È proprio il caso di dirlo: la passione, o quantomeno la curiosità di perscrutare realtà europee (anche abbastanza atipiche e poco inflazionate, come il caso di specie), non vanno in vacanza. Per tali ragioni, sebbene mi trovi in Portogallo per motivi assolutamente extracalcistici, decido di seguire Sporting – Vitoria Setubal, seconda giornata di campionato, per vedere all’opera i locali, ovvero una delle poche realtà ultras del “Pertual” (come dicono i mirandesi).

Munisco il mio zaino di macchina fotografica e birre (una soffiata di un amico del posto mi aveva suggerito di farlo, posto che all’ interno dell’impianto non se ne vende) e raggiungo lo stadio con abbondante anticipo rispetto all’inizio gara, previsto per le 20.30. Già muovendo i primi passi in Metro, mi rendo conto della fibrillazione sociale, per quella che è la prima gara casalinga dello Sporting, in stagione: gruppi di ragazzi e ragazze rigorosamente in maglia biancoverde gremiscono la linea “Azul”, che porta dritta all’Estadio “Jose Alvalade”, denominazione data proprio in onore di uno dei fondatori del club, nei primi anni del Novecento.

Dalle prime battute, mi rendo conto di alcune “anomalie”, rispetto ai nostri impianti: struttura in condizioni perfette, riammodernata da pochi lustri, causa Europeo del 2004, botteghini aperti, forze dell’ordine presenti in moderatissime unità, e nessun prefiltraggio o controllo. Dopo aver acquistato il mio biglietto (rigorosamente non nominale), sono subito attirato dai numerosi murales, di ottima fattura, che si trovano all’ esterno della Curva Sud, che ospita i 4 gruppi organizzati che sostengono i “Leoni Rampanti”: Directivo Ultras, Juventude Leonina, Torcida Verde e Brigada.

È evidente il “formalismo” che contraddistingue i gruppi, ognuno dotato di club con annessa “segreteria”, a ridosso del settore, spazio per la vendita del materiale e, in taluni casi, biglietteria stadio. Più che movimento Ultras, parlerei di gruppi organizzati di tifosi, riconosciuti dal club stesso, tanto che, all’interno dell’“Alvalade”, è indicata, a mezzo di un grande telo societario posizionato nella gradinata superiore, la postazione che gli stessi occupano.

La gara inizia con una bella sciarpata che coinvolge tutto lo stadio, e con alcuni possenti cori che partono dalla balaustra occupata dal Directivo. È intrinseco un certo stampo italiano nel modo di tifare, e lo sguardo al nostro Paese è ancora più tangibile in considerazione del fatto che, al centro della curva, fa capolino un bandierone che ritrae i loghi di Sporting e Fiorentina, con la dicitura “Amici Veri”, in ricordo del gemellaggio pluriennale che lega le due tifoserie.

La gara scorre via abbastanza noiosamente, gli ospiti si difendono in maniera onesta e i padroni di casa non riescono a pungere: ciò nonostante, il tifo è abbastanza rumoroso e costante per tutto l’arco della gara, raggiungendo picchi altissimi quando, a pochi giri di lancetta dalla conclusione della contesa, i biancoverdi trovano il vantaggio su rigore. Da segnalare, in zona Torcida, l’esposizione di uno striscione ironico sul trasferimento, ritenuto decisamente “poco sostenibile”, di Neymar al PSG.

A fine partita noto, quasi con stucchevole sbalordimento, che il deflusso avviene con il massimo silenzio, ordine e, soprattutto igiene: dei WC così puliti, in uno stadio italiano, credo che non si vedano dall’inaugurazione del “Ferraris” a Genova…

Un ultimo aspetto che mi colpisce positivamente è il clima da “terzo tempo” che si respira nel post gara, sposando appieno lo stile della giornata, fatto di quantitativi industriali di luppolo consumati nelle paninoteche limitrofe.

Da un punto di vista Ultras, con estrema obiettività, devo riconoscere che il movimento ultras portoghese, quantomeno sponda Sporting, è di modesta entità, ma devo altresì evidenziare che, da un punto di vista di tifo, folklore, passione, ed aggregazione, sono rimasto piacevolmente attirato dallo spirito collettivo di partecipazione all’evento. L’unica grande pecca, il costo del biglietto: 30 Euro per il settore più economico mi sembra troppo, un autentico controsenso rispetto all’ aria di calcio “popolare” che ho respirato, in questa piacevole serata lusitana.

Gianluca De Cesare.