Prima di lasciarvi alla presentazione del primo disegno, annunciato dall’immagine d’anteprima, sento il dovere di spendere due parole per celebrare questo traguardo delle 50 puntate di “One step beyond”. Anche se non siamo soliti auto-celebrarci: preferiamo siano gli altri a farlo per noi attraverso l’apprezzamento del nostro “lavoro”. Tra virgolette non a caso, perché continua ad essere alimentato solo dalla passione, senza nemmeno l’introito minimo per una sopravvivenza sempre più ardua. A fronte di regole sempre più stringenti, balzelli e altre amenità partorite da Istituzioni calcistiche e politiche, volte a esclusivizzare/monetizzare da un lato e dall’altro a tenere asservita l’editoria.

Siamo nell’epoca dei Cristiano Ronaldo, dove il fattore tecnico o emozionale viene se non in seconda istanza, almeno strettamente connesso a quello dell’immagine, del marketing. Il calcio è divenuto puro divismo, è un rapporto di edonistica contemplazione verso divinità irraggiungibili. Non c’è partecipazione sociale, non c’è identificazione. Le immagini non sono più simbolo ma puro strumento. E questa rubrica del nostro buon “Baffo” serve a ricordarmi, e a ricordarci, che questo meccanismo è perverso. Che ci fu un momento in cui le immagini erano rappresentazione grafica di sentimenti inesplicabili e che dobbiamo riappropriarci anche di questo. Che non può ridursi tutto a mero messaggio subliminal-commerciale. Questo ovviamente rifuggendo la retorica vomitevole, specie quella del “nostalgismo”, né più e né meno idiota del “bomberismo”, utile forse solo a darsi arie più poetiche, ma il refolo di merda strumentalizzante è lo stesso.

Cinquanta puntate di “One step beyond” sono state un viaggio lunghissimo. L’evidente ispirazione nominale prende le mosse dall’avanguardismo dei FAS udinesi, i contenuti sono sempre stati fortemente aderenti alla realtà, in un’elaborazione di fantasia in cui Luca si è mosso nel rispetto della storia e del vissuto di ogni singolo gruppo, di ogni singola realtà raccontata. Cinquanta puntate come i cinquanta anni di movimento ultras, il più longevo della storia sottoculturale italiana. Abbiamo cominciato quasi per scherzo, mettendo alla prova questa narrazione alternativa del mondo ultras che quotidianamente affrontiamo con foto e cronache del tifo. Ha ragione chi antepone l’essenza all’apparenza, l’etica all’estetica, ma è evidentemente una reazione fisiologica alle degenerazioni del calcio moderno, mi si passi questo termine che odio tanto quanto la parola “mentalità”. Altresì i segni, i simboli sono semplificazioni di quella passione folle dei tifosi che ha reso il calcio italiano famoso nel mondo. Mentre noi avevamo i Roberto Baggio, gli altri avevano i loro Matt Le Tissier. Senza fare una stupida contrapposizione tecnica, anche gli uomini non sono che simboli, ma solo i sentimenti e l’identificazione che sono dietro questi simboli, singolari o collettivi, li rendono immortali. Grazie a Luca per avercelo ricordato.
MF      

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Ultras Napoli: Grafica dedicata all’intero panorama Ultras azzurro più che all’omonimo gruppo.

Questo disegno è insolito sia nei colori, con la tripartitura bianca-azzurra-blu (di scuola laziale… e non suoni come una bestemmia) sia nella “tematica”, un teschio assai “vivo” ed espressivo. In genere la tifoseria partenopea, soprattutto per drappi e striscioni, predilige come ben sappiamo il colore blu per gli sfondi e il bianco per le scritte, per quanto di tanto in tanto abbia mostrato anche materiale con combinazioni cromatiche più elaborate. Invece nell’uso di loghi e simboli, a mia memoria, raramente o addirittura mai risulta l’uso del teschio, elemento tradizionalmente estraneo alla cultura del tifo napoletano.

