Salernitana-Savoia: un flashback catapulta a quasi 15 anni fa, quando i biancoscudati sbancarono l’Arechi, uno scoppiettante Savoia contro quella che fu una Salernitana ambiziosa e appena retrocessa dalla massima serie. Altri tempi. Questo sabato, invece, racconta di 8.000 e passa spettatori presenti, tra cui quasi 300 oplontini pronti ad occupare il settore inferiore della Curva Nord, riservato agli ospiti. Alle 16:00 ha inizio l’ottava giornata di campionato.

La Sud di Salerno espone due striscioni nei primi minuti della partita: “È sempre un’emozione vederti in campo…di te mai sarò stanco…resterò sempre al tuo fianco”, firmato “Ultras Nuova Guardia”, per celebrare i 24 anni del gruppo, di quella Tigre che dal 1990 segue i colori granata in giro per lo Stivale; il secondo a sostegno del capoluogo ligure vittima dell’alluvione e dell’incuria delle varie amministrazioni comunali susseguitesi, “Genova non mollare”.

I tifosi provenienti da Torre Annunziata sono in buon numero, quasi 100 unità si compattano dietro le due pezze, “Ultras Cani Sciolti” e “Savoia Supporters”, con il simbolo di questa squadra ultra-centenaria. Battimani e cori secchi tendono ad accompagnare lo sventolio di bandiere, mentre il resto del settore sembra più interessato a vedersi la partita più che partecipare al sostegno dello zoccolo centrale del settore.

La Curva Sud invece alterna cori prolungati in stile sudamericano, aiutati dal rullo di tamburi e dagli innumerevoli bandieroni e i due aste. Il vantaggio e il conseguente raddoppio portano a concludere la prima frazione di gioco, tra le più ovvie reazioni: dall’euforia granata all’estemporaneo gelo ospite. Pausa, o meglio la parte più interessante: sembrerà strano ma i 15 minuti di stacco tra le due frazioni di gioco regalano momenti di interesse, tra gesti d’amore, un’altra celebrazione ultras ed infine un coinvolgente momento di sostegno ad una causa che commuove lo stadio intero.

Andiamo per ordine: nella Sud c’è una dichiarazione d’amore di una brasiliana naturalizzata granata con conseguente “sì”, con tanto di due aste, dalla parte superiore (casca a fagiolo un celeberrimo aforisma di Faberiana memoria, ”E ad un tratto l’amore scoppiò dappertutto”, anche sugli spalti); in seguito uno striscione ricorda un altro anniversario di gruppo, di militanza “2011-2014…amore incondizionato alla maglia granata…da 3 anni al fianco della nostra amata”: a festeggiare i 3 anni dalla loro nascita sono i “Cilento Ultras”, una testimonianza di fede della provincia salernitana; infine, ma di certo non ultimo per importanza, un applauso che in crescendo parte dalla Sud per estendersi a tutto lo stadio. Motivo? Lo striscione degli oplontini in bella mostra, “Armandino non mollare”. Commozione palpabile.

Al ritorno delle squadre in campo, dalla Sud c’è la più giusta continuazione: “nemmeno tutto ciò ti ha messo giù di morale… oggi più di ieri Armandino non mollare”. La riprova di quanto un piccolo guerriero, nella sua battaglia per la vita, riesca ad unire.

Il secondo tempo segue il copione del primo. Sul campo verrà sancita la vittoria granata. Dagli spalti citiamo gli episodi salienti: il tambureggiante “Jamm a Verè” eseguito dando le spalle al campo; uno striscione contro la tessera, idea oplontina; l’ola salernitana nella parte inferiore della Curva sulle note di “Jingle Bells”; il coro, oltre la scaramanzia, “ la capolista se ne va”; i cori a partita conclusa, della durata di 5 o 6 minuti, da parte del settore ospiti.

Bel derby. In attesa dei big match, una bella prova sulle gradinate quest’oggi.

Note a margine: ci vediamo l’ennesimo accredito respinto, accadimento già vissuto in altri stadi d’Italia. Strano però che appena si metta il naso fuori dal Bel Paese, Manchester Docet, gli scenari sono diversi, l’accoglienza è certamente più rispettosa. Peccato, peccato vedere come un diritto, quello di cronaca, debba essere vissuto come un privilegio e non come la normalità. Tuttavia, pur da “spettatore”, non vi è stato fatto mancare il racconto consueto.

Alla prossima, sperando di adempiere ai doveri e poter vedere rispettati i più basilari diritti.

Gian Luca Sapere.