Le tifoserie di Altamura e Potenza sono legate da un rapporto nato sul finire degli anni ’80, che è riuscito a durare al logorio del tempo. L’ultimo match tra lucani e pugliesi risale alla stagione 2001-2002, da allora le strade dei due club hanno subito percorsi differenti: i rossoblù in serie C prima e serie D poi (con apparizioni anche nel campionato di Eccellenza), i murgiani costretti a vivere tra campionati di Eccellenza e Promozione. I ricambi generazionali e le differenti categorie non hanno però scalfito il rapporto, che è rimasto sempre sentito e vivo.

Le sbandierate lungo il prato verde, gli scambi di targhe e le foto ricordo sono immagini sbiadite di un tempo che mai più ritornerà. Il mondo ultras nel tempo è mutato e match come quelli odierni vengono vissuti diversamente. Tutto diventa meno “vistoso”, senza che ciò ne mini minimamente l’essenza stessa.

Gli Altamurani sin dalle prime ore del mattino popolano il capoluogo lucano, creando un clima di festa in cui vecchi amici si ritrovano con gli anni che ormai avanzano: capelli bianchi e problemi di sovrappeso ti mutano la forma ma non la sostanza, l’amicizia resiste al tempo. Bello vedere nuove leve e ultras più anziani vivere insieme la partita.

I potentini sin dai primi anni ’90 abbandonarono i tamburi, largo spazio alle due aste e a stendardi curati. La goliardia tratto saliente del loro vivere la curva e il Potenza calcio. Nel mondo globalizzato, dove tutto è mediatico, social e virale, la Ovest continua ad avere una propria identità: i potentini continuano ad essere belli da vedere e da sentire.

Lo stadio Viviani di Potenza è stracolmo di gente: una dirigenza finalmente ambiziosa sta ripagando la piazza lucana delle umiliazioni subite negli anni. La Ovest carica i ragazzi in campo. Coreografia d’impatto con i colori sociali del club, con l’aggiunta del bianco, colore che serve a “spezzare”: i dettagli differenziano una grande curva dalle altre. Novanta minuti di tifo, con la partecipazione dell’intero stadio. Cori secchi che diventano boati, trasformano lo stadio in un catino.

Gli Altamurani offrono anche loro un tifo compatto e continuo. Nel corso del match espongono uno striscione in onore del rapporto che lega le due curve.

Il secondo tempo “fotografa” la dimensione del vivere ultras: secchiate d’acqua sul Viviani costringono i tifosi a cercare riparo, mentre curva ovest e settore ospiti si caricano ancora di più, e sostengono a gran voce le rispettive squadre.

Molti si chiedono che senso abbia seguire una squadra che mai vincerà una coppa, che probabilmente regalerà più delusioni che gioie. La risposta la trovo nella giornata odierna: il calcio era e sarà sempre un pretesto. Il pretesto per creare e coltivare amicizie che difficilmente sarebbero potute nascere, amicizie che diventano fratellanze.

Michele D’Urso.