La sveglia non suona. E questa già è la novità negativa che inficerà l’intera giornata.

Con la poca lucidità di chi si è appena alzato cerco di arrangiare un percorso alternativo al pullman perso e alla fine, tutto sommato, lo trovo abbastanza facilmente: pullman fino a Firenze, alta velocità per Bologna e Regionale per Ferrara. Arriverò a destinazione persino venti minuti prima rispetto all’itinerario precedente.

Torno a Ferrara un anno dopo la cavalcata vincente che ha riportato la Spal in A, facendo esplodere la festa di una città intera che mai avrebbe sognato – qualche anno prima, tra i campi brulli e spettinati della Serie D – di ritrovarsi all’Olimpico, a San Siro e al San Paolo. Ma questa è ormai storia vissuta e i ferraresi, da buoni emiliani, hanno sempre voglia di conservare il passato ma impegnarsi per scrivere il proprio futuro in maniera egregia.

Ho seguito con un certo interesse l’estate del popolo biancazzurro, come faccio di solito con le squadre novelle nella massima categoria. Gli ottimi nomi arrivati alla corte di semplici, i confronti con la società per l’aumento vertiginoso di biglietti e abbonamenti, il contestatissimo ritorno di Gianmario Specchia in Serie A e le prime dimostrazioni d’affetto nelle amichevoli estive. Sino ad arrivare all’esodo di Roma contro la Lazio, gara che ha segnato il debutto stagionale.

Ho pensato inoltre che agli ultras spallini è andata di lusso sotto il profilo del confronto. Il ritorno in A dopo tanti anni ha coinciso con la parziale riapertura dei settori ospiti anche ai non possessori di tessera del tifoso. Il che ha dato e darà l’opportunità alla Curva Ovest di trovarsi di fronte tifoserie che non viaggiavano da anni, oltre all’ovvio stuolo di curiosi che vede nel Paolo Mazza lo stadio “vergine” da battezzare dopo anni di trasferte sempre uguali.

Non a caso, malgrado i 35 Euro che hanno suscitato più di qualche polemica, a Firenze i tagliandi per il settore ospiti sono finiti in poco tempo. Complice anche la vicinanza tra le due città e un’atavica antipatia tra emiliani e toscani che, non nego la mia sorpresa, sfocerà in qualche scaramuccia un paio d’ore prima del fischio d’inizio.

La maggioranza del contingente viola ha deciso di raggiungere Ferrara con i propri mezzi, mentre qualcuno ha optato per il treno. Me ne rendo conto già da Bologna, dove diversi agenti sono appostati sulla banchina nell’intento di convogliare i supporter in un unico vagone.

Fortunatamente il sole splende prepotente, perforando un freddo che comincia a farsi sentire. Scongiurato il pericolo nebbia posso ritirare l’accredito e assaporare l’aria del Mazza molto prima del fischio d’inizio.

Fuori la Ovest sono stati affissi tre striscioni, che evidentemente il servizio d’ordine non ha lasciato passare. Se per quello di solidarietà ai rivali modenesi (orfani della propria squadra) e quello in ricordo di uno storico tifoso non si capisce molto il motivo, è sufficiente leggere il terzo per comprendere come qualcuno abbia preferito vietare tutto. Mi riferisco ovviamente al messaggio per Luca, il tifoso della Samb ricoverato in ospedale a Vicenza, dopo un presunto pestaggio subito ad opera della polizia a margine della sfida tra berici e marchigiani. Alcune volte le parole fanno male più di qualsiasi altra cosa. Soprattutto quando si ha la coda di paglia.

Appurato ciò e immortalati gli striscioni per lasciarne testimonianza ai posteri, mi concedo l’ultimo giretto immerso in un popolo spallino che sembra vivere questa Serie A con felicità ma con la compostezza che lo contraddistingue ed entro all’interno dello stadio.

