Se è vero che questa stagione è nata sotto la speranzosa luce del Protocollo d’Intesa che in tre anni dovrebbe eliminare la Tessera del Tifoso, è altrettanto vero che in molteplici occasioni abbiamo avuto dimostrazione di quanto, tutta l’elefantiaca macchina organizzativa che ruota attorno all’organizzazione dell’ordine pubblico per le manifestazioni sportive, sia spesso incoerente e illogica.

In queste ore è stata clamorosamente vietata la trasferta di Foggia ai baresi, dopo che per diversi giorni le Questure avevano lavorato di concerto per iniziare la prevendita e perfezionare ogni dettagli. È solo l’ultimo episodio di una folle modalità di gestione (e considerazione) dei tifosi. Modus operandi che vive di ripicche, colpi di scena e scelte di convenienza. Ma quasi mai di razionalità e buon senso.

Roma-Genoa è solo uno dei tanti pezzetti di questo mosaico. Come anticipato dal comunicato dell’Osservatorio in data 4 aprile 2018, la trasferta ai supporter del Grifone è stata infatti inibita. Di motivazioni ufficiali non ce ne sono, oltre all’istituzionale comunicazione che elenca la sfida tra quelle “connotate da alti profili di rischi”. Che vuol dire tutto e niente.

Appare alquanto remota anche la spiegazione che vorrebbe causa di questo divieto alcune tensioni registrate tra le due tifoserie in autostrada qualche settimana fa. Fatti tutto sommato lievi che non hanno avuto neanche un grande risalto mediatico, e che tuttavia non giustificherebbero in nessun modo suddetta scelta. Il discorso è sempre quello che facciamo da anni: è giusto chiudere una trasferta in virtù di potenziali turbolenze o di tumulti  avvenuti nel passato? Sarebbe come serrare l’ingresso delle discoteche a causa delle frequenti risse o chiudere le autostrade per evitare incidenti. Un’idiozia senza fine evidentemente.

Peraltro da quando il Genoa è tornato in massima divisione, ai liguri è stato quasi sempre permesso di venire all’Olimpico, senza che ci siano mai stati problemi per l’ordine pubblico. Il problema è il gemellaggio tra rossoblu e napoletani? Possibile che gli anni precedenti invece questo non fosse motivo ostativo alla loro presenza?

Ciò che fa rabbia è la totale mancanza di spiegazioni. Come avviene da copione ormai da oltre due lustri. Si inibisce la libertà di circolazione e si penalizzano i cittadini sulla base della più becera discriminazione territoriale (la stessa che poi viene rimproverata ai tifosi, evviva l’ipocrisia!) e si fa passare tutto per normale o necessario al mantenimento dell’ordine pubblico. Quando è invece un fallimento proprio in tal senso. Se non si sanno controllare poche centinaia di tifosi genoani in uno stadio blindatissimo come l’Olimpico allora c’è da preoccuparsi seriamente se l’Italia venisse chiamata a tutelare la propria sicurezza in circostanze più serie e importanti.

Sempre sulla falsariga di questo modus operandi vanno sottolineate altre due cose in questa serata di metà aprile. A diversi tifosi giallorossi che contestualmente al biglietto presentano la patente, vengono fatte storie agli ingressi. Motivazione? Sulla stessa non è presente la residenza e questo potrebbe favorire l’accesso di eventuali genoani “in borghese”. Nel sottolineare come questo non sia stato assolutamente specificato nei giorni precedenti sui canali interattivi della società, ci si chiede cos’altro occorra fare per scoraggiare l’afflusso dei tifosi allo stadio? Obbligarli al prelievo di sangue e verificare, dal loro Dna, la vera discendenza da avi residenti nella città di vendita dei tagliandi?

In seconda battuta in tanti lamentano il ritorno dei controlli asfissianti una volta superati i filtraggi della Curva Sud. Scarpe fatte togliere e perquisizioni alquanto invasive. Probabilmente si tratta di uno strascico del derby, dove le due curve sono tornate a colorare i settori con diversa pirotecnica. Di sicuro ci si augura di non tornare a respirare quell’aria pesante e mortifera che per oltre un anno e mezzo ha caratterizzato i fine settimana calcistici dei curvaioli (e non solo) capitolini.

Il sottile equilibrio raggiunto attualmente viaggia anche per la maturità e l’intelligenza dei tifosi nel capire quanto e dove è il momento di dar vita a manifestazioni folkloristiche un tempo ritenute normali. Il che non vuol dire rinunciare alle proprie tradizioni, ma cercare quanto meno di non andare “oltre” mettendo a repentaglio il lavoro fatto per tornare a calcare quei gradoni.

D’altra parte però non può che esserci un costante monitoraggio del lavoro di chi dovrebbe limitarsi a far rispettare le regole e tutelare l’ordine pubblico. Senza dar luogo ed eventuali ripicche o inutili eccessi repressivi, che hanno come unico fine quello di aumentare la tensione tra tifosi e istituzioni anziché distendere i rapporti e favorire un sereno afflusso negli stadi da parte di tutti.

Entrando nel merito nella partita, quest’oggi si registra il record negativo di spettatori per questa stagione. Sono 30.059 i presenti. Un dato che è certamente figlio delle tante partite ravvicinate (nonché dei prezzi assurdi applicati nel derby e soprattutto contro Barcellona e Liverpool) ma anche dell’ormai endemico male dei tifosi italiani nel 2018: lo scemare della passione in luogo di una maggiore “occasionalità” nel frequentare gli stadi.

Sarebbe stato bello, ad esempio, se tutti quei tifosi che purtroppo non sono riusciti a prendere il biglietto per la partita interna con il Liverpool (anche grazie a dubbie modalità di vendita, che hanno favorito la dispersione di migliaia di tagliandi online) avessero “ripiegato” su questa partita. Certo, non siamo scemi, è ovvio che non sia la stessa cosa per chi una semifinale di Champions League la fa una volta ogni 35 anni. Ma è altrettanto vero che chi è nato e cresciuto con gli stadi sempre pieni e la voglia di frequentarli a prescindere dall’avversario e dalla competizione, riesce sempre difficile comprendere l’accurata selezione degli eventi da seguire. Sebbene, ripeto, il fattore economico sia fondamentale con i prezzi tutt’altro che popolari applicati dalla Roma nella fattispecie.

L’attesa della sfida con gli inglesi si percepisce chiaramente nell’aria. In tanti, infatti, hanno abbandonato momentaneamente la fila davanti al Roma Store di Via del Corso (dove i biglietti per Anfield erano in vendita all’indomani) per raggiungere l’Olimpico. Un allontanamento fisico ma non mentale. Ci sta ed è anche naturale per tutto quello che questa partita rappresenta per i tifosi della Roma.

In virtù di ciò mi sento di dire che la prestazione della Sud non è stata delle peggiori. Una prova di ordinaria amministrazione condita da buoni picchi di tifo. In campo i giallorossi vincono per 2-1 grazie a Under e a un’autorete di Zukanovic. Per i rossoblu in gol Lapadula.

Simone Meloni