Arrivo sempre scarico ai fine settimana, schiacciato tra impegni lavorativi e famigliari, cercando di far avanzare quanto più tempo possibile per coordinare e lavorare sulla rivista. Se poi la domenica mattina mi ritrovo al mare, facendo ritorno a casa quando il tempo che mi separa al calcio d’inizio è pochissimo e i chilometri in rapporto un po’ troppi, si capisce che la voglia di rimanere sul divano a godermi il resto del pomeriggio è senza dubbio tanta. Ma alla fine mi decido, un po’ per senso di dovere e di rispetto verso gli altri ragazzi con cui porto avanti questa iniziativa (gratis e per pura passione, tanto per ribadirlo), e un po’ anche per la curiosità di rivedere all’opera i Sambenedettesi che non registro nel mio radar da un po’. Sui ravennati, tanto per usare la mia spesso cinica sincerità, non ho grosse aspettative, eppure mi dovrò fortemente ricredere su questo, ma andiamo con ordine.

Fortunatamente il resto dell’umanità non si pone nemmeno lontanamente i dubbi esistenziali di noi amanti degli stadi, per cui almeno mi lasciano la strada sgombra tanto che riesco persino ad arrivare con un quarto d’ora di anticipo sul calcio d’inizio. Che sono tanti per i miei standard di eterno ritardatario, ma possono essere pochissimi qualora si verificasse un pur minimo intoppo.

Pezze in balaustra e mani in alto: arrivano i Samba

Di uno ne avevo persino mezzo sentore: in una mail letta solo domenica mattina, apprendo che il Ravenna FC pretende una sorta di mia liberatoria sul rispetto dei diritti d’immagine, che non ho il tempo materiale di stampare e firmare. Problemi che pagine di ritardati romantici o casual quindicenni nemmeno si pongono, visto che mentre noi stronzi ci sbattiamo in giro per i campi, dovendo rispondere ad ogni tipo di obbligo oltre che di spesa, se la cantano e se la credono solo perché sono i più veloci del “far web” a fare copia/incolla. Ma tant’è, una volta partito ed arrivato mi comincia ad angustiare l’idea di ricevere un diniego, fortuna che la ragazza al botteghino degli accrediti è gentilissima e mi fornisce un pre-stampato da firmare con cui bypasso lo scoglio. Quando uno steward apre un cancello alternativo per noi fotografi in fila ai tornelli e velocemente guadagno campo e pettorina, mi viene quasi il dubbio che sia uno di quei giorni contraddistinti da una buona stella. Peccato non aver pensato di giocare al Supernalotto.

I numeri all’interno non sono da stropicciarsi gli occhi per l’incredulità (965 i paganti di cui 200 buoni ospiti; oltre agli 841 abbonati di cui verosimilmente non tutti presenti), ma nella locale Curva “Mero” i ragazzi fin da subito si buttano anima e corpo nel tifo, risultando senza dubbio lodevoli tanto nel colore quanto nel calore del loro sostegno vocale, che si alterna fra cori secchi e ripetuti intervallati ad altri più melodici sempre col sottofondo di un tamburo. Fra il giallo e rosso di “Ultras Ravenna” e soci, spiccano cromaticamente anche le pezze dei gemellati di Bologna e di Lucca, omaggiati con alcuni cori nel corso della gara.

Mani e colore dei giallorossi

Nel settore ospiti mi è altrettanto evidente che gli ultras non siano ancora ai loro posti di combattimento, lo si evince da un certo mutismo e dall’assenza delle classiche sigle del tifo marchigiano. Arriveranno poi a gara iniziata da qualche minuto, prendendosi subito a male parole con i dirimpettai in un batti e ribatti fortunatamente non stucchevole che coinvolge anche i riminesi, gemellati storici dei rossoblù e rivali dei locali, ma non scorgo pezze o altro segno tangibile di una loro presenza ufficiale. Ben evidente invece lo striscione della “Schickeria” del Bayern Monaco. Numericamente la loro presenza non è clamorosa ma sicuramente in linea con le mie aspettative e con le medie del periodo. Nonostante le diverse anime in cui è deflagrata la tifoseria subito dopo la promozione in C, circa la metà dei presenti si compatta e canta comunque all’unisono per la Samba, riuscendo sporadicamente a coinvolgere anche il resto degli spettatori di fede rossoblu.

