Era il 30 marzo del 2008 quando all’Autogrill Crocetta, in provincia di Asti, Matteo Bagnaresi perse definitivamente la sua vita. Da quel giorno sono passati esattamente dieci anni e i suoi amici di mille trasferte hanno voluto ricordare questo pur triste anniversario, organizzando una commemorazione aperta a tutti, con ritrovo nella tarda mattinata del giorno di Pasquetta presso lo Stadio Tardini con un “primo tempo” nel cuore della Curva Nord, quella curva che porta il suo nome, un intervallo con una camminata di qualche km e per finire, un “secondo tempo” alla fondazione Matteo Bagnaresi Onlus, dove sono stati forniti piatti caldi e spiegato tramite audiovisivo la funzionalità della fondazione stessa.

All’interno della Nord presente una galleria fotografica molto curata, immagini con le coreografie eseguite nel decennale, la solidarietà espressa dalle varie curve ultras italiane ed estere con gli striscioni esposti, fax ricevuti di condoglianze al gruppo e, per l’occasione, è stato prodotto un libricino dell’evento.

Presenti tante generazioni, da chi l’ha conosciuto a chi ne ha solo sentito parlare, passando per chi in un prossimo futuro chiederà ai propri genitori chi fosse Matteo, poi tutti i gemellati della Nord e varie tifoserie del panorama ultras italiano che, chi con sciarpe, fiori e striscioni hanno voluto rendere omaggio al “Bagna”

Una commemorazione semplice ma ben organizzata. «Matteo in Curva Nord non morirà mai, perché quella Curva porta il suo nome, perché ogni qualvolta gioca il Parma, il primo coro, il primo urlo
verso il cielo è rivolto sempre a lui. Queste le parole di apertura di un’esponente del gruppo.
Vari gli interni tra Boys, ma tanto spazio anche per i gemellati e le tifoserie ospiti, ognuno con il proprio racconto, un aneddoto, una memoria, un suo gesto, tante belle parole, tante belle frasi che insieme hanno descritto davvero chi fosse Matteo Bagnaresi.

Tra i tanti interventi, particolari le parole di un ragazzo: «Vorrei concludere questo mio intervento proprio con due parole sui genitori di Matteo, Bruno e Cristina. Una volta suo padre Bruno mi disse: se vi avessi conosciuto prima, mi sarei preoccupato di meno. Da parte di un genitore verso gli amici del figlio credo che sia un grande attestato di stima e di affetto. Una stima, un affetto che sono assolutamente ricambiati perché anche se a volte abbiamo dei punti di vista differenti, cosa sicuramente normale visto il gap generazionale, fa parte di questa storia tanto triste quanto straordinaria, anche la reazione dei suoi genitori, che non si sono chiusi nel dolore, ma hanno dedicato tempo, energia e risorsa al progetto della fondazione dando dimostrazione di grande determinazione coraggio e generosità”.

Testo di Giovanni Padovani.
Foto di Luigi Bisio e Francesco Passarelli.

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