Credo che la spiegazione di ciò sia semplice e da ricercarsi principalmente nel fatto che, a parte i vecchi gruppi che seguivano (taluni lo fanno ancora) il “Ciuccio” negli Anni ’70/80 (Commando Ultrà Curva B e Fedayn su tutti) e che avevano scelto come simboli immagini d’altro tipo, tutti gli altri (penso principalmente a tutte le sigle della Curva A) essendo nati nei primi Anni ’90, si trovarono a muovere i primi passi in un periodo in cui i vecchi e cari simboli retaggio dei ruggenti anni ’70 e ’80, venivano già considerati obsoleti e spesso osteggiati da parte dei nuovi gruppi che cercavano – oltre che a livello comportamentale e d’atteggiamento – anche a livello puramente visivo una totale rottura col passato. Passato che oggi – per tutta una serie di motivi – è stato largamente rivalutato e uno dei nuovi “trend” è proprio quello della riscoperta, oltre che delle “radici” del movimento Ultras, dei vecchi loghi e simboli dei bei tempi che furono.

ACF Fiorentina 1926: Grafica d’ispirazione retrò dedicata al tifo per il club viola. Preminente e centrale è la figura del giglio rosso in campo bianco.

Da tempo immemorabile associato alla città di Firenze, il giglio fiorentino (detto anche giglio bottonato) era utilizzato per rappresentare la meravigliosa città toscana già in epoca medievale: lo usarono i Ghibellini, giglio bianco in campo rosso, e l’adottarono anche i Guelfi ma a colori invertiti, differenziandosi così dai loro storici nemici.

Sin dalla sua fondazione (1926) il giglio è stato associato alle maglie della Fiorentina, subendo numerose modifiche e venendo contornato da scudi di diversa fattura. Spesso riprodotto esattamente come nello stemma civico del Comune, talvolta stilizzato con risultati non sempre felici.

Una delle migliori “reinterpretazioni” – a mio personalissimo gusto – del celeberrimo fiore simbolo di Firenze è stata fatta ai tempi della presidenza Pontello (Anni ’80), quando il giglio stilizzato divenne “alabardato”, andando altresì a formare una “effe” a simboleggiare la lettera iniziale del club. Di quei magnifici quanto irripetibili anni, soprattutto in termini di partecipazione popolare e totale simbiosi squadra/città, è senz’altro da ricordare la bellissima casacca della Fiorentina, quando il suddetto giglio alabardato (all’epoca in parte osteggiato dalla tifoseria ma in seguito ampiamente rivalutato) faceva bella mostra di sé, rosso e grande in scudo circolare bianco, sulla parte anteriore della divisa.

Gli eighty furono anni fantastici anche per questo genere di “esperimenti”, quando non si aveva paura di osare qualcosa di diverso dal solito e le cosiddette leggi di marketing (che tanto vanno di moda oggi) non avevano ancora intaccato i gusti dell’opinione pubblica e dei disegnatori di loghi e divise sempre più hi-tech ma prive di anima. Maglie come quella di poc’anzi, come quella con l’aquila stilizzata della Lazio o con l’alabarda della Triestina (solo per citare alcune tra le più celebri), sono perfetti esempi di quel tipo di “sensibilità” che produsse risultati straordinari.

Pescara Calcio 1936: Scostandomi dalla tradizione Ultras più “guerrafondaia” da una parte (teschi e simboli “paurosi”) o più “stilosa” dall’altra (allori e palloni retrò), questa grafica dedicata al Pescara Calcio vuol percorrere una strada più gioiosa e giocosa, tutta improntata sulla simpatia del delfino e la luminosità delle scritte (per quanto riprese, nella doppia pezzatura orizzontale, dal vasto e abusato repertorio degli intramontabili Pescara Rangers).

