In visita al Museo del Calcio a Roma: un viaggio nel tempo, nel cuore della Capitale, per conoscere la storia e l’evoluzione del football.

Un vero e proprio tuffo nel passato, un viaggio nel pianeta calcio dagli albori fino ai giorni nostri, con l’esposizione di cimeli, maglie, scarpini, oggettistica e fotografie varie, e allestito nel cuore della capitale. Infatti, a pochi metri dalla Stazione Termini, vicino alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, e precisamente in Via Merulana, al numero 10, nel pomeriggio di lunedì 1 ottobre, ha ufficialmente aperto le porte il Museo del Calcio “The Fans”.

Si tratta – spiegano gli organizzatori – di una grande novità, che ci auguriamo trasmetta tutta la passione che ci ha animato nell’allestimento di questo vero e proprio museo del calcio: qui sono esposti 200 cimeli che partono dal pallone con il quale, nel 1872, si giocò la prima partita internazionale della storia del calcio, fino alla ‘sfera’ protagonista della finale degli ultimi Mondiali di calcio. Ci sono scarpini del 1900, quelli che usavano i pionieri di questo sport, e scarpini realizzati con le avanzatissime tecnologie attuali. E anche documenti rari, oltre a vecchie pagine di giornale, che fanno rivivere momenti epici. Insomma, quello che abbiamo messo in piedi è un percorso storico che ha come protagonista assoluto il calcio nel corso del tempo.”

All’ingresso di questo bellissimo spazio espositivo mi accoglie Roberto, che mi accompagna personalmente in questo tour, rigorosamente “in senso antiorario, perché è un viaggio indietro nel tempo”, così come evidenziato da alcune insegne affisse sulle scale che ci portano all’interno del museo vero e proprio.

Roberto mi racconta gli sforzi fatti per portare a termine un’iniziativa del genere, per poi iniziare ad illustrarmi la storia di tutti gli oggetti esposti nel museo. Fanzine, foto storiche, manifesti, maglie, scarpini: questo luogo trasuda storia, passione e amore nei confronti dello sport più bello del mondo. Il mio accompagnatore risponde con dovizia di particolari anche alle mie numerose domande, snocciolando diverse curiosità e aneddoti davvero molto interessanti.

Il nostro viaggio inizia dal cosiddetto “Tsu-chu”, antichissimo “gioco con la palla” molto diffuso in Cina nel secondo millennio a.C., a ragion veduta considerato l’antesignano del calcio moderno. Si giunge poi in Inghilterra, la patria del “football”, dove mi viene raccontato di come il calcio inizia la sua naturale evoluzione fino a diventare lo sport che noi tutti conosciamo. C’è poi uno spazio dedicato ai pionieri del calcio nel nostro paese, in Italia. Ogni oggetto esposto ti rapisce con la sua storia e la sua particolarità. Il visitatore riesce a comprendere perfettamente, durante questo bellissimo tour, come i materiali, gli accessori, il modo di giocare, si siano trasformati nel corso degli anni per arrivare fino ai giorni nostri.

Uno degli spazi più affascinanti, poi, è sicuramente quello dove vengono esposte diverse maglie storiche, dove si può notare, anche in questo caso, come la casacca indossata dai calciatori sia cambiata nel tempo: dal materiale utilizzato per la realizzazione ai colori, dagli stemmi al numero sulle spalle. Roberto mi spiega che gran parte degli oggetti esposti sono stati gentilmente concessi da diversi collezionisti, e alcuni di essi hanno un valore sostanzialmente inestimabile.

Non mancano ovviamente le curiosità, come ad esempio la maglia realizzata recentemente dal Torino in onore della Chapecoense, la squadra brasiliana tragicamente scomparsa nel disastro aereo del 2016, mentre si apprestava a raggiungere la città colombiana di Medellin per giocare la finale di Coppa Sudamericana.

Oppure lo spazio dedicato ai derby più caldi del panorama calcistico internazionale, con tutto il particolare carico di fattori sociali, politici e culturali che queste sfide portano da sempre con loro.

Il viaggio termina ovviamente con il cosiddetto “Calcio 2.0”, quello che viviamo e seguiamo tutt’ora e, arrivati qui, se si volge lo sguardo indietro, il percorso che è stato compiuto, in più di un secolo di storia, per giungere a questo punto, risulta ancora più incredibile e affascinante.

Gli stessi organizzatori del Football Museum sperano che questo possa diventare “un punto di riferimento non solo per i calciofili, ma per tutti gli sportivi, perché il suo spazio si presta ad eventi culturali e meeting e l’obiettivo è proprio quello di accogliere dibattiti e iniziative che tocchino fino al sociale, per contribuire alla rinascita della Capitale, anche attraverso la diffusione della cultura dello sport”.

Al termine del mio giro, mentre all’interno del museo cominciano anche ad affacciarsi diversi personaggi noti del mondo del calcio, passato e presente, non posso fare a meno di pensare che sono pienamente d’accordo con quanto auspicato dai ragazzi che hanno lavorato alacremente per realizzare questo luogo espositivo, in quanto, a mio modesto parere, questo museo dovrebbe essere una sorta di tappa obbligata, per tutti gli amanti del calcio, quello vero, legato alla cultura popolare dello sport e non agli interessi economici che imperversano nell’era moderna.

E, personalmente, sono convinto che lo diventerà.

Daniele Caroleo