Spezia Fans: Una delle realtà provinciali più belle e blasonate del Calcio italiano. Lo Spezia Calcio può vantare 25 partecipazioni al torneo di Serie B e quasi cinquanta in Terza Serie (tra Serie C unica e vecchie C1 e C2).

Il club ligure può inoltre fregiarsi della vittoria del Campionato Alta Italia 1943-44 (conosciuto anche come Campionato di Guerra) disputato durante il Secondo Conflitto Mondiale e che di fatto sostituiva il più classico campionato di Serie A. Dopo una fase eliminatoria a gironi – in cui gli spezzini parteciparono con la locale squadra dei Vigili del Fuoco dietro le cui insegne giocava praticamente buona parte dei calciatori dello Spezia Calcio fermo per le vicende belliche – in cui gli aquilotti s’imposero all’attenzione generale quale squadra rivelazione, si arrivò alla fase finale in cui i VV.FF. di La Spezia conquistarono il titolo dapprima impattando contro il Venezia e infine avendo ragione del Grande Torino all’Arena di Milano. Il trofeo conquistato – una sorta di Coppa Federale – può tranquillamente essere equiparato a un vero e proprio Scudetto. Per lunghi decenni il sodalizio bianconero (insieme all’intera città e tifoseria) ha giustamente rivendicato questa cosa, chiedendo che le fosse riconosciuta quella vittoria al pari di un vero titolo nazionale. Dopo annosa battaglia, nel 2002, la FIGC ha finalmente riconosciuto quel trionfo, assegnando allo Spezia il titolo onorifico Alta Italia – raffigurato da uno scudetto ovale tricolore bordato d’oro e recante all’interno una Coppa nera stilizzata e l’anno 1944 – che da allora il club sfoggia, con orgoglio, sulle proprie casacche.

Sul pubblico spezzino e in particolare sulla mitica Curva Ferrovia, si potrebbero versare fiumi d’inchiostro. Una tifoseria rude, tosta, senza tanti fronzoli, coriacea e dalla testa dura come la sua gente. Una side particolare già nella conformazione delle gradinate simili a un semicerchio, capace di un tifo passionale e travolgente, coreografico e colorato, col bianco a farla da padrone e a costituire un vero e proprio muro umano, massiccio e impenetrabile. Davvero una Curva straordinaria, la Ferrovia, che per tradizione e attaccamento meriterebbe senza dubbio la Serie A e che quando s’è presentata l’occasione non ha mai sfigurato di fronte a nessuno e ch’è sempre stata un osso duro da rodere per qualunque avversario.

Venendo al disegno, molto semplice e lineare, ho voluto porre in posizione centrale una testa d’aquila strillante. Quest’animale, mutuato dallo stemma cittadino che la vede ergersi sopra una torre, è da sempre simbolo del club ed è spesso stata adottata sul materiale da stadio dai propri tifosi. Il caso più celebre è quello dello striscione dei vecchi e inarrivabili Ultras Spezia (nati nel ’74 e che per decenni hanno guidato, peraltro con risultati eccelsi, il tifo in Ferrovia) che vedeva proprio una testa d’aquila stilizzata campeggiare al centro. Come per il gruppo di cui poc’anzi e come per il lungo striscione Curva Ferrovia La Spezia che rappresenta la “nuova” entità che guida il tifo attuale nella side ligure, anch’io, per questo disegno, ho scelto come colore di fondo il nero. Le scritte – in un font che vuol ricordare da vicino proprio il vecchio e leggendario striscione degli Ultras Spezia, uno dei più belli d’Italia – sono naturalmente bianche e riportano in alto il nome del club/città e in basso una parola, FANS, dal forte sapore anglosassone e che va a sposare – anche concettualmente – un nuovo modo di concepire il tifo da stadio che ha investito, dai primi Anni ’90 in poi, tutta la Penisola, per quanto la “tradizione” e le “radici” molto seventy restino assai marcate per questa tifoseria.