In quanto a tifo propriamente detto, i sambenedettesi rientrano sicuramente nella mia personale lista dei preferiti: raramente mi hanno deluso e nemmeno questa volta posso dire che lo abbiano fatto. Parallelamente al discorso quantitativo, anche qualitativamente li ho visti meglio altre volte, ma vedendo l’andamento in campionato confermato dall’ennesima gara scialba odierna, forse hanno fatto fin troppo. Ineccepibile la loro continuità, praticamente non smetteranno mai di cantare per tutta la partita, e laddove potevano scemare nella costanza o in potenza, son stati bravi a trovare nuovi stimoli nella rabbia e ad incanalarla in vari modi e cori verso la squadra in campo. Per quanto lo dicano loro stessi, che San Benedetto meriti di più non è affatto un dato autoreferenziale in queste pessime circostanze.

Panoramica ospite

Molto asciutto il loro stile, concedono davvero poco coreograficamente parlando: il colore si limita a una manciata di bandierine rosse e blu, mentre basano tutta la loro presenza sull’apporto vocale, su tante manate, su un repertorio retto da più cori secchi che melodici e molto ultras nei contenuti. Alta ovviamente l’attenzione sul caso Luca Fanesi, per il quale continuano ancora a chiedere giustizia e per ora, paradossalmente, stanno ottenendo solo rappresaglia, viste le tante diffide di cui una ha colpito proprio lo stesso Luca. Danno e beffa.

Tornando ai ravennati, dopo un primo tempo in cui hanno espresso un tifo comunque sufficiente, nel secondo tempo finiscono per convincermi del tutto, completando la loro performance con una buona sciarpata sulle note di “Romagna mia”, a rinforzo del colore che durante la gara era già stato degnamente garantito da un paio di bandieroni, oltre ad un altro paio di bandiere di dimensioni più piccole ma di ottimo impatto visivo, con il nero a far da sfondo ed esaltare il giallorosso. Anche per loro diversi i battimani, mentre i cori virano più sul melodico rispetto ai dirimpettai, forse anche alleggeriti e rinfrancati nello spirito dalla buona prova in campo della loro compagine.

I gemellati accanto agli URA

Ora non è che io sia un assiduo frequentatore del “Benelli” per cui questo giudizio va preso assolutamente per quello che è, proporzionalmente alle mie sporadiche visite in loco e ovviamente agli eventi, però davvero i ravennati visti quest’oggi sono stati forse i migliori da parecchio tempo a questa parte. Tolte le gare in cui ci si gioca qualcosa o quelle in trasferta, dove più facilmente si riesce a trovare amalgama, non mi era mai capitato di vederli così belli compatti, senza mai sfilacciarsi visivamente nell’arco dei novanta minuti, continui, colorati, degnamente potenti e con una giusta dose di picchi verso l’alto. Il tamburo onestamente, per quanto sia un amante della categoria, ogni tanto risultava fuori sincrono e penalizzante.

Ho la vaga impressione che nella città romagnola, parlando di questioni squisitamente qualitative e fuori da vacue valutazioni numeriche, gli ultras siano riusciti a trovare la quadra del cerchio lungamente ricercata. Rimango comunque con la voglia e la curiosità di vederli nuovamente all’opera in questa stagione, per tentare di capire quanto questa impressione sia vicina alla realtà o se quella odierna sia solo una combinazione di fortunate circostanze.

A proposito di fattori che possono condizionare esternamente, per chiudere con le note di cronaca, come si è percepito, il campo ha ampiamente arriso ai padroni di casa che hanno regolato la Samb con il più classico dei risultati, grazie ad una doppietta dell’ottimo Nocciolini. Dopo la rete del primo tempo, poco dopo il ventesimo minuto, il Ravenna ha arretrato il proprio baricentro cercando di capitalizzare il vantaggio. Reazione della Sambenedettese nulla che ha finito per indispettire i suoi stessi tifosi, ne hanno approfittato i giallorossi che sempre più o meno al ventesimo, ma del secondo tempo, hanno realizzato un calcio di rigore e data anche la simultanea espulsione del marchigiano Zaffagnini, posto il definitivo sigillo sulla gara.

Matteo Falcone