Ci sono lacrime vere e lacrime da coccodrillo, parole generate dal cuore e messaggi che puzzano di retorica e di copia – incolla, persone che moralmente o fisicamente offrono il loro apporto ed altre che dispensano solamente consigli. Quando c’è da metterci la faccia, e non solo quella, c’è chi decide di fare il classico passo indietro. E qui si arriva alle problematiche di Genova, all’emergenza che almeno parte della città sta vivendo sulla propria pelle: cittadini, interi quartieri, posti di lavoro messi in perenne crisi a causa del nefasto crollo del ponte Morandi.

Ora è vero che il calcio è l’ultimo dei problemi, ci mancherebbe, ma proprio per questo un pizzico di buon senso andrebbe pur usato, magari in deroga a regole e carte bollate. Ed invece il discorso si snoda su altri binari, su una partita ovviamente rimandata ma che deve essere recuperata in un giorno di lavoro alle ore 17:00. Apriti cielo, se sul giorno si potrebbe pur discutere, l’orario fa drizzare i capelli anche ai meno intransigenti. Andando a scartabellare i regolamenti dell’Uefa, si viene a sapere che una partita del massimo campionato non può essere giocata in contemporanea con un match di Champions League.

Secondo round della vicenda: andando apertamente contro il regolamento, vista l’eccezionalità dell’evento, viene deciso di disputare la gara comunque di mercoledì ma alle 19:00. Non serve un genio per capire che lo spostamento di orario non genera di fatto un evidente beneficio: le attività lavorative, i lavoratori e l’intera città sono ancora immersi nel traffico cittadino perciò l’orario più consono resta quello delle 20:30, quando in genere vengono giocate proprio le partite delle coppe europee.

Malgrado le evidenti difficoltà logistiche, l’orario non muta e la scelta dei tifosi e degli ultras doriani è quella di disertare l’incontro. A questa decisione si accodano un po’ tutti, sia gli ultras della Gradinata Sud, sia i club della Federclubs con il risultato che la gradinata è praticamente deserta.

Viola che giungono invece in Liguria in poco meno di quattrocento unità, i gruppi della Fiesole ci sono un po’ tutti ed il tifo è comunque buono, sicuramente favorito dall’ambiente che non è la classica bolgia. Viola che sono molto attivi e sufficientemente colorati, il bandierone dedicato ad Astori resta alto per buoni tratti della partita ma bandiere e bandiere a due aste non mancano davvero. Ciò che manca è il buonsenso che non sempre va a braccetto con i regolamenti. Un aiuto a Genova va offerto anche con decisioni popolari.

Foto di Alberto Cornalba