uso di teschi e simboli del genere. Quindi ho posto al centro questo teschio ghignante e incappucciato – appena evaso dal manicomio d’un film horror in una notte di freddo e pioggia – che pare voler venir fuori dal “foglio” e ghermirci. Sopra e sotto lo stesso, sullo sfondo d’un “drappo” pezzato orizzontalmente nel grigiorosso e in un font impeccabile e lineare bordato di nero, ho posto le scritte – in un bianco panna come la faccia del teschio – identificative di gruppo e città. Al centro, a destra e sinistra del brutto ceffo da cui è meglio stare alla larga, ho inserito, su una sottile riga bianca che “spezza” e dona “luce” al disegno, le quattro cifre che compongono l’anno di fondazione del gruppo. Una sottile cornice nera chiude il disegno.

Lo immaginerei come un adesivo appiccicato sulla porta esterna d’una “cameretta” di quegli anni (come a dire: “zona off-limits”) al cui interno un giovane ragazzo è intento nell’avida lettura del Supertifo a lungo atteso e appena acquistato e che non vuol esser disturbato da nessuno e per nessuna ragione.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;