Ultras Kroton: Ricordo una vecchia intervista d’una quindicina d’anni fa, in cui i crotonesi erano soprannominati “ i livornesi del Sud”, bella similitudine, quando la tifoseria amaranto era usata a paradigma (per la sua passionalità e i numeri sensazionali in trasferta), per dire quanta passione ed entusiasmo riusciva ad esprimere anche la tifoseria calabrese. E qualche settimana fa, in quel di San Siro (per la “trasferta della vita”, quella da raccontare ai nipoti) i rossoblù hanno ribadito con forza – presentandosi in oltre cinquemila! – che quell’accostamento con la più blasonata tifoseria labronica dei tempi d’oro, non era affatto un azzardo. Lontani i tempi del Commando Ultrà Teddy Boys e della Fossa Jonica e dei Nasty Boys), passato anche il tempo della Gioventù Pitagorica, oggi la tifoseria crotonese ha due anime: quella maggioritaria che si riconosce dietro l’enorme striscione Curva Sud Crotone, e una minoritaria che staziona in Curva Nord composta dagli ex Assenze Arbitrarie (a loro volta ex Gioventù Pitagorica). Per il disegno in oggetto, nell’intento di “raccontare” l’intera tifoseria nel suo insieme, ho scelto lo squalo come simbolo (da sempre mascotte della squadra), in un’icona “cartoonesca” e simpatica (seppur accigliata). Per le scritte – su una banda orizzontale rossoblu – alla classica sigla ULTRAS, ho unito una delle parole più affascinanti di sempre del Calcio italiano, quel KROTON che fu il nome del club negli Anni ’80, che rammenta l’antico nome greco della nobile città pitagorica e che idealmente salda indissolubilmente il club alle origini millenarie di Crotone. E personalmente mi fa pensare anche a due casi simili, di club che nel tempo hanno scelto la medesima opzione: Akragas (antico nome greco di Agrigento) ed Aesernia (nome latino dall’antichissima Isernia).

02. Curva Nord Pescara

Curva Nord Pescara: Per questo disegno ho scelto d’accostarmi ai colori biancazzurri in maniera inusuale, ed andando in controtendenza rispetto al modus che va per la maggiore oggi nella Curva (e nei Distinti) dello stadio Adriatico, optando per una colorazione con sfondo bianco in luogo del classico blu che viene usato oggi nel bel materiale della tifoseria adriatica. Espediente questo, l’uso del bianco come sfondo, che rimanda comunque agli Anni ’90 in cui alcuni gruppi (penso ai Park Kaos) usarono anch’essi quest’alternativa, senza dimenticare il bel drappo da trasferta dei sempiterni Rangers, anch’esso bianco con caratteri in blu. Una scritta (dal sapore un po’ western) che accumuna l’intera Curva Nord e, sùbito all’esterno della cornice blu che chiude il disegno, un delfino (universale simbolo del Pescara Calcio) nell’atto di guizzar fuori dall’acqua e che sembra quasi accarezzare le sue insegne, scortando e al contempo guidando la tifoseria biancazzurra verso traguardi sempre più nobili.

03. Curva Nord Catania

Curva Nord Catania: Ancora un disegno per la tifoseria rossazzurra e per la spettacolare Curva Nord. Un’intera curva che può tranquillamente identificarsi nel motto A sostegno di una fede!, che la dice lunga sull’attaccamento e sulla passione d’un popolo stretto intorno ai propri colori, un amore sviscerato per quella maglia simbolo d’una città unica e bellissima. Lo sfondo nero dietro alle scritte bianche è ripreso pedissequamente dal loro materiale, come pure il “richiamo” a margine dei colori sociali, con le due sottili righe, superiore ed inferiore. A sinistra il bel logo sociale del club, uno dei più belli in assoluto, col pallone retrò e l’elefante, incarnazione della città. All’interno dello scudo rossazzurro ho sostituito al classico Calcio Catania, la sola parola CATANIA (mantenendo inalterato il font), per un effetto più d’impatto rispetto a quello che darebbe una scritta di due parole, in uno spazio comunque angusto, rispetto ad una parola soltanto, nell’intento – mi si perdoni l’iperbole – di rendere il logo migliore.

