Fossa dei Leoni Milan: In auge dal 1968 al 2005, la Fossa dei Leoni è stato uno dei gruppi Ultras più longevi, importanti e influenti nel panorama del tifo di casa nostra e non solo. Se da un punto di vista meramente statistico e aneddotico pare che il tifo in Italia sia nato a Torino (sponda granata, seppur la cosa resti molto dibattuta), è fuori discussione che sia a Milano, in casa rossonera, che s’è sviluppato e dove il supporto da stadio, per come lo intendiamo oggi, ha emesso i primi e più significativi vagiti e mosso i primi passi.

Nata nel lontanissimo 1968 (anno già di per sé centrale e fondamentale per l’intera società occidentale nel suo insieme), la Fossa ha rappresentato un punto di riferimento per tutto il tifo milanese prima e italiano poi, quando decine e decine di gruppi – che dalla fine degli Anni ’70 e nei primi ’80 cominciarono a spuntare come funghi in tutta la Provincia italiana – s’ispirarono senza mezzi termini al celeberrimo gruppo milanista, imitandone (per quanto possibile) gesta, attitudine e modus operandi.

Personalmente, pur non essendo propriamente uno dei miei gruppi preferiti, non posso non riconoscere l’assoluta importanza e influenza che la Fossa ha avuto nel corso dei decenni, quando a lungo ha guidato una delle Curve più “popolose”, colorate e attive del mondo, negli anni magici del dualismo Fossa dei Leoni/Brigate Rossonere in una side che – l’onestà intellettuale impone riconoscerlo – ha impartito lezioni un po’ a tutti. Un gruppo, la Fossa, che resta un simbolo indiscutibile del tifo italiano, un modello e un “mito” nel vero senso della parola. Un gruppo di massa imprescindibile nella storia Ultras del nostro Paese, sorta di pietra miliare, ha fatto da incipit a tutto il Movimento, aprendo di fatto la strada a una fortunata quanto irripetibile stagione a cavallo tra gli Anni ’70 e ’80 che avrebbe forgiato la “coscienza” da stadio di migliaia di ragazzi attraverso le imprese dei grandi gruppi Ultras metropolitani.

Ultras Sciacca: La storia sportiva dello Sciacca Calcio, ma soprattutto i suoi splendidi e indomiti Ultras hanno già trovato spazio e risalto in una recente puntata di questa rubrica (One Step Beyond #46). Di nuovo, su di loro, c’è da dire soltanto che molto probabilmente – dopo un anno di forzata assenza dai gradoni (ma non dalle strade) – in questa nuova stagione calcistica 2018-19 che si appresta a incominciare, avranno finalmente e di nuovo una squadra da supportare, seppur in categorie indegne della grandezza della città e del calore del suo pubblico… ma, fedeli al motto per cui agli Ultras poco o nulla importa della categoria, per questi ragazzi siciliani sarà bellissimo tornare a tifare le casacche neroverdi.

Nel nuovo disegno loro dedicato, ho realizzato un “ibrido” tra la passione calcistica che accomuna l’intero nostro Paese (e che alle latitudini più meridionali, come e più che altrove, diventa motivo di vita e rivalsa sociale) rappresentata dall’intramontabile pallone retrò e l’icona universale con cui è conosciuta la Nuova Guardia Sciacca, ovvero il pitbull (che simboleggia aggressività ma anche difesa di vecchi, sani valori) qui in una versione precisa e dettagliata e dove l’insolito colore rosso della lingua dona, all’intero disegno, maggiori “luce” e dinamismo.

Ultras Napoli: Grafica inusuale dedicata al tifo per il club più titolato del Mezzogiorno. Una nomenclatura, Ultras Napoli, che vuol rappresentare e omaggiare l’intera tifoseria partenopea più che l’omonimo gruppo presente sui gradoni del’impianto di Fuorigrotta.

Inusuale, almeno per quanto riguarda il frangente Ultras, per i colori che, quasi sempre, nelle due Curve azzurre, vedono la costante presenza del blu. Ho voluto invece usare il bianco e l’azzurro (in una tonalità molto accesa, quasi cromata) mescolandoli al nero che delimita ed enfatizza logo e scritte. Centrale è il profilo della testa d’un Ultras in una versione assai caricaturale che esprime aggressività da una parte (nel digrigno dei denti) e “sballo” dall’altra (nell’occhio un po’ annebbiato dai fumi della marijuana e dell’alcool) e vuol rappresentare qualcosa di simpatico e scanzonato, senza le solite pose da neo-guerriglieri. Un’immagine “fresca” e spensierata, ironica e assai Anni ’90 e che sa molto di murales.