Rispetto allo scudo originale, ho posto il delfino (assai caricaturale e fanciullesco) in una cornice quadrangolare, guizzante verso destra (nel logo originale del club adriatico: è invece guizzante a sinistra). Ho “rispettato” la duplice ripartizione blu e azzurra separate dall’animale stesso nelle frazioni superiore e inferiore in cui ho inserito, oltre all’anno di nascita (espediente già presente nello scudo originale) la novità d’un pallone a spicchi con cui lo stesso delfino pare interagire e divertirsi, che rimandi – immediatamente e anche a livello puramente visivo – al gioco del Calcio. Esterna a tutto ciò la duplice scritta inerente la ragione sociale del club, disposta in orizzontale e verticale.

Potrebbe benissimo essere una bandierina, di quelle in vendita sulle innumerevoli bancarelle site attiguamente agli stadi, variopinto e un po’ pacchiano corollario alle nostre domeniche pallonare.

Salernitana 1919: Sempre bello, per ogni “grafico”, confrontarsi con la Salernitana e il suo travolgente tifo. In questo disegno dedicato al supporto granata (che poi, inevitabilmente, s’identifica con tutta la città di Salerno) ho potuto dare libero sfogo al mio amore per i loghi d’ispirazione Anni ’80, quelli “liberi” da scudi e restrizioni e che possono tranquillamente galoppare a briglia sciolta accanto alla fantasia.

Centrale e d’impatto è la figura – nello specifico “armata” di pallone – particolareggiata dell’ippocampo, dal 1949 simbolo della Salerno calcistica, partorito dai pennelli d’un’artista e professore locale, Gabriele D’Alma. Contrariamente a quanto si può pensare, l’uso continuativo di questo simbolo marino sulle maglie del club granata cominciò soltanto a partire dal 1986 e per l’occasione fu reinterpretato in maniera brillante da un grafico texano, Jack Lever, che s’inventò il bellissimo logo del cavalluccio marino bianco in campo granata che sguazza tra le onde. Simbolo che nel corso degli anni ha subìto importanti ritocchi (senza comunque snaturarne la sostanza) e oggi appare all’interno d’uno scudo e che, a mio gusto e giudizio, è uno dei più belli e riusciti del Calcio italiano.

L’uso d’un colore diverso da quello della tradizione calcistica locale, l’ho ripreso dalla tifoseria salernitana stessa che spesso e volentieri ha “osato” nel proprio materiale tonalità e colori differenti da quelli “ufficiali” (blu, nero e giallo: non è raro vederli impressi su sciarpe, vessilli e bandiere sventolate nello stadio Arechi). In realtà il colore “alternativo”, talvolta usato dagli Ultras dell’Ippocampo, dovrebbe essere l’azzurro (presente nello scudo civico della Città del Golfo) ma – prova e riprova – m’è piaciuto molto più questo blu intenso e profondo che restituisce al tutto una migliore resa cromatica. L’uso del tricolore negli angoli contrapposti superiori e inferiori, oltre a richiamare l’indubbia matrice nazionalista della tifoseria in oggetto, vuol rimarcare il profondo connubio tra la Salernitana e il Calcio italiano provinciale, per cui il club fondato nel 1919, assieme al suo pubblico, ha scritto pagine meravigliose.

Torino FC 1906: Non mi vergogno di dire che nel corso degli anni ho maturato un’insana passione per le cosiddette bandiere delle squadre di Calcio, preferibilmente non ufficiali e preferibilmente retrò, di quelle ch’erano in vendita sulle bancarelle di una volta.

Sin dalla sua nascita alla fine degli Anni ’60, il movimento Ultras italiano ha cercato di differenziarsi dalle forme di tifo più spontaneistico preesistenti e ha sin da subito cercato, trovandole, un’impronta e un’attitudine tutte proprie; e questo volersi distinguere a tutti i costi dal cosiddetto “pubblico normale” ha investito naturalmente anche e soprattutto il materiale da stadio e atto al tifo.

