La prima gara casalinga della stagione 2018/19 di Pistoia la vede affrontare la corazzata Venezia. I biancorossi vengono da una bruciante sconfitta con Pesaro, mentre i lagunari hanno battuto Torino per un solo punto all’esordio.

Dal punto di vista prettamente sportivo, la netta favorita è la squadra ospite, la quale può permettersi di variare molti giocatori in campo, a differenza dei toscani, caratterizzati da un valido quintetto titolare ma anche da una panchina molto giovane e inesperta.

Tra abbonamenti e biglietti venduti saranno circa 3.000 i presenti quest’oggi: numeri minori rispetto al trend degli scorsi anni, ma più che dignitosi per rappresentare lo zoccolo duro del pubblico interessato alla squadra al di là dei risultati, anche se, secondo il sottoscritto, per avere la riprova bisognerà attendere qualche giornata.

La Baraonda Biancorossa ha organizzato una coreografia: lo si comprende facilmente dall’orario anticipato in cui si ritrova il gruppo e dalla presenza di ragazzi impegnati a consegnare materiale impartendo spiegazioni. Al termine dell’inno di Mameli la stessa viene eseguita: tramite cartoncini e striscioni (con impressi i versi di “Ho imparato a sognare” di Fiorella Mannoia) viene manifestato l’obbiettivo, o desiderio, da parte della curva biancorossa di partecipare alle Final 8 di Coppa Italia, che avverranno a Febbraio, nell’esatto giorno del decimo anno di Baraonda, a Firenze: ciò porterebbe, molto probabilmente, a veri e propri esodi da parte della tifoseria pistoiese.

Il tifo di casa parte molto carico con il caratteristico “siamo l’armata biancorossa e mai nessun ci fermerà..”, modificando poi spesso la scaletta dei cori volti a spronare la squadra ed eseguendo una notevole prestazione (impressionante quando viene cantato da tutto il palazzetto “con la voce/mani/saltellando insieme a noi..”), nonostante un numero più basso di presenti rispetto a quanto si è abituati ad avere a Pistoia: è risaputo però, e oggi vi è la conferma, che la qualità conta un pizzico di più della quantità.

La tifoseria veneziana capitanata dai Panthers si presenta in Toscana con una ventina di unità. Si compattano, quasi tutti a petto nudo, e aiutati da un tamburo assai rumoroso, non smetteranno mai di cantare. Purtroppo però il numero esiguo non aiuta gli ultras ospiti a farsi sentire, se non in sporadici casi di botta e risposta o di riposo del tifo biancorosso.

In campo, come da previsione, è un monologo lagunare: all’intervallo il punteggio è di 32 a 43. Al termine del riposo viene esposto uno striscione dalla Baraonda per un giovane tifoso biancorosso, Fabio detto “Beeno”, costretto a numerosi e lunghi periodi in ospedale.

In campo è sempre Venezia a farla da padrona, anche se si riaccende un piccolo barlume di speranza quando Pistoia, spinta da tutto il pubblico attraverso un prolungatissimo (raro nel panorama ultras cestistico) “in un boato che farà tremar…” sembra riavvicinarsi agli avversari. Così non avverrà e anzi, Pistoia capitolerà con un sonoro 97 a 69, con il pubblico pistoiese inorridito e la curva che, nel bene o nel male, continua a cantare, effettuando per la prima volta un coro sulla base del celebre “dai Verona gialloblù” calcistico, coadiuvata da bandieroni e sciarpe sempre innalzati.

A fine partita la squadra si recherà sotto il settore applaudendo, venendo ricambiati dalla curva per rinforzare una fiducia che viene meno per gran parte del popolo biancorosso, già alla seconda giornata. Il turno successivo vede Pistoia giocare a Milano (altra schiacciasassi del campionato) mentre i veneti saranno di scena in casa contro Pesaro.

Edoardo Pacini