04. Vivo soltanto di Calcio Catania!

Vivo soltanto di Calcio Catania!: Continua il fascino della tifoseria rossazzurra, così unica e particolare, rude e senza compromessi (penso soprattutto alla Curva Nord) e capace nel tempo di crearsi uno stile del tutto peculiare e che ha fatto (e continua a fare) scuola, soprattutto in Sicilia (basti citare piazze calde come Trapani ed Acireale, senza contare tutto il Calcio minore) e non potrebbe essere altrimenti. Una curva, la Nord, ch’ha pagato sulla propria pelle lo scotto d’un amore che spesso ha travalicato i limiti, limiti che evidentemente non ha questa tifoseria che se vuole, quando è su di giri, non teme il confronto con nessuno (e non è tanto per dire). Ad una testa d’elefante “seria” e con pupille ribaltate (che ricorda l’altrettanto spiritato mastino dei Mastiffs Napoli) ho unito la scritta Vivo soltanto di Calcio Catania, una frase semplice, ripresa dalla quasi omonima Vivo di Calcio Catania ed a cui (anche per “esigenze” logistiche) ho aggiunto quel “soltanto”, che non ne muta il senso, semmai lo rafforza. Ed è stato questo modo di essere – vivere per la propria squadra di calcio, librandosi sopra il folklore del passato – a dettare i ritmi di questa tifoseria per tutti gli Anni ’90 e 2000 e continua a farlo oggi, a dispetto di Calcio moderno, insostenibile repressione e servi del dio denaro che hanno precipitato quella gloriosa casacca nell’inferno della Serie C.

05. Mastiffs Napoli

Mastiffs Napoli: Ecco uno dei gruppi più importanti del panorama Ultras nazionale e che rappresenta uno spartiacque nel mondo del tifo partenopeo e non solo. I Mastiffs sin dalla loro comparsa (era il lontano 1991) si sono posti – geneticamente oltre che per scelta – in contrapposizione all’allora egemone gruppo Commando Ultrà Curva B che veniva dai fasti dei 2 scudetti ed era ancora in grado di rappresentare l’anima più folkloristica dell’allora classico tifoso del Napoli. Ma proprio in quei primi Anni ’90, tanti ragazzi dei rioni e delle periferie partenopee cominciarono ad avere una propria identità e sentirono la necessità di contrapporsi (anche materialmente, oltre che ideologicamente, infatti si posizionarono in Curva A) alla mentalità ormai troppo “compromessa” della Curva B, filosocietaria ed accusata di lucrare sul materiale, su biglietti e abbonamenti e che aveva in Gennaro Montuori (l’allora mitico Palummella) la principale icona. Con gli anni, il tempo ha dato ragione a questi ragazzi che fecero della purezza dello stile Ultras e di un ritorno alle origini del movimento i propri cavalli di battaglia, tant’è che le gerarchie all’interno del panorama azzurro mutarono radicalmente: e la A divenne la curva principale. Una curva intransigente, coerente, cattiva e violenta contro i nemici (gli sbirri più degli Ultras avversari), con zero scopo di lucro, che schifava il mondo del tifo omologato e corrotto, e che impose un nuovo modo di tifare: via i tamburi, solo voce e battimani (vero marchio di fabbrica), divenendo la curva più temuta, invidiata ed imitata d’Italia, tanto che ancora oggi chiunque vorrebbe misurarsi con loro. Fu una rivoluzione talmente potente che in breve anche la Curva B cambiò pelle, diventando anch’essa simile alla sua dirimpettaia, tant’è che ancora oggi le due curve del San Paolo sono le casse di risonanza d’un (più o meno) medesimo pensiero, sorelle di uno stesso modo di concepire lo stadio e l’essere Ultras. Ed i Mastiffs (in origine espressione del Centro Storico) sono senz’altro il gruppo che più di tutti ha rappresentato il tifo azzurro nell’ultimo (quasi) quarto di secolo. Nel disegno in questione, su una bandiera coi colori sociali ho inserito una scritta nera disposta su una doppia riga e la testa d’un mastino (per l’appunto) in atteggiamento ringhiante e con tracce di sangue sul muso, segno che qualcuno c’ha già rimesso, mentre gli altri stiano attenti a mettersi contro questo gruppo e questa tifoseria.

Luca “Baffo” Gigli.    

 

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