Poi, nel corso dei decenni, il solco qualitativo/concettuale tra il materiale Ultras e quello per così dire “normale” è cresciuto a dismisura e se per il tifo organizzato (striscioni, drappi, sciarpe, bandiere e quant’altro) parliamo talvolta di vere e proprie opere d’arte, altrettanto non si può dire per il materiale in vendita al di fuori del circuito Ultras che è (tranne rare eccezioni) sempre più inguardabile, slegato dal tempo e dal contesto e per cui l’utilizzo delle nuove tecnologie e sistemi di stampa ha, paradossalmente, sortito l’effetto contrario, privandolo di quell’ingenua artigianalità che ne era, a mio avviso, pregio e non difetto.

Invece quelle vecchie bandiere e bandierine (oggi reperibili quasi esclusivamente nel circuito del collezionismo privato) che tanto andavano di moda quand’ero bambino e che mescolavano sapientemente in un’alchimia unica i colori del club col tricolore degli Scudetti e l’oro e l’argento delle Coppe: mi fanno veramente impazzire. Sono talmente ingenue e semplici che, nella loro congenita artigianalità, mi riportano alla mente quei meravigliosi Anni ’80, quando ci voleva davvero poco ad accendere i nostri sogni di bambini e quando magari nostro padre, sfinito e alfine arreso dopo lunga “battaglia”, ce le comprava alla bancarella fuori dallo stadio non immaginando che, con quel pezzo di stoffa sintetica, saremmo andati anche a dormire.

A quel tipo di “suggestione” ho voluto ispirarmi per questa nuova grafica dedicata al tifo per il Torino, mescolandola comunque con un’attitudine più Ultras di cui mi è difficile liberarmi del tutto. Spero che il risultato sia gradevole – ma non può non esserlo quando c’è di mezzo il toro stilizzato e minimale degli Anni ’80, un autentico must – e che questo disegno possa contribuire, seppur in minimissima parte, a celebrare e ricordare gli antichi fasti d’un club tra i più titolati d’Italia (appunto: 7 Scudetti e 5 Coppe Italia), patrimonio del nostro Calcio e che non alza un trofeo da ormai troppi decenni, mortificando la passione d’un intero popolo sportivo tra i più fedeli e peculiari del nostro Paese.

VeneziaMestre 1987: Della storia sportiva del VeneziaMestre, dei suoi magnifici Ultras e dell’aneddotica legata al Leone di San Marco abbiamo già avuto modo di trattare in due vecchie puntate di One Step Beyond (#23 e #25).

Questa nuova grafica dedicata al club e al tifo arancioneroverde ha una duplice indole: retrò nella partitura e tonalità dei colori, moderna nella tridimensionalità delle scritte che si rifanno espressamente al bellissimo nuovo striscione che da qualche anno campeggia, unificandola, nella Curva Sud dello stadio Penzo.

Personalmente – pur considerando un errore la fusione voluta dal controverso presidente Zamparini nel 1987 che accomunò sotto un’unica bandiera due tifoserie e città calcistiche divise da una forte rivalità – nutro una grande ammirazione per questi ragazzi che, da oltre trent’anni (dai tempi degli Ultras Unione), sono gli unici a portare avanti il nome VeneziaMestre, in un panorama sportivo nazionale che tende a eliminare e mortificare ogni identità territoriale “minore” a favore di quelle più grandi e, secondo le cosiddette leggi di marketing, più “spendibili” in termini d’immagine.