 

Unione Sportiva Triestina Calcio: Una delle società storiche del Calcio italiano, la Triestina è uno dei club più blasonati del Nordest e vanta, nel proprio ricco palmarès, oltre a decine di tornei di Terza Serie (comprese vecchie C1 e C2) 22 partecipazioni a campionati di serie B e ben 26 a campionati di Serie A a girone unico, categoria quest’ultima, stabilmente abitata dal club alabardato dagli Anni ’30 alla fine dei ’50 con una storia e un’aneddotica ricchissima e con cui si potrebbero riempire libri interi.

Figura fatale e imprescindibile del Calcio e del costume triestino resta quella di Nereo Rocco (cui è intitolato anche l’enorme e avveniristico stadio inaugurato nel 1992), uno dei più grandi calciatori e poi allenatori italiani di tutti i tempi e che fece le fortune del Milan soprattutto in qualità di tecnico. Infatti il club rossonero, con Rocco in panchina, vinse praticamente tutto ciò ch’era possibile vincere: 2 Coppe dei Campioni, una Intercontinentale e 2 Coppa Coppe oltre a 2 Scudetti e 3 Coppe Italia.

Un passato assai luminoso quello della Triestina, seppur lontanissimo nel tempo, che stride (e non poco) con l’attuale situazione d’un club che da troppo tempo mastica amaro mortificando la passione dei suoi sportivi e che, passando attraverso ripetuti fallimenti (ahimè, autentico tallone d’Achille di tanti club del nostro Calcio) ha conosciuto addirittura anche l’onta della Serie D e dei tornei regionali… un’autentica vergogna per una piazza come Trieste.

Personalmente il mio più bel ricordo di questa società calcistica è irrimediabilmente legato ai mitici Anni ’80 (probabilmente perché mi riporta ai tempi spensierati di quand’ero bambino) allorquando la Triestina si rese protagonista d’un’esaltante scalata alle categorie del Calcio italiano, che la riportò – in una decina d’anni – dalla Serie D alla B. Anni cadetti davvero fantastici, quando la città intera impazziva per le leggendarie maglie-bandiera con l’alabarda stilizzata (tra le casacche più belle del nostro Calcio) e per le giocate e i tantissimi goal del funambolo Totò De Falco, indimenticata bandiera di quegli anni, uno dei calciatori più amati di sempre dal pubblico rossoalabardato che in quelle fantastiche stagioni gremiva anche con decine di migliaia di presenze il vecchio e romantico stadio Grezar che per sessant’anni è stato uno dei “monumenti” del cosiddetto Calcio provinciale, quello che più ci piace e appassiona.

Sul pubblico triestino ha inciso sicuramente il tracollo avuto dal club negli ultimi anni, creando inevitabilmente e per forza di cose disaffezione, seppur c’è da rilevare che spesso, nei momenti topici della stagione, considerando la pochezza di categorie troppo modeste per un piazza come Trieste, il Nereo Rocco ha fatto registrare numeri importanti e che comunque la dicono lunga su quanto il Calcio, a quelle latitudini, sia fenomeno ben radicato che va ben oltre il semplice concetto di sport.

Per quanto riguarda il discorso Ultras, c’è da dire che Trieste ha una storia assai interessante e peculiare. Li ricordo ancora ai tempi del Grezar, facinorosi e sanguigni, i triestini erano una tifoseria rude e scorbutica, con cui era difficile misurarsi, per tutti. Il vecchio impianto era davvero l’arma in più per l’undici alabardato e gli avversari di turno sentivano forte e incisivo il fiato sul collo degli Ultras biancorossi.

Anche in trasferta gli allora Ultras Trieste si facevano rispettare. Ricordo di averli visti all’opera personalmente: era il giugno del 1985 di un campionato cadetto e l’ultima giornata del torneo vedeva la Triestina ospite del Campobasso. La partita si disputava nel vecchio stadio Romagnoli (un altro pezzo di storia dell’impiantistica sportiva tricolore) e le casacche con l’alabarda – che quel pomeriggio si giocarono, perdendola, la promozione in Serie A – furono seguite nella lontana terra molisana da un folto gruppo di Ultras; li ricordo come se fosse adesso issare sulle proprie teste un piccolo copricurva con la mitica alabarda bianca in campo rosso. Se la memoria non m’inganna, era una delle domeniche immediatamente successive la tragica notte dell’Heysel e per la prima volta nel vecchio impianto campobassano, con transenne e Carabinieri, s’improvvisò una sorta di settore ospiti in Curva Sud per tenere separati i giuliani dai locali.

Erano anni in cui le tifoserie assistevano mischiate alle partite e per ogni trasferta – non tutti le facevano e non tutte le tifoserie presenziavano in tutte le gare fuori casa come accade oggi – si rischiava realmente l’incolumità fisica, soprattutto quando supporters del Nord scendevano al Sud e, spesso in netta inferiorità numerica, si trovavano un intero stadio e un’intera città contro. I triestini di quegli anni risposero sempre presente, non sfigurando mai.