Una sottile cornice bianca ad angoli stondati, conferisce un tocco di finezza ed eleganza, racchiudendo il tutto. Una grafica che, come spesso nelle mie intenzioni, vuol unire passato e presente. Immaginerei questo disegno come drappo o adesivo.

Livornesi: Uno dei disegni più particolari che abbia mai realizzato in vita mia; per una delle tifoserie italiane più peculiari dell’intero panorama Ultras di casa nostra: i livornesi.

Disegno che si rifà espressamente al periodo dei primi Anni 2000, allorquando le Brigate Autonome Livornesi (nate ne 1999) erano alla guida della Curva Nord dell’Armando Picchi, per una comunità di tifosi che conobbe in quegli anni l’acme della propria parabola; in quel frangente temporale la side labronica era traboccante, infuocata e travolgente, uno spauracchio da affrontare per chiunque. Oltre a un tifo su livelli incredibili, la Nord dell’Ardenza si mise anche in mostra per suggestive quanto spettacolari coreografie che avevano quasi sempre una matrice politica. Le BAL per un quinquennio furono indubbiamente il gruppo Ultras più politicizzato d’Italia, perennemente sotto l’occhio dei riflettori, amato dagli amici e infangato dai tanti detrattori che vedevano nell’eccessiva deriva comunista della tifoseria amaranto soltanto un bluff e nulla più.

Striscioni e drappi con falce e martello, effigi di Stalin e stelle a cinque punte erano di casa nella Curva del Livorno e il suo stadio divenne l’Ultima Stalingrado d’Italia. Proprio a quel tipo di “suggestione” sovietica mi sono voluto ispirare per questa mia nuova grafica. E l’ho fatto senza opzionare i suddetti simboli già ampiamente usati (e abusati) in passato. Ho cercato una strada più insolita ma – spero – non meno affascinante e che possa rendere appieno anche da un punto di vista squisitamente concettuale. Già nei colori utilizzati, il giallo e il rosso (in luogo dell’amaranto), ho voluto rifarmi alla vecchia bandiera dell’Unione Sovietica e quindi ai colori che divennero quelli di tutti i maggiori Partiti Comunisti d’Europa. Al centro della scena ho posto quella che è la vera “novità” rappresentata da questo inusuale disegno: l’immagine della testa d’uno dei personaggi sovietici più famosi di tutti i tempi, Jurij Gagarin, con tanto di casco da cosmonauta con su inciso il famoso acronimo cirillico CCCP (Сою́з Сове́тских Социалисти́ческих Респу́блик che tradotto nella nostra lingua sta per: Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche).

Il celeberrimo astronauta Gagarin – che iniziò la sua brillante carriera come aviatore e collaudatore di velivoli sperimentali – il 12 aprile del 1961 fu il primo Uomo a compiere un volo spaziale, a bordo della capsula Vostok 1, girando introno al nostro pianeta in poco più di un’ora e quarantacinque minuti. Il suo volo nello spazio segnò l’inizio di una nuova era per l’intero mondo, aprendo di fatto le porte ai viaggi umani nel cosmo. E per tanti anni la vecchia Unione Sovietica sarebbe stata la nazione più all’avanguardia nella cosiddetta Corsa allo Spazio che avrebbe conosciuto, meno di dieci anni dopo quello storico volo di Gagarin, il momento più alto con l’allunaggio della missione Apollo 11 che portò il primo Uomo a camminare sul nostro satellite, decretando sostanzialmente il trionfo della NASA (la nota agenzia spaziale statunitense) a danno dei sovietici.

Ma i tanti record perseguiti dall’astronautica americana, nulla tolgono alla grandezza dell’Unione Sovietica di quel periodo che anche grazie ai voli spaziali – e ai pionieristici eroi che li compirono – affermava e celebrava il proprio essere: la maggior potenza civile, economica e militare socialista del mondo. E il grande Jurij Gagarin fu esaltato alla pari di una divinità, divenendo suo malgrado una celebrità nazionale – per certi versi stucchevole e retorica – attraverso cui il Regime perpetuava la propria propaganda. Tanto che, alla sua morte – avvenuta tragicamente in seguito a un incidente aereo nel marzo del ’68 – le ceneri di Gagarin furono tumulate nelle mura del Cremlino a Mosca, come avveniva per le personalità più grandi e illustri della nazione.