Del vecchio Mestre che si fuse col Venezia è rimasto soltanto l’arancio sulle casacche e all’interno dello scudo sociale dove peraltro predomina il colore nero. La parola “Mestre” è stata totalmente eliminata, già da tempo, e il club si chiama Venezia FC. Tutto ciò è profondamente ingiusto: le due entità che si fusero avevano (e hanno) pari dignità e il fatto che Venezia (per forza di cose) sia un nome conosciuto in tutto il mondo, nulla toglie e nulla deve togliere all’altra metà. Il club è espressione di Venezia quanto di Mestre (pur essendoci, nella città sulla terraferma, un’altra squadra col nome e i colori del vecchio Mestre pre-fusione e che gode di un buon seguito). Non riconoscere il nome di Mestre per il club oggi militante in serie B è come negare la storia. È una frode, un raggiro bell’e buono. Fortuna che ci sono gli Ultras, divenuti col tempo e in un Calcio sempre più alla deriva e immemore del proprio passato, autentici depositari della tradizione e dell’identità di ogni club. Tutta l’Italia Ultras lo sa: VeneziaMestre 1987.

 

Credits: Sembra ieri quando ho iniziato questa collaborazione con Sport People, invece sono passati quasi tre anni e siamo giunti al traguardo delle 50 puntate. Se penso che per lunghi anni ho disegnato per un pubblico di 30 persone, mentre oggi – potenzialmente – posso condividere i miei lavori con tutti coloro che seguono il nostro sito… mi sembra ancora incredibile, un privilegio assoluto. In merito: non avrei mai potuto desiderare di meglio, è stato un po’ un sogno che s’avvera l’esser passato dall’altra parte della “barricata”, da lettore a “disegnatore/scrittore”. Non è facile, per me, proporre sempre grafiche nuove e all’altezza del nome e della storia della testata, ma m’impegno con tutto quello che posso dare, sempre, cercando d’infondere nelle mie cose, disegni e scritti, tutta la mia conoscenza e la mia voglia di migliorarmi.

Voglio ringraziare anzitutto il Direttore, Matteo Falcone, persona di straordinarie cultura e sensibilità, che sin da subito ha creduto in me e nei miei disegni. Mi ha anche molto aiutato, coi suoi preziosi consigli, a rendere questa rubrica sempre più fluida e “immediata”, smorzando il frangente più logorroico della mia scrittura in modo da poter arrivare a più persone possibili. Matteo è davvero la persona ideale con cui lavorare: sempre disponibile e aperto, non mi ha mai posto divieti o paletti, ho lavorato come mai in vita mia in piena autonoma e totale libertà… e di questi tempi non è poco, credetemi.

Ho imparato cosa significhi la parola “professionale” pur in un contesto dove si fa tutto per la sola passione di farlo e dove non c’è alcun tornaconto, se non quello della soddisfazione personale e la possibilità di conoscere tanta nuove persone di questo nostro meraviglioso mondo Ultras che tutti amiamo e di cui ci sentiamo parte.

Ringrazio altresì tutta la redazione e i “senatori” di Sport People – persone altrettanto fantastiche, speciali e disponibili – che mi danno, puntata dopo puntata, la possibilità di andare avanti e condividere i miei lavori e grazie alla cui interazione mi sento cresciuto sotto ogni punto di vista.

Ultimo ma non ultimo: ringrazio voi che state leggendo, il nostro fedele e competente pubblico, che seguite questa mia rubrica; senza le vostre condivisioni e il vostro costante interesse: One Step Beyond sarebbe niente e il mio lavoro rimarrebbe inutile. Grazie di cuore a tutti, davvero. Spero di ritrovarvi, sempre più numerosi, alla prossima puntata.

Luca “Baffo” Gigli.

