Stadio San Siro, si gioca il ritorno dei sedicesimi di finale di Europa League tra i padroni di casa dell’Inter e gli scozzesi del Celtic. Rocambolesco 3-3 il risultato dell’andata in terra scozzese e qualificazione dunque ancora da decidersi.

Arrivo allo stadio verso le 17, in tempo per vedere il sole tramontare dall’interno della “Scala del Calcio”. Già presente un manipolo di tifosi di casa e di supporters ospiti, carichi a molla per una gara che ancora si sarebbe fatta attendere per un po’. Mi accorgo subito che l’aria è quella di una grande serata europea. Seppur lontano anni luce dalle serate di Champions dell’Inter di Mourinho, i tifosi nerazzurri sparsi per lo stivale convergono a San Siro con un entusiasmo ritrovato per una squadra reduce da tre vittorie consecutive. Dunque mentre nei settori riservati agli ultras si appendono le pezze e si preparano le bandiere, tutti gli altri settori si colorano degli striscioni dei club neroazzurri provenienti dai posti più svariati. Il tempo scorre e la partita si avvicina. Al momento dell’ingresso delle squadre per il riscaldamento gli ultras sono al loro posto pronti a caricare i loro giocatori per una gara importante. Oltre 3500 gli scozzesi saliti in piccionaia che si fanno sentire fin dalle battute iniziali. I posti occupati questa sera al Meazza sono 40000, un buon risultato contando le cifre imbarazzanti della fase a gironi, ma comunque troppo poco se si pensa ai 60 mila dell’andata al Celtic Park o ai 63 mila di Besiktas-Liverpool che si gioca in contemporanea.

La partita inizia e il tifo è buono da entrambe le parti. Sul campo, il match scorre senza particolari emozioni, se non un espulsione tra le file del Celtic che accresce l’entusiasmo dei neroazzurri. Ad inizio ripresa i tifosi ospiti si esibiscono in un ottima sciarpata e a seguire accendono un paio di torce. Pronta risposta degli ultras di casa che intervallano alcune torce a brevi sciarpate. Intanto il secondo tempo non regala episodi decisivi. Si rimane sullo 0 a 0 ed è la squadra di Mancini a fare la partita. A pochi minuti dal termine crescono l’entusiasmo e i decibel dei tifosi. Da una parte si spingono i ragazzi a resistere fino alla fine, dall’altra si invoca a gran voce il goal che permetterebbe il passaggio del turno. L’episodio chiave arriva al minuto 88 quando Guarin carica un gran destro dalla distanza e incrocia il pallone sotto al set. Esplode San Siro e i neroazzurri volano agli ottavi di finale. Alcuni cori classici rivolti ai cugini non impegnati nelle coppe la fanno da padrone. Gli scozzesi accusano il colpo ma continuano a sostenere la squadra fino al triplice fischio finale e oltre.

Termina così questa fredda serata di febbraio: l’Inter vola agli ottavi di finale di Europa League così come la Fiorentina e le altre tre italiane che, di lì a poco, avrebbero conquistato il loro biglietto per il turno successivo. Insomma, le società iniziano a dare importanza ad una competizione spesso lasciata in disparte o sentita addirittura come un peso. E anche i tifosi cominciano a rispondere in massa e ad avvicinarsi a quei livelli, ancora assai lontani, degli altri paesi del vecchio continente dove ancora (e speriamo ancora per molto) le pay-tv non la fanno da padrone.

Lorenzo Putignano.