Quindi il mio voler inserire l’immagine del famoso astronauta sovietico nel disegno, vuol essere un ulteriore e inusuale modo di rendere il giusto tributo a una Curva che in quella fine Anni ’90/primi 2000 si affermò come una delle side più importanti e anticonvenzionali d’Italia. Un modo diverso, il mio, di celebrare quella Curva e quel gruppo (le BAL) che tanto ho ammirato e le cui imprese – al di là d’ogni polemica o speciosa partigianeria – sono rimaste nell’immaginario Ultras.

Non sono ricorso a particolari sigle, ma un semplice LIVORNESI mi sembrava il modo più diretto e immediato d’identificare quella Curva e quei ragazzi di quel periodo. Una sottile cornice, con angoli alternati stondati e squadrati (per dare più dinamismo), chiude idealmente il “quadro” per un disegno che nella sua indole, come nel vivace contrasto cromatico, vuol essere d’avanguardia nella forma e retrò nella sostanza.

Teate Fans: Una delle tifoserie che più ammiro, quella del Chieti, nel panorama delle serie minori. Una squadra che ha disputato decine e decine di tornei di Serie C nel corso della sua storia, ma che non è mai entrata nel “Grande Calcio” come invece avrebbe senz’altro meritato la sua porzione di stadio più accesa, la Curva Volpi, così chiamata in onore del compianto allenatore Ezio Volpi, il mago della Serie C, che con la sua serietà e professionalità si fece voler bene ovunque avesse allenato, prima che la maledetta SLA se lo portasse via nel 1993.

Il tifo a Chieti c’è sempre stato e già intorno alla metà degli Anni ’70 allo stadio Angelini (inaugurato all’inizio del decennio) era possibile ammirare i primi gruppi. Ricordo con grande piacere e nostalgia i tempi degli Achaean Generation, gruppo nato negli Anni ’80 e che diede nuovo smalto al tifo dei giovani che seguivano le gesta delle casacche neroverdi. Nell’’89 nascono gli Irriducibili (che ripresero il nome dai più famosi omonimi romani, tifoseria – quella laziale – con cui i teatini hanno sempre avuto una buona sintonia, soprattutto a livello attitudinale) che rappresenteranno il gruppo più importante per quanto concerne l’evoluzione del tifo a Chieti. Un gruppo cresciuto nel corso degli anni, da un punto di vista numerico e qualitativo e che ha conosciuto la sua fase migliore – in termini d’entusiasmo e partecipazione collettiva – lungo tutti gli Anni ’90 e nei primi Duemila, ai tempi degli spettacolari e furibondi derby contro l’odiata e vicina Pescara (distante pochi kilometri) quando il pubblico di fede neroverde non sfigurò affatto contro i più blasonati e navigati avversari. Ricordo la Curva ospiti dell’Adriatico di Pescara stipata di migliaia di tifosi chietini tutti imbandierati e festanti… vederli all’opera era un vero spettacolo.

Proprio quei derby e quelle sfide così tirate dei tempi della vecchia C1 e C2 mi fecero appassionare a questa indomita tifoseria. Una Curva, la Volpi, veramente incredibile (già dai tempi pre-rifacimento) quand’era ancora composta di pochi gradoni: una festa di colori, bandiere, striscioni, stendardi e due aste, un pubblico con le braccia sempre al cielo, impegnato in fragorosi battimani a tutto settore, ondeggiante e coreografico come pochi. Davvero Chieti è stata qualcosa di grande a livello Ultras e dispiace constatare come oggi sia caduta in disgrazia, calcisticamente parlando, in categorie regionali indegne del suo blasone, mortificando una passione non comune e un serbatoio di tifosi che avrebbe potuto e dovuto essere sfruttato meglio se i vari presidenti e imprenditori locali avessero davvero intuito le potenzialità, grandi, di questa piazza.