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LE PUNTATE PRECEDENTI
One Step Beyond #1: Terni, Caserta, Samb, Lamezia, Milan, Parma, Lazio, Udine;
One Step Beyond #2: Palermo, Udine, Catania, Fiorentina, Pescara;
One Step Beyond #3: Verona, Roma, Milan, Inter;
One Step Beyond #4: Brescia, Napoli, Lazio, Palermo;
One Step Beyond #5: Livorno, Lazio, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #6: Lazio, Savona, Cavese, Manfredonia;
One Step Beyond #7: Crotone, Pescara, Catania, Napoli.
One Step Beyond #8: Roma, Lazio, Palermo, Milan;
One Step Beyond #9: Spezia, Arezzo, Virtus Roma, Nocera, Cavese;
One Step Beyond #10: Lazio, Genoa, Napoli, Roma, Palermo.
One Step Beyond #11: Viterbo, Torino, Savona, Napoli;
One Step Beyond #12: Torino, Castel di Sangro, Livorno, Lazio;
One Step Beyond #13: Hertha BSC, Ancona, Napoli, Roma, Samp;
One Step Beyond #14: Inter, Alessandria, Samb, Roma.
One Step Beyond #15: Lecce, Bari, Cavese, Genoa;
One Step Beyond #16: Campobasso, Napoli, Lazio, Carpi;
One Step Beyond #17: Juve Stabia, Palermo, Perugia, Livorno, Cagliari;
One Step Beyond #18: Taranto, Avellino, Lucca, Cavese;
One Step Beyond #19: Cosenza, Catanzaro, Atalanta, Samp;
One Step Beyond #20: Salerno, Ideale Bari, Campobasso, Napoli;
One Step Beyond #21: Civitanova, Frosinone, Padova, Roma, Lazio;
One Step Beyond #22: Isernia, Padova, Genoa, Como;
One Step Beyond #23: Lazio, VeneziaMestre, Napoli, Gallipoli, Manfredonia;
One Step Beyond #24: Napoli, Vicenza, Milan, Inter, Fiorentina;
One Step Beyond #25: Isernia, Venezia Mestre, Inter, Manchester City;
One Step Beyond #26: Palermo, Paganese, Cavese, Novara, Nocerina, Newcastle;
One Step Beyond #27: Ideale Bari, Isernia, Matera, Manfredonia;
One Step Beyond #28: Lazio, Livorno, Ascoli, Pescara;
One Step Beyond #29: Verona, Lucchese, Napoli, Cavese, Lazio;
One Step Beyond #30: Crotone, Foggia, Genoa, Salernitana, Cagliari;
One Step Beyond #31: Fermana, Roma, Lazio, Terracina, Fiorentina;
One Step Beyond #32: Roma, Modena, Foggia, Campobasso, Inter;
One Step Beyond #33: Nocera, Cavese, Verona, Bari, Lazio;
One Step Beyond #34: Lodigiani, Benevento, Samb, Milan, Napoli;
One Step Beyond #35: Roma, Vicenza, Cosenza, Castel di Sangro, Cremonese;
One Step Beyond #36: Isernia, Lazio, Roma, Torino;
One Step Beyond #37: Cavese, Palermo, Catania, Lazio, Atalanta, Arezzo;
One Step Beyond #38: Verona, Piacenza, Genoa, Sampdoria, Campobasso, Nocerina, Vis Pesaro;
One Step Beyond #39: Cesena, Verona, Aberdeen FC, Udinese, Pisa, L’Aquila;
One Step Beyond #40: Spezia, Livorno, Chieti, Lazio, Avellino, Inter;
One Step Beyond #41: Teramo, Giulianova, Monza, Roma, Potenza, Napoli;
One Step Beyond #42: Lazio, Taranto, Bologna, Terracina, Monopoli;
One Step Beyond #43: Bari, Roma, Ascoli, Reggina, Trani;
One Step Beyond #44: Arezzo, Milan, Manfredonia, Campobasso;
One Step Beyond #45: Latina, Casarano, Frosinone, Isernia, Spal;
One Step Beyond #46: Sciacca, Ideale Bari, Torre del Greco, Brescia, Inter;
One Step Beyond #47: Lecce, Messina, Cosenza, Casertana, Napoli, Genoa;
One Step Beyond #48: Taranto, Lazio, Bari, Isernia, Pescara, Roma;
One Step Beyond #49: Milan, Sciacca, Napoli, Triestina, Livorno, Lazio;