Dopo d’allora tante cose sono cambiate e – fermo restando l’assoluto valore e coraggio degli Ultras alabardati – oggi la tifoseria di Trieste è senz’altro una di quelle che più hanno fatto proprio il concetto di “mentalità”, distinguendosi per un attaccamento viscerale e incondizionato e per vivere realmente, 7 giorni su 7, la Triestina come una ragione di vita.

Una Curva Furlan – sempre vivo, ogni anno di più, il ricordo del giovane e sfortunato Stefano che trovò la morte per mano di Stato in un derby contro l’Udinese del 1984 – ch’è anche una delle più “stilose” in circolazione, con ottimi drappi e materiale davvero tra i più belli e curati di sempre e che, nel corso dei decenni, ha maturato un’estetica sempre più british (di evidente ispirazione scaligera), che sposa perfettamente una tradizione italiana figlia della Storia, per un lembo del nostro Paese che ha pagato sulla propria pelle, per anni, tragedie e vicissitudini legate a doppio filo all’odio razziale e politico che hanno forgiato Trieste e i triestini come una delle comunità più fiere e nazionaliste. Come recitava un loro vecchio e bellissimo striscione: “Trieste, da sempre, baluardo italiano”.

Curva Nord Livorno: Una Curva, la Nord labronica, di cui abbiamo già trattato in One Step Beyond #28, come pure, in più occasioni, abbiamo visto e parlato delle BAL (Brigate Autonome Livornesi) e delle vicissitudini e mutamenti all’interno della tifoseria amaranto. Una side, come visto, che ha toccato uno dei suoi momenti più bassi in termini di numeri e partecipazione qualche stagione orsono, ma che – già dell’anno scorso – ha fatto vedere significativi e importanti segnali di ripresa, in parte (ma è fisiologico a ogni latitudine) aiutata anche e soprattutto da un Livorno protagonista in Terza Serie e tornato, com’è giusto che sia, in Serie B.

In questo nuovo disegno dedicato al tifo per la compagine tirrenica, ho messo da parte (come del resto ha fatto anche la stessa Curva Nord negli ultimi anni) la simbologia politica (così cara alla Città dei Quattro Mori) e mi sono concentrato unicamente sul club, per una grafica che renda omaggio al bel logo sociale amaranto (già di per sé minimale e che nello specifico ho voluto render ancor più tale) e alla porzione di Ardenza storicamente più calda dal punto di vista del supporto, senza dimenticare i bei colori sociali del Livorno.

SS Lazio 1900: Ispirazione fine Anni ’90 (nella tripartitura e nei colori) e 2000 nella “tematica” (i due calciatori) per questo disegno dedicato al tifo per la Lazio. Come ripetutamente argomentato in passato, fu principalmente nelle Curve di Arezzo e Udine che s’incominciò, intorno alla metà dei ’90, a inserire, nel materiale da stadio, elementi fino ad allora estranei alla cultura del tifo: palloni retrò, scarpette da gioco, allori, coccarde e omini da Subbuteo e Calciobalilla. Non ne ho la certezza “matematica”, ma se la memoria non m’inganna fu proprio nelle Curve romane (laziale prima e romanista poi) che s’introdusse, per la prima volta (perlomeno a livello mainstream) la raffigurazione “reale” – seppur resa attraverso il disegno – d’una fase di gioco con due soccerplayers a contendersi la sfera di cuoio.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;
One Step Beyond #35: Roma, Vicenza, Cosenza, Castel di Sangro, Cremonese;
One Step Beyond #36: Isernia, Lazio, Roma, Torino;
One Step Beyond #37: Cavese, Palermo, Catania, Lazio, Atalanta, Arezzo;
One Step Beyond #38: Verona, Piacenza, Genoa, Sampdoria, Campobasso, Nocerina, Vis Pesaro;
One Step Beyond #39: Cesena, Verona, Aberdeen FC, Udinese, Pisa, L’Aquila;
One Step Beyond #40: Spezia, Livorno, Chieti, Lazio, Avellino, Inter;
One Step Beyond #41: Teramo, Giulianova, Monza, Roma, Potenza, Napoli;
One Step Beyond #42: Lazio, Taranto, Bologna, Terracina, Monopoli;
One Step Beyond #43: Bari, Roma, Ascoli, Reggina, Trani;
One Step Beyond #44: Arezzo, Milan, Manfredonia, Campobasso;
One Step Beyond #45: Latina, Casarano, Frosinone, Isernia, Spal;
One Step Beyond #46: Sciacca, Ideale Bari, Torre del Greco, Brescia, Inter;
One Step Beyond #47: Lecce, Messina, Cosenza, Casertana, Napoli, Genoa;
One Step Beyond #48: Taranto, Lazio, Bari, Isernia, Pescara, Roma;