Naturalmente il cosiddetto zoccolo duro del tifo teatino non ha mai mollato, per una side che non lascia nulla al caso, curando in maniera maniacale il proprio materiale (da decenni tra il più ricercato e “stiloso” dell’intero panorama nazionale) e con un’organizzazione molto rigorosa e “militare”, nel senso che questi ragazzi non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno e – considerando la realtà prettamente provinciale che rappresentano – sono sempre pronti all’azione e allo scontro qualora se ne presenti l’occasione. Un’attitudine Ultras pura e molto radicata insomma. Avere a che fare coi chietini, da nemico, non è semplice per nessuno.

Passando al disegno, ho pescato a piene mani dalla tradizione araldica cittadina che si rifà a sua volta alla mitologia classica. Infatti lo stemma comunale di Chieti raffigura Achille, il leggendario eroe greco della tradizione omerica, che leggenda vuole sia stato il fondatore della città. Sullo scudo comunale, il celeberrimo eroe mitologico è rappresentato in sella al proprio destriero, armato di scudo crociato bianco in campo rosso e brandente una spada nella mano destra. Nel raffigurarlo mi sono preso una “licenza artistica”, optando per un’immagine molto bella ed evocativa seppur dal sapore meno remoto rispetto all’Antica Grecia. Difatti il “mio” Achille appare come un cavaliere da giostra medievale, dotato del classico elmo chiuso com’era costume delle armature di quel tempo, soprattutto in Italia. Un’ “interpretazione”, la mia, che si discosta dal classico elmo ellenico munito di cresta com’abbiamo imparato a conoscerlo soprattutto grazie al Cinema e ai numerosi film del cosiddetto filone peplum – e che sarebbe più attinente alla realtà dello stemma cittadino, raffigurante, come detto, un eroe greco; non a caso il gruppo che abbiamo nominato più sopra, gli Achaean Generation che s’erano dati questo nome proprio in onore degli Achei, termine col quale erano conosciuti tutti i guerrieri dell’Antica Grecia avevano come simbolo il più classico elmo ellenico.

Per le scritte ho pescato invece da striscioni e drappi degli Anni ’90, con la sigla TEATE FANS che mi piace molto e mi pare perfetta per rappresentare il “nuovo corso” della Curva neroverde che gradualmente abbracciò – tra le prime side in Italia – una forma di sostegno più britannica (il cosiddetto tifo all’inglese) mentre dall’altra mantenne, anzi esaltò, la propria tradizione più profonda; Chieti è infatti una delle città più antiche del nostro Paese e il suo nome latino è appunto Teate, da cui deriva il termine teatini.

Nobody Else Lazio: Puntualmente ritorna, nei miei disegni, la Lazio, squadra e tifoseria che ammiro da sempre. Come in altre occasioni, anche per questa nuova grafica, sono partito dal bellissimo logo sociale (uno dei più belli, per me, del Calcio italiano) che mi pare perfetto per rappresentare l’intera tifoseria e in particolare quella stupenda Curva Nord che dagli Anni ’70 è una delle più passionali e colorate del nostro Paese. Un simbolo, quello della Lazio, divenuto ormai un classico e che identifica – oltre al club – tutto un modo d’intendere lo stadio, per una tifoseria che ha coniugato perfettamente il sostegno alla propria squadra reso con attitudine britannica, a un modello più “nostrano”, mescolando sapientemente il tutto con la sua tradizione più peculiare e naturale (nello specifico: il mito d’essere una delle rappresentanti dell’Urbe immortale), uscendone con un melting pot davvero unico.

Anche in questo nuovo disegno ho cercato, sia visivamente che tematicamente, di rendere questa doppia suggestione. Per questo il disegno ha un’indole molto casual data dal fatto di ricordare un drappo, con lo stemma suddetto in campo blu (colore, da sempre, assai caro a questa tifoseria) e dalla cornice bianca ad angoli stondati che corre lungo tutto il perimetro esterno. La scritta – in uno dei font più utilizzati dalle nostre Curve, che resta uno dei più suggestivi, il Bookman Old Style grassetto – è in inglese, a voler ulteriormente rimarcare il concetto di cui sopra. NOBODY ELSE, cioè NESSUN ALTRO… come dire: come la Lazio e i laziali non c’è nessuno. A spezzare e mitigare questo tipo di suggestione che potrebbe suonare troppo anglosassone e quindi lontana dall’italica tradizione, ho posto il tutto su un ipotetico tricolore sottostante, dello stesso “taglio” della parte blu del disegno, soltanto proporzionalmente più grande.

Immaginerei questo disegno come un drappo, mescolato ai tanti bellissimi che accompagnano le aquile capitoline in casa e in trasferta.

US Avellino 1912: Disegno pensato per l’Avellino e la sua splendida tifoseria di cui abbiamo già avuto modo di parlare in una vecchia puntata di questa stessa rubrica (One Step Beyond #18) e a proposito di un precedente disegno.

Anche in quest’occasione ho optato per una soluzione grafica che tenesse conto dell’universale icona con cui è conosciuta la squadra irpina in tutto il mondo: il lupo. Secondo la tradizione, il popolo degli Irpini (Hirpini in latino) rappresentava una delle quattro tribù che costituivano il popolo dei Sanniti. In osco (la lingua dei Sanniti) la parola hirpus (da cui hirpini) significherebbe per l’appunto “lupo”. Per lunghi anni l’US Avellino non s’identificò con quest’animale la cui introduzione si deve alle mitiche Figurine Panini – e questo la dice lunga sull’importanza e l’influenza sociale e di costume che ebbero le stesse sulla cultura pop nel nostro Paese – che intorno agli inizi degli Anni ’70 decisero di rilanciare l’espediente (inventato dal Guerin Sportivo negli Anni ’30) di associare a ogni squadra calcistica di Serie A, B e C un animale che ne diventasse la mascotte.

Dopo aver visionato e valutato centinaia di “esemplari”, ho scelto questo lupo, anzi questa testa di lupo, che mi piace molto: seria e ben delineata, che pare fissarci con la tipica fierezza impavida e ingenita in quest’animale. L’ho rappresentato in bianco e verde, dandogli un piccolo tocco di animosità in più reso attraverso le pupille rosse. In basso ho tirato un nastro con le estremità a coda di rondine, di colore verde, in una tonalità più chiara rispetto al lupo di cui sopra e con la parte centrale in rilievo su cui, in bianco, è impressa – in un font importante ed elegante – la semplice dicitura AVELLINO.

Per una mera ragione logistica – e differentemente dal precedente disegno realizzato per questo club – ho inserito il solo nome della squadra/città privo dell’acronimo US (che sta per Unione Sportiva) al fine di dare un miglior amalgama al disegno che, al contrario, con una nomenclatura più lunga, ne avrebbe “sofferto”. All’interno del nastro, nelle parti superiore e inferiore, ho tirato due righe orizzontali, pure bianche, che conferiscono un tocco per così dire più casual e moderno. Solitamente, per la stragrande maggioranza dei miei disegni, non utilizzo mai il bianco assoluto ma opto sempre per una tonalità più “sporca”. In questo caso, invece, intenzionato a creare un maggior contrasto col verde sottostante – cui non ho voluto dare un tono più scuro di quanto non sia già – le scritte, le linee e l’interno della sagoma del lupo sono proprio in bianco assoluto.

Nella mia fantasia, immagino questo disegno come un bel murales di medie dimensioni, dipinto – magari all’interno della sede sociale del club! – su una parete bianca nuova e fresca di verniciatura.

Curva Nord Milano: Per questo disegno, dedicato alla tifoseria interista – e in particolare alla storica Curva Nord del Meazza – mi sono rifatto alla tradizione araldica milanese, scelta quest’ultima già adottata da tanti anni dalla stessa tifoseria nerazzurra. Il biscione, infatti, è – unitamente alla Croce di San Giorgio – uno dei simboli della città meneghina. Per questo l’Internazionale FC adotta quest’animale come mascotte e anzi lo aveva anche all’interno del vecchio stemma che caratterizzava la Beneamata negli Anni ’80.

Anche la famosa casa automobilistica milanese Alfa Romeo ha, all’interno del proprio stemma, oltre alla succitata Croce di San Giorgio, proprio il biscione milanese. Curioso constatare, invece, come anche il gruppo Fininvest – che fa capo al controverso Silvio Berlusconi, ch’è stato patron del Milan (sicuramente il club più odiato dagli interisti, insieme alla Juventus) e dei suoi maggiori successi – abbia adottato questo simbolo, seppur in una versione più stilizzata e in parte modificata.

Il biscione milanese rappresenta l’emblema dell’antica casata aristocratica dei Visconti – che fu una delle famiglie nobili più importanti e influenti d’Italia e d’Europa – che regnarono come Signori di Milano (e dell’omonimo ducato) dal 1277 al 1395. Pare comunque – come testimoniato da tanti studiosi ed esegeti della materia – che la biscia fosse già, precedentemente ai Visconti, un simbolo di Milano (n’è infatti presente una riproduzione nella Basilica di Sant’Ambrogio) e che – proprio grazie ai servigi resi alla città e nella lotta, di suoi esponenti, contro i saraceni in Oriente – fosse stata “donata” dal comune stesso alla nobile famiglia di cui sopra per poter essere adottata come simbolo.

Sul significato dell’animale e della figura che ha tra le fauci, le interpretazioni sono diverse. Secondo una teoria, il biscione – che trarrebbe origine dal cristianesimo e in particolare dalla vicenda biblica del profeta Giona inghiottito vivo e quindi risputato da una balena – starebbe ingoiando un saraceno raffigurato col corpo di carnagione bruna; in questo caso il biscione avrebbe un significato aggressivo e si rifarebbe alle guerre crociate per la liberazione del Santo Sepolcro. Secondo un’altra interpretazione, invece – e per cui il biscione sarebbe “buono” – la figura che l’animale ha in bocca, visibile dalla cintola in su (un uomo o un bambino, a seconda delle riproduzioni interpretative dello stemma stesso) sarebbe nell’atto di essere espulsa dal corpo dell’animale: in questo secondo caso – come detto poc’anzi per la vicenda biblica di Giona – avrebbe un significato più spirituale e legato al concetto di “rinascita”.

Venendo al mio disegno: ho posto il biscione – sormontato da una corona dorata – in posizione centrale su un’ipotetica bandiera pezzata verticalmente ed equamente in nerazzurro. Sopra e sotto – in un font corsivo molto elegante e causal insieme – ho inserito, in bianco, le scritte identificative della porzione di stadio più calda del tifo interista. Due sottili righe verticali, pure bianche, delimitano con maggior precisione la figura e le scritte, mentre nelle due estremità del disegno ho tirato, nel medesimo verso, delle sottili righe che vanno a formare due tricolori italiani asimmetrici che donano “luce” all’insieme, rendendo testimonianza d’un’attitudine nazionalista di cui la side bauscia non ha mai fatto mistero.

Immaginerei questo disegno come adesivo, drappo, ma anche come un grande bandierone da sventolare in casa e in trasferta.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;
One Step Beyond #35: Roma, Vicenza, Cosenza, Castel di Sangro, Cremonese;
One Step Beyond #36: Isernia, Lazio, Roma, Torino;
One Step Beyond #37: Cavese, Palermo, Catania, Lazio, Atalanta, Arezzo;
One Step Beyond #38: Verona, Piacenza, Genoa, Sampdoria, Campobasso, Nocerina, Vis Pesaro;
One Step Beyond #39: Cesena, Verona, Aberdeen FC, Udinese, Pisa, L’Aquila;