In passato ho già descritto la mia passione per il genere di impianti come il Mazza. Un’aria retrò foraggiata da vecchie strutture e muri vetusti che neanche la più cervellotica circolare sull’agibilità degli stadi potrà distruggere. Certo, ovviamente con la Serie A sono stati apportati dei cambiamenti importanti: la vecchia Gradinata  non numerata è stata sostituita da moderni seggiolini (che almeno riportano fedeli i colori sociali anziché quell’odioso camouflage che si vede un po’ ovunque) e il settore ospiti è tornato laddove era qualche decennio fa, vale a dire nella Curva Est. Ricostruita per l’occasione.

Tutto sommato un lavoro ben fatto, con la certezza che questo monumento del calcio italiano sta vivendo una seconda gioventù.

Non ci sarà il tutto esaurito. Come accennato i prezzi sono l’unico vero tallone d’Achille di questa annata per il club ferrarese. 50 Euro per una Gradinata Laterale (ma anche 70 per una centrale) non sono cifre accessibili a una famiglia, ma spesso neanche a un singolo. Un peccato non vedere il sold out, ma tutto sommato abbastanza comprensibile. Peraltro, come detto in altre occasioni, questo modus operandi rischia di essere un vero e propri boomerang per i club. Probabilmente abbassare i biglietti di 10/15 Euro porterebbe il tutto esaurito allo stadio, l’incasso sarebbe lo stesso e il clima ne risentirebbe in meglio.

I settori si vanno man mano riempiendo e quando le squadre finiscono il riscaldamento, rientrando negli spogliatoi, le tifoserie riscaldano i motori lanciandosi i primi “attestati di stima”.

Quando viola e biancazzurri fanno capolino dal tunnel inizia ufficialmente la sfida del tifo. Alla mia sinistra la Ovest si colora con la classica sciarpata. Fitta e ben fatta, completata anche dallo sventolio dei tantissimi bandieroni. Scenario simile nel settore ospiti, dove i supporter gigliati fanno sfoggio di bandiere, sciarpe e qualche fumogeno acceso qua e là. Non è di certo la migliore stagione per la Fiorentina, eppure il suo popolo sta dimostrando con i fatti di mettere l’amore per la maglia e l’attaccamento alla città davanti ai noti screzi con la proprietà.

I tifosi spallini mettono in vetrina il classico repertorio, fatto di tanta voce, colore e battimani. Considerando che mi trovavo più vicino al settore dei viola devo dire che ho sentito cantare senza sosta i padroni di casa con ottimi picchi, soprattutto nel secondo tempo. Rispetto allo scorso anno la Gradinata partecipa un po’ meno (a causa dei posti numeri e non più liberi si fa ovviamente meno “gruppo”) ma complessivamente Ferrara conferma di sentire indistintamente l’attaccamento alla propria squadra e laddove non arriva l’undici di Semplici sovente cerca di arrivare il pubblico.

Una rarità per una Serie A ormai incartapecorita con i suoi modelli di plastica.

Succede così che nel finale di primo tempo, dopo una gara guardinga e un gol annullato ai toscani, siano proprio i biancazzurri a trovare il vantaggio con Paloschi, per la gioia della Ovest che si produce in una bella esultanza. Il risultato verrà riequilibrato nella ripresa da un gol di Chiesa.

E i fiorentini? Sicuramente la loro prestazione va oltre la sufficienza. Tanti battimani, ottimo il colore messo in mostra e zoccolo duro sempre in movimento. Il vero punto debole mi sembra esser rappresentato dall’unione con i tifosi non di curva. A occhio troppo spesso si nota una frazione, con gente che non segue completamente la balaustra. Sicuramente il particolare momento del club e le differenti vedute sui Della Valle non contribuisce a creare un collante tra tutte le componenti della tifoseria.

Molto bello il loro ricordo di Federico Aldrovandi – applaudito da tutto lo stadio – e l’applauso finale alla squadra, malgrado il pareggio non sia di certo un risultato positivo. Firenze si è stretta attorno alla propria squadra e questo è sempre bello in uno sport come il calcio.

Prima di uscire odo gli ultimi insulti scambiati tra le tifoserie. Mi incammino verso la stazione che il tamburo degli spallini sta ancora battendo. Ed è un piacere carpirne il ritmo metro dopo metro.

